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Interviste

MATTEO BRANDI presenta PRO ITALIA: “lavoro e sovranità al primo posto”

In un momento in cui in Italia vige un forte astensionismo e la quasi totalità delle forze politiche si è uniformata sotto il nome di Mario Draghi, nasce un nuovo movimento: “PRO ITALIA”. Cos’è questo simbolo che si è instaurato sulla scena politica sovranista? Per avere maggiori informazioni, noi di MePiù abbiamo intervistato uno dei fondatori, Matteo Brandi.

In un momento in cui in Italia vige un forte astensionismo e la quasi totalità delle forze politiche si è uniformata sotto il nome di Mario Draghi, nasce un nuovo movimento: “PRO ITALIA“. Cos’è questo simbolo che si è instaurato sulla scena politica sovranista? 

Il 1 novembre, dai profili social dell’influencer e fondatore del movimento Matteo Brandi, appare un post dove viene illustrata la natura del progetto. Da quanto scritto si evince che il punto cardine del programma sia l’uscita dalla gabbia europea e della moneta unica, poiché, come riportato: solo nel momento in cui lo Stato italiano ritornerà in possesso di tutte le leve economiche, a partire dalla moneta, la nazione potrà ricominciare a rialzare la testa. Ma non è tutto, poiché la battaglia per l’ ”Italexit” sembra essere solo l’inizio di un percorso per un piano di ricostruzione nazionale che vada dalle infrastrutture agli investimenti, dalle nazionalizzazioni degli asset strategici al connubio tra pubblico e privato, dal Sistema Sanitario Nazionale fino alla scuola e a tutto lo stato sociale.

Insomma, una vera e propria lotta al pensiero unico che vedrebbe  una vasta partecipazione di attivisti di giovane età, attualmente impegnati anche nella battaglia contro il Green Pass

Noi di MePiù abbiamo intervistato Matteo Brandi per conoscere meglio questa nuova realtà.

F: Nasce ‘Pro Italia’, un partito che avrà il suo congresso, il suo organigramma le sue sedi, il suo tesseramento. Insomma, una realtà politica a 360 gradi, sembrerebbe. Innanzitutto bisogna fare un passo indietro: perché la scelta di uscire da ‘Italexit con Paragone’ e lanciarsi in questa nuova avventura?

M.B: Io avevo optato per ‘Italexit con Paragone’ andandoci con i piedi di piombo, perché c’erano effettivamente moltissime potenzialità. La potenzialità principale era ovviamente legata alla forza mediatica del singolo personaggio, Gianluigi Paragone. Ovviamente bisognava costruire tutto il partito attorno a questo megafono. Un megafono, finalmente, in modo tale da raggiungere più persone possibili, perché il nostro mondo tra le sue tante pecche, tra cui quella mediatica, non riesce a raggiungere un pubblico che invece gli altri partiti pro sistema riescono a fare 24 ore su 24. Quindi l’idea era quella, appunto, di sfruttare il megafono-Paragone e costruire un vero partito antieuropeista, un partito per la sovranità e la libertà dello stato della nazione italiana. Purtroppo questo non è avvenuto non per colpa della base, formata da persone di altissimo livello, compresi gli attivisti che ci stanno ancora adesso mettendoci veramente cuore ed anima, ma perché non abbiamo riscontrato una reale intenzione da parte dei vertici del partito. Tutto è rimasto a livello un po’ magmatico, tutto ha girato attorno alla singola personalità di Gianluigi Paragone che, per carità, fa un lavoro di controinformazione che può essere sicuramente molto utile, ma quando si tratta di dar vita ad un partito, bisogna essere molto più presenti e soprattutto bisogna fare le cose con una progettualità molto più profonda. Il partito è un microcosmo molto complesso, tenerlo in piedi non è facile. Certo, è facile andare in televisione e mostrare al volo il simbolo e far finta che tutto vada bene, ma alle sezioni sul territorio bisogna starci dietro, allo statuto prima o poi bisogna dar vita, non bisogna aspettare mesi su mesi, bisogna dar vita ai tavoli di lavoro. Tutta una realtà che necessita di un impegno costante, che noi non l’abbiamo riscontrato e quindi abbiamo preso coscienza del fatto che non ci fosse la volontà di creare un progetto serio e veramente deciso a portare avanti la battaglia delle battaglie, cioè quella per l’Italia prima ancora che per l’italexit.

F: Perché la scelta di questo simbolo? C’è un significato particolare

M.B: Ha un significato storico molto profondo perché il corbezzolo è il frutto d’Italia. Tutte le nazioni hanno un fiore che le rappresenta, pensiamo ad esempio alla stella alpina per l’Austria. l’Italia, non molti lo sanno, ha come simbolo il corbezzolo perché ha le foglie verdi i fiori bianchi e i frutti rossi. Pallante, che era un eroe che combatteva a fianco di Enea, fu ucciso in combattimento, mentre Enea si batteva contro Turno, e morì cadendo sulla pianta di corbezzolo. A distanza di secoli dall’Eneide di Virgilio, Pascoli che era un romantico patriota, scrisse un’ode al corbezzolo, sostenendo che è il simbolo dell’Italia per i suoi colori e Pallante è il primo martire dell’unità d’Italia, perché poi da Enea verrà fuori quella stirpe che poi genererà Romolo e Remo. Romolo fonderà Roma e Roma sarà quella che unirà per la prima volta la penisola nella sua storia. Quindi è un discorso che parte dall’epica e arriva fino al risorgimento, fino al romanticismo e al patriottismo. Abbiamo voluto usare questo simbolo per rimarcare il fatto che l’Italia ha una storia molto più antica di quella che si pensa e soprattutto è un paese che deve riscoprire se stesso prima ancora di chiedersi cosa fare nel futuro. Una volta scoperta la sua vera natura, a quel punto, dovrà stilare programma per ritornare grande e per ritornare quella potenza che può e deve essere.

F: Nella presentazione di ‘Pro Italia’, dal tuo profilo facebook hai precisato di non voler dar vita al medesimo progetto sovranista come molti altri. Cosa ha di più questo rispetto ad altri percorsi apparentemente simili?

M.B: Per fare qualcosa di diverso bisognava partire dall’analisi della situazione. Quella che noi abbiamo fatto ha preso in considerazione due cose fondamentalmente. La prima è la domanda sul perché il nostro universo a così tanta difficoltà a risultare pericoloso per il sistema stesso. La risposta a questa domanda è: la mancanza di progettualità cioè, la mancanza di un orizzonte più ampio che non fosse solamente quello della battaglia contingente, cioè della battaglia dei giorni nostri adesso. Ovviamente siamo tutti giustamente contro il green pass. Noi ogni volta ci raduniamo attorno ad una battaglia che riguarda il presente mentre i nostri nemici sono proiettati in avanti di dieci, quindici o vent’anni. Già parlano del 2030 già parlano del 2050. Quindi noi siamo sempre per forza di cose un passo indietro, magari riusciamo anche a strappare qualche piccola vittoria ma alla fine la guerra rischiamo di perderla. In questo momento purtroppo la stiamo perdendo nonostante tutta la volontà e tutto il coraggio che stiamo mettendo, soprattutto scendendo in piazza. L’altra analisi che abbiamo fatto è quella proprio sulle piazze. In questo momento centinaia di migliaia di italiani stanno scendendo in piazza. Anch’io li ho spesso raggiunti ed è meraviglioso, ma la maggior parte di queste persone purtroppo è focalizzata sul problema ‘green pass’. Il green pass è un proiettile tra i tanti proiettili della pistola che abbiamo puntata alla testa. Possiamo anche provare a schivarne uno, ma arriverà subito l’altro. Dobbiamo quindi metterci in testa di fermare la pistola, cioè quella visione di mondo orribile che ritroviamo ad esempio nel programma che viene stilato al World Economic Forum di Davos, che prevede l’abolizione del contante, l’identità digitale, la distruzione di qualsiasi concetto di identità, la dissoluzione degli stati nazionali, il controllo 24 ore su 24 della singola persona. Dobbiamo pensare un po’ in termini di strategia militare, cioè marciare divisi per combattere uniti. Marciamo divisi per impedire che si offra un unico obiettivo, per coprire più territori. Bisogna provare a fare un passo in avanti, ovvero le diverse sigle invece di provare a fare delle unioni coatte magari su delle fondamenta abbastanza fragili e legate appunto a battaglie del presente, dobbiamo provare ognuno a raggiungere il proprio obiettivo e poi successivamente nel momento dell’azione colpire tutti insieme. Quello che hanno fatto i nostri nemici.

F: Secondo molti non ha senso dar vita al medesimo contenitore politico in un periodo storico in cui gradualmente si va verso un bipartitismo stile americano con soli due grandi blocchi. Tu come rispondi a queste osservazioni?

