Il colosso immobiliare cinese, indebitato di 300 miliardi di dollari, non ce l’ha fatta. L’agenzia di rating Fitch ha ufficializzato Evergrande a “restricted default” per il mancato pagamento di 82,5 milioni di dollari di interessi su due obbligazioni. Oltre il danno anche la beffa, poichè a fallire non è stato soltanto il gigante Evergrande, ma anche la società immobiliare Kasia. Il governo centrale si sta muovendo per scongiurare il temuto effetto domino con una serie di default, che porterebbe la situazione completamente fuori controllo.
Noi di MePiù abbiamo seguito la travagliata vicenda fin dal principio. Abbiamo annusato fin dal primo momento il fallimento, che adesso potrebbe comportare un vero e proprio collasso sul sistema finanziario del Paese.
-Già da metà settembre 2021 avevamo posto l’attenzione sulle proteste dei piccoli investitori, i quali avevano persino assaltato la sede del colosso immobiliare al grido di “ridateci i nostri soldi”. In quell’occasione avevamo accennato l’idea di una seconda Lehman Brothers.
-Avevamo allertato sulle inquietanti parole di Pechino ai funzionari in tutto il paese in merito al colosso: “Prepararsi ad una possibile tempesta”. Per di più avevamo riportato tutti i contorni della vicenda, come lo scandalo dei maxi dividendi ai grandi azionisti del gruppo, in particolar modo quello più eclatante di Hui Ka Yan, fondatore e presidente del gruppo. Colui che, mentre la società tra il 2009 e il 2020 accumulava circa 300 miliardi di dollari di debiti, in qualità di possessore del 77% delle quote di Evergrande, incassava dividendi per 8 miliardi.
-Nel mese di novembre abbiamo illustrato come Evergrande aveva evitato il default all’ultimo come fatto anche precedentemente, in ottobre ad esempio, quando ha evitato la procedura d’insolvenza pagando le cedole poco prima della scadenza, 24 ore prima del suo default. Infine avevamo segnalato la denuncia di DMSA, società privata tedesca la quale fornisce consulenze su finanziamenti. Società che attraverso un comunicato sul proprio sito, aveva reso di aver chiesto ufficialmente la procedura di bancarotta ad Evergrande sollecitando tutti gli investitori interessati di aderirvi. Questo perché secondo i tedeschi, il colosso cinese non aveva pagato due emissioni obbligazionarie scadute a fine settembre, pari a 148,1 milioni di dollari. Parole inquietanti, ma che lasciavano presagire un futuro non roseo, quelle utilizzate nella lettera di DMSA: “il fallimento di Evergrande, la società più indebitata del mondo, porterebbe in ultima analisi ad un ‘Grande Reset’, cioè al definitivo tracollo del sistema finanziario globale”.
Dopo che nelle settimane precedenti il gruppo era riuscito in più occasioni a schivare il fallimento all’ultimo, è arrivato il momento cruciale. Addirittura Financial Times titola con le parole dell’investitore americano e fondatore Kynikos Associates, Jim Chanos: “Le ricadute di Evergrande potrebbero essere peggiori di Lehman per la Cina”.
Da questa situazione presto si potrebbe arrivare al collasso del settore immobiliare, prima cinese, e poi globale. Come abbiamo più volte affermato, potrebbe esserci il conseguente contagio di tutto il sistema bancario e finanziario mondiale.