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A cosa serve veramente Facebook? Nomi e ruoli degli ex agenti CIA oggi in META.

Dalle indagini risulta che Facebook ha assunto decine di ex agenti della CIA ed enti governativi per la gestione del trust, security and content moderation ovvero lo sviluppo, la stesura e l’applicazione delle normative sulla privacy dei dati dell’utente e le normative relative alla diffusione dei contenuti sulle rispettive piattaforme. Ma non è tutto, c’è dell’altro.

L’universo della gestione delle informazioni è stato stravolto dallo sviluppo del GAFAM (acronimo che oggi è divenuto GAMAM) ovvero Google, Amazon, Facebook (oggi Meta), Apple e Microsoft. Con questa rivoluzione, utenti, aziende, Stati e servizi di intelligence hanno rimodellato il loro accesso e il trattamento alle informazioni a livello globale. Vediamo come. Oggi ci concentriamo sull’ultima nata in ordine temporale ma tra le aziende più influente al mondo: Meta, la società che possiede Facebook, Instagram, Whatsapp e Oculus. 

Dalle indagini del giornale americano MintPress risulta che Facebook ha assunto decine di ex agenti della CIA ed enti governativi per la gestione del trust, security and content moderation ovvero lo sviluppo, la stesura e l’applicazione delle normative sulla privacy dei dati dell’utente e le normative relative alla diffusione dei contenuti sulle rispettive piattaforme. 

In questo articolo andremo a dettagliare ciò che emerge dalle indagini ma non solo, aggiungeremo alcuni elementi che ci riguardano più da vicino. Ciