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Rivoluzione in Meta: Zuckerberg assume ex agenti Cia e licenzia 11mila dipendenti.

Meta, proprietaria di Facebook e Instagram, annuncia il taglio di oltre 11mila dipendenti, 13% della forza lavoro. Uno dei più grandi licenziamenti tecnologici di quest’anno. Ma Zuckerberg ha licenziato anche le decine di ex agenti della CIA e altri enti governativi che ha assunto di recente? Cosa si nasconde dietro questa mossa del colosso di Menlo Park, non si occupava solo di inserzioni pubblicitarie?

Cosa fa Facebook coi tuoi dati? I suoi guadagni vengono solo dalla pubblicità? A cosa servono le decine di ex agenti di intelligence assunti di recente? Abbiamo condotto delle indagini approfondite. Ne è emersa una lista enorme di ex agenti della CIA e altri enti governativi che oggi lavorano in META. Sono tutti nel campo dello sviluppo, stesura e applicazione delle normative sulla privacy dei dati dell’utente e sulla diffusione dei contenuti nelle piattaforme. Certo, chi meglio di loro potrebbe occuparsi di privacy per un colosso come quello di Zuckerberg? Ma abbiamo scoperto anche altro.

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L’universo della gestione delle informazioni è stato stravolto dallo sviluppo del GAFAM (oggi è divenuto GAMAM) ovvero Google, Amazon, Facebook (oggi Meta), Apple e Microsoft. Con questa rivoluzione, utenti, aziende, Stati e servizi di intelligence hanno rimodellato il loro accesso e il trattamento alle informazioni a livello globale. Vediamo come. Oggi ci concentriamo sull’ultima nata che è tra le aziende più influenti al mondo: Meta, la società che possiede Facebook, Instagram, Whatsapp e Oculus. 

L’inchiesta del MintPress

Dalle indagini del giornale americano MintPress risulta che Facebook ha assunto decine di ex agenti della CIA ed enti governativi per la gestione del trust, security and content moderation. Parliamo dello sviluppo, la stesura e l’applicazione delle normative sulla privacy dei dati dell’utente e le normative relative alla diffusione dei contenuti. 

In questo servizio andremo a dettagliare ciò che emerge da queste indagini ma non solo, aggiungeremo alcuni elementi che ci riguardano più da vicino. Ciò che stiamo per raccontare non tratta di post che attraversano il nostro feed, questo aspetto è stato ben affrontato nel docufilm “The Social Dilemma” che invitiamo a guardare consapevoli del fatto che risulta pieno di sciocchezze di area  liberal progressista USA. Quindi guardatelo, ma accendete nella vostra mente quel qualcosa che noi di MePiù chiamiamo“Filtro anti-Dem”

Tornando ai fatti oggettivi, essi dipingono una realtà nella quale una delle più grandi aziende al mondo ha, al proprio interno – in posizioni determinanti per la “costruzione” dell’opinione pubblica, per la gestione dei nostri dati personali e per altri incarichi – persone provenienti dalle principali agenzie di intelligence e per la sicurezza nazione degli Stati Uniti d’America.

I fatti pubblicamente riscontrabili: nomi e ruoli degli ex agenti oggi in Meta.

Aaron Bernam, definito il responsabile della sicurezza di Facebook, è stato nella CIA fino a luglio 2019, lasciando il suo posto di Senior Analytic Manager per diventare Senior Product Policy Manager della disinformazione in Meta. Nel suo profilo LinkedIn è possibile aprendere il suo passato da analista per il Presidente degli Stati Uniti, coinvolto in questioni crititche di sicurezza nazionale, in special modo riguardo a “l’impatto delle operazioni di influenza dei movimenti sociali e sulla democrazia”.

Studiando i rapporti di Meta, così come i siti web e i database per l’impiego, MintPress ha scoperto che Facebook ha reclutato dozzine di agenti dalla CIA, e molti altri da agenzie come l’FBI e il Dipartimento della Difesa (DoD). Queste assunzioni riguardano principalmente settori politicamente sensibili come la fiducia, la sicurezza e la moderazione dei contenuti.

Alcuni potrebbero chiedersi: dove finisce lo stato di sicurezza nazionale degli Stati Uniti e dove inizia Facebook?

Altre rivelazioni dello stesso MintPress mostrano che Tik Tok è invaso dalla NATO, che l’FBI gironzola indisturbata su Twitter e che Reddit è guidato da un ex stratega di un Think Tank della NATO e del Consiglio Atlantico.

Tornando al nostro Meta, escono fuori nomi come Deborah Berman per 10 anni analista di dati e intelligence presso la CIA.

Bryan Weisbard, vanta un passato all’interno della CIA, alla guida di Team globali per influenzare le campagne elettorali, condurre indagini antiterrorismo, identificare la propaganda e la disinformazione online. Oggi è il director of trust and safety, security and data privacy per Meta.

Anche il nuovo project manager di Meta Trust e Safety, Cameron Harris, è stato analista della CIA. Emily Vacher, ex impiegata all’FBI, è ora direttrice della fiducia e della sicurezza.

Mike Bradow invece ha lavorato per USAID (Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale). USAID è un’organizzazione finanziata dal governo degli Stati Uniti coinvolta in molteplici colpi di stato all’estero, inclusi Venezuela nel 2002, Cuba nel 2021 e i tentativi in ​​corso in Nicaragua.

Scott Stern, ufficiale di obiettivo presso la CIA, capo del “targeting” di Facebook, si occupò di selezionare gli obiettivi per gli attacchi dei droni statunitensi nell’Asia meridionale e occidentale.

Possiamo continuare con Neil Potts, ex ufficiale dell’intelligence degli US Marines, attuale vicepresidente per fiducia e sicurezza in Facebook. Sherif Kamal che ha lasciato il suo lavoro di Program Manager al Pentagono per assumere la carica di Meta Trust and Safety Program Manager.

Storia molto simile a quella del collega e pari Joey Chan che fino all’anno scorso risultava un ufficiale dell’esercito americano.

Altri ex uomini della CIA su Facebook includono: Mike Torrey, che ha lasciato il suo lavoro come senior analyst presso l’agenzia per diventare capo tecnico di Meta per il rilevamento, le indagini e l’interruzione di complesse minacce e operazioni di informazione.

L’ex appaltatore della CIA Hagan Barnett, che ora è a capo dell’harmful content operation presso il colosso della Silicon Valley.

Suzanna Morrow, del Dipartimento della Difesa, ora è direttrice del global security intelligence, che si avvale di Elle Nixon e Mike Dvilyanski, rispettivamente investigations manager ed capo delle indagini sullo spionaggio informatico.

Olga Belogolova, che lavorava al Dipartimento di Stato, ha trovato posto come addetta alla Security Policy di Meta. David Agranovich e Nathaniel Gleicher, ex impiegati del National Security Council, adesso sono Director of Global Threat Disruption e Capo della Security Policy in Facebook.

Harley Chang, direttrice e associata del consiglio generale per la cybersecurity, lavorava sia per FBI sia per Department of Homeland Security. 

David Hansell, ex impiegato all’ Air Force and Defense Intelligence Agency, lavora come Global Head of Interaction Operation per Meta.

Con questi pochi nomi, potremmo sbizzarrirci per mesi a produrre contenuti con cui svelare i legami tra intelligence, Think Tank, Forum vari, massoneria e altri ambienti simili.

Il Pentagono usa i social?

Infatti secondo il Newsweek “L’esplosione della guerra informatica del Pentagono [..] ha portato a migliaia di spie che svolgono il loro lavoro quotidiano nelle vesti di personaggi inventati, proprio il tipo di operazioni nefaste che gli USA denunciano quando le spie russe e cinesi fanno lo stesso”. La testata ha inoltre definito il Pentagono “La più grande forza sotto copertura che il mondo abbia mai conosciuto”.

Newsweek segnala poi l’eventualità che il Pentagono abbia violato il diritto statunitense e quello internazionale, creando falsi account per la raccolta di “dati pubblicamente accessibili”, manipolando i social per diffondere propaganda filo americana.

Non sono bastate neanche le accuse del Wall Street Journal in merito agli algoritmi ‘farlocchi’, incapaci di bloccare i contenuti offensivi e coinvolti nella diffusione di incitazioni all’odio e alla violenza. Né è bastato citare i conflitti d’interesse sulla manipolazione delle elezioni presidenziali americane del 2020. In quell’anno il social ha costantemente allentato la censura, favorendo la diffusione delle teorie sui brogli elettorali solo per non perdere interazioni pubblicitarie. Frances Haugen, ingegnere informatico ed ex dipendente Facebook, ha affermato che Zuckerberg ha sempre preferito il profitto alla sicurezza.

Le critiche e le perplessità

Facebook vanta quasi 3 miliardi di utenti attivi. È facile capire quale possa essere l’impatto su larga scala di ogni notizia. Viene spontaneo farsi due domande sull’integrità dell’azienda. La faccenda ha sollevato critiche non indifferenti, fra le quali quelle di Elizabeth Murray, ritiratasi nel 2010 dall’agenzia di intelligence. 

Elizabeth afferma ai giornalisti di MintPress: «Questo è insidioso. Lo vedo come parte della graduale e sinistra migrazione di giovani professionisti ambiziosi, originariamente formati con le risorse praticamente illimitate della CIA, finanziate dai contribuenti statunitensi, per sorvegliare e prendere di mira “i cattivi” durante la cosiddetta Guerra Globale al Terrore dell’era successiva all’11 settembre.»

Le spiegazioni di Meta, altri dettagli su Zuckerberg e le indagini sulle infiltrazioni della CIA in altre aziende.

L’unica spiegazione che Meta ha saputo dare riguardo a queste infiltrazioni da parte di tali enti, è stata che i funzionari dei servizi d’intelligence hanno una formazione e un ‘nulla osta di sicurezza’ che portano risparmio all’azienda.

Ciò detto, possiamo sorvolare sulla scelta di Zuckerberg di assumere come responsabile della propria sicurezza Jill Leavens Jones, ex agente speciale dei servizi segreti USA.

Sempre MintPress riporta un’indagine in cui documenta come la CIA sia riuscita ad infiltrarsi nei media globali, incluso il New York Times. Facebook è esponenzialmente più influente del New York Times. È logico pensarlo come l’obiettivo perfetto per qualsiasi organizzazione di intelligence.

Da noi come stanno le cose? – Chi adegua la regolamentazione sulla privacy e la diffusione di contenuti sulle piattaforme in Europa, sulla base delle disposizioni Europee e degli Stati nazionali europei?

Qui in Europa come funziona? Possibile che non ci sia un organismo di Facebook, analogo a quello che l’azienda ha istituito in America, che abbia lo scopo di  adeguare le normative sulla policy privacy e sulla diffusione dei contenuti avvalendosi delle normative europee e degli Stati nazionali europei?

Noi non lo abbiamo trovato, ma ciò non vuol dire che non esista. Ci risulta che la deregolamentazione di Facebook, a livello europeo nasce dal fatto che i contenuti finiscono in un server di giurisdizione statunitense. La situazione ha provocato le proteste della Germania nel 2015, in merito alla regolamentazione europea della privacy, con contenuti e profili in mano a Facebook sul server statunitense. Contemporaneamente gli USA danno un colpo duro al comparto industriale tedesco utilizzando il Diesel Gate, si può insinuare, come strumento di vendetta. Uno a uno, palla al centro.

E che dire dello scandalo avvenuto con il sito Conference of the Future of Europe? Querelato per aver inviato i dati personali dei suoi utenti negli USA, trasferimenti internazionali dichiarati illegali dalla Corte di Giustizia europea di due anni fa. Dalla sentenza è emerso che i servizi segreti statunitensi beneficiavano di un accesso sproporzionato ai dati personali dei residenti europei senza incorrere in provvedimenti giudiziari. 

In tale dilagare d’informazioni, alcuni responsabili risultano essere Amazon – il cui hosting americano ha inviato dati ai server USA – e Facebook – data la possibilità di usufruire dell’account per registrarsi al sito. Di conseguenza, i dati personali degli utenti non hanno perso occasione di passare anche nei server di Zuckerberg, lasciando ignota la loro destinazione finale. Nonostante il polverone sollevato, né la Commissione europea né il Garante della protezione dei dati personali hanno fornito una spiegazione.

Nel Febbraio del 2022, Mark Zuckerberg, nel rapporto annuale della società alla Sec, ha ventilato la possibilità di chiudere Facebook e Instagram in Europa a causa della diatriba sui dati personali.

Ansa ha riportato che al centro dello scontro fosse presente il trattamento dei dati personali: “Se a Meta non verrà concessa l’opzione di trasferire, conservare e usare i dati dei suoi utenti europei sui server americani allora il colosso potrebbe essere costretto a chiudere alcune delle sue attività in Ue.”

“Non abbiamo assolutamente alcun desiderio e alcun piano di ritirarci dall’Europa”. Così riferisce un portavoce di Meta, la società sotto il cui cappello sono Facebook, Instagram, WhatsApp e Messenger. Prosegue: “Le aziende fondamentalmente hanno bisogno di regole chiare e globali per proteggere a lungo termine i flussi di dati tra Stati Uniti ed Ue, e come più di 70 altre aziende in una vasta gamma di settori, mano mano che la situazione si evolve, stiamo monitorando da vicino il potenziale impatto sulle nostre operazioni europee”. Chiarisce ulteriormente: “Semplicemente Meta, come molte altre aziende, organizzazioni e servizi, si basa sul trasferimento di dati tra l’Ue e gli Stati Uniti per poter offrire servizi globali. Come altre aziende, per fornire un servizio globale, seguiamo le regole europee e ci basiamo sulle Clausole Contrattuali Tipo (Standard Contractual Clauses) e su adeguate misure di protezione dei dati”.

L’altra ipotesi – L’infiltrazione è l’unica spiegazione? Potrebbe essercene un’altra.

E se così non fosse? Se stessimo prendendo un granchio? E se invece stessimo osservando dati oggettivi impossibili da ignorare? Per persone che hanno dedicato la propria vita alla carriera dentro le agenzie di intelligence, lavorare in Meta/Facebook potrebbe risultare molto più interessante rispetto a continuare a ricoprire posti di comando in apparati dello Stato e del cosiddetto ‘Stato profondo’.

A questo punto ci chiediamo: qual è il potere di un’azienda privata come Meta? Qual è il suo potere rispetto a uno Stato nazionale, o meglio, rispetto al Servizio di intelligence del Paese più potente al mondo? La presenza e la capacità economica, di sviluppo e di penetrazione di aziende come Meta, è potenzialmente infinito, se valutato nel lungo termine. 

Questo può essere spunto per un altro servizio come quelli che a causa della censura possiamo diffondere solo attraverso il nostro canale Telegram @mepiu. Rimanendo su questa ipotesi, non può che sorgere un ulteriore quesito: Meta, Pentagono, CIA e Stato americano sono davvero entità separate? O sono piuttosto espressione di una stessa entità? Un’entità che si manifesta attraverso etichette differenti ognuna dedita a una piccola area di competenza all’interno di un unico piano di dominio globale? Un’ipotesi simile a questa l’avevamo espressa nell’inchiesta Un altro tentacolo di Davos: Brookings Institution su questo blog.

Conclusioni

MePiù esiste per condividere visioni e “chiarimenti” sul mondo che ci circonda e per  raccogliere spunti di riflessione in proposito. Anche perché in molti – me compreso – ormai vedono chiaramente, come ciò che osserviamo nel mondo sia solo un riflesso di ciò che abbiamo dentro. 

Titoli realizzati dallo stesso autore di questo articolo e altri con il contributo della redazione, sono presenti su mepiù.it. La mia casa editrice Millimetro Zero Edizioni e il sostegno dei nostri lettori, sono l’unico sponsor di questo Blog

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