M.B: È vero che in Italia sta stanno imponendo da tempo uno scimmiottamento bipartitismo americano, cioè l’asse democratici e repubblicani, che poi noi sappiamo bene alla fine fanno un po’ tutte e due la stessa cosa. Trump è stato un po’, da questo punto di vista, una persona che ha sparigliato le carte. Ma i neocon americani stanno sia a sinistra che a destra, utilizzando questi due termini ormai totalmente andati, un po’ come se si parlasse ancora di guelfi e ghibellini. Ecco, proprio per diventare il terzo polo, proprio per diventare la terza via dal punto di vista politico, culturale, sociale, di pensiero, di linguaggio e da tutti i punti di vista, dobbiamo dar vita ad una scuola di pensiero ed anche ad una scuola politica. Cosa che ‘Pro Italia’ farà. Noi avremo una scuola politica, le persone che si avvicineranno al nostro progetto troveranno un modo per migliorare le proprie competenze, soprattutto i giovani perché sarà un partito molto. Già dal nostro evento di lancio, sul palco saliranno tantissimi giovani. Dobbiamo dar vita, ripeto, ad un filone di pensiero nuovo perché altrimenti se ci andiamo ad incasellare ancora nella destra e nella sinistra diventeremo solamente delle sfaccettature dello stesso sistema. Stessa cosa se proviamo a fare un’unione coatta. Io credo che ognuno di noi debba cercare in questo momento di allargare i propri orizzonti. Noi sin da subito abbiamo parlato con mondi che, anche se realmente sembrerebbero persino ostili rispetto al nostro, abbiamo trovato degli interlocutori molto interessati, che non aspettavano altro che qualcuno che gli rivolgesse la parola a partire proprio dai giovani. All’evento di lancio, tanto per dire, salirà sul palco un architetto, salirà un panafricanista, salirà un esperto di geopolitica, salirà un esperto di economia, salirà un attore e regista, perché bisogna fare le cose a 360 gradi.

F: Quali sono i punti salienti del vostro programma?

M.B: La prima, che è ovviamente la ‘conditio sine’ per rialzare questo paese è l’uscita dell’Italia dall’unione europea e dalla moneta unica. L’Italia deve essere libera e sovrana al cento per cento, quindi quei partiti di pseudo sovranisti che ti dicono che vogliono l’Italia grande e sono i partiti del patriottismo ma poi non vogliono uscire dai trattati europei che invece strangolano questo paese ovviamente stanno mentendo alle persone. Quindi la prima cosa è l’uscita dall’unione europea e dall’euro perché dobbiamo ritornare avere quelle leve economiche e finanziarie per aiutare l’economia reale, per aiutare le piccole e medie imprese, per aiutare le famiglie, per risollevare questo paese. Un altro punto essenziale sarà avere una vera strategiA industriale, non si può semplicemente dire “diamo una mano a chi ne ha bisogno”. In che modo lo stato deve investire E investirà la sua nuova moneta sovrana e in quali settori lo stato potrà investire in aziende statali o aiutando laddove sarà possibile magari anche le realtà private, cioè ci dovrà essere un connubio di forze in modo tale che l’Italia futura saprà dove andare a puntare. Noi ad esempio una cosa che abbiamo detto sin da subito e che il futuro dell’Italia geo politicamente parlando non è l’Europa, ma il mediterraneo, e questo risponde anche tanti dea tante domande che ci sono state fatte ad esempio sul rapporto con l’alleanza atlantica. Noi diciamo che l’Italia deve stare al centro del mediterraneo, e in questo momento il mediterraneo è tornato al centro del mondo, ci sono tutti: francesi, tedeschi, americani, cinesi, arabi, russi…tutti tranne quelli che ci stanno al centro, in quanto noi siamo al centro del mondo, non dobbiamo mai dimenticarlo. Altri punti essenziali sono ad esempio quelli del dl risollevamento del sistema sanitario nazionale che è stato massacrato negli ultimi decenni con dei tagli vergognosi. Stiamo parlando comunque di una serie di politiche nemiche del pubblico e nemiche dell’interesse pubblico che vanno avanti purtroppo almeno dagli anni 80’, basti vedere i numeri dei posti letto, i numeri delle terapie intensive, i numeri degli ospedali stessi pubblici che prima erano di gran lunga superiori a quelli privati e adesso sono quasi la metà. Ecco, questa idea per cui la sanità deve essere aziendalizzata noi dobbiamo totalmente distruggerla. La stessa cosa al riguardo alla scuola. Lo abbiamo detto, la scuola deve essere veramente risollevata, deve tornare a dar vita davvero ai cittadini del domani mentre. Invece anche qui abbiamo questa tendenza a trasformare la scuola in un’azienda che sforna delle rotelline da sistema che ruotano su se stesse non si pongono domande. Veramente oggi agli studenti vengono messi in testa dei dogmi religiosi e questa cosa non deve esistere. La scuola deve permettere di dar vita a persone con la voglia di scoprire il mondo e soprattutto a cittadini che prima di tutto sono innamorati della propria terra, non che diventano cittadini del mondo pronti a fare gli schiavi in giro per il globo. Cittadini consapevoli della bellezza e del valore della propria terra che sono pronti poi a dialogare con il resto del mondo perché il dialogo parte sempre prima di tutto dalla consapevolezza di sé abbiamo. Anche l’aspetto che riguarda la difesa dei confini per l’autodeterminazione dei popoli anche per la difesa della stessa Africa da parte di questa immigrazione selvaggia. Al nostro evento di partenza avremo anche un panafricanista che spiegherà come effettivamente l’immigrazione di massa uccide non solo i paesi in cui finiscono questi ‘poveracci’, ma anche i paesi di provenienza. Quindi è una vergogna al punto di vista economico, politico, sociale e umano. Metteremo anche nel programma un punto preciso: di una reale riforma della giustizia. La giustizia andrà profondamente riformata perché dovrà essere riportata nelle mani del popolo e tolta a quei gruppi di potere. Pensiamo ad esempio alla magistratura democratica usata solo per scopi politici. Ci sono vari punti ancora nel manifesto che vi invito a leggere sul nostro sito. Ce ne sono ancora molti, noi vogliamo una reale rigenerazione urbana che cancelli le brutture costruite in Italia nel dopoguerra ad esempio. Ebbene, da questi punti noi partiremo per la costruzione di un programma veramente approfondito su ogni sezione, un programma a 360 gradi.

F: Un partito ha bisogno di una base attivista e militante sul territorio. State raccogliendo adesioni nei piccoli e grandi centri?

M.B: Assolutamente sì, siamo partiti da pochissimo dal punto di vista ufficiale e già ci stanno arrivando tantissime adesioni da ogni parte d’Italia. Quello che noi faremo, e la tua domanda da questo punto di vista ha veramente centrato il punto, è quello di partire dai territori, partire dalla gente reale non solo dall’economia reale. Proprio dalle persone che si alzano tutti i giorni 24 ore su 24 e si fanno in quattro per il benessere della nazione. Stiamo parlando quindi delle piccole e medie imprese, dei lavoratori dipendenti, di coloro che sono hanno un lavoro precario, insomma delle persone che lavorano per il benessere dell’Italia ce ne sono, spesso pugnalate alle spalle da una politica che lavora contro di loro perché noi siamo in mano , possiamo dire, ad anti italiani, ad una classe politica globalista che odia il proprio paese ed è pronta a svenderlo e a dargli fuoco se anche solo arrivasse questa indicazione da gruppi di interesse sovranazionali o comunque esteri. Noi dobbiamo ribaltare questa situazione e per fare questo dobbiamo partire dal territorio. Noi vogliamo fare in modo tale che le varie sezioni sui singoli territori da nord a sud in Italia, sappiano come agire e come avvicinarsi alle imprese sul territorio, per avvicinarsi a chi produce cultura sul territorio. Dobbiamo avere una ramificazione. C’è tanta gente milioni di persone che non aspettano altro che un progetto serio e strutturato che abbia degli obiettivi. Dall’inizio il segreto sarà far conoscere far capire a queste persone che la battaglia contro di green pass e la battaglia contro questa vergogna dell’emergenza sanitaria infinita, che sappiamo che un mezzo di governo, è solo una parte di una battaglia che riguarda la moneta sovrana, che riguarda la distruzione dei trattati europei, nemici dell’interesse nazionale e riguarda la guerra a quell’orribile ideologia quell’orribile vi suoi di mondo che chiamata globalismo.

F: Che invito faresti alle numerose persone che stanno scendendo continuamente in piazza di questi tempi?

M.B: L’invito che faccio a queste persone è di non mollare, di non mollare perché in questo momento sono la parte più bella d’Italia. Quello che stanno facendo secondo me rimarrà nella storia, quello che stiamo facendo, perché il sottoscritto anche scende in piazza. Non è vero che questo è un paese finito, attenzione, siamo diventati l’avanguardia della resistenza a questa vergogna. Quindi dobbiamo essere, da questo punto di vista, fieri di noi stessi. Per concludere, se vorranno conoscerci faremo a Roma, il 28 novembre, alle ore 15:00, l’evento di apertura al teatro Corviale. Saranno più che benvenuti, ci conosceremo mano a mano perché già ci conosciamo, perché siamo già amici, perché siamo già alleati, siamo già commilitoni nella stessa battaglia.

F: Matteo Brandi, grazie della disponibilità.

M.B: Grazie a voi e continuate così, perchè siete davvero forti!

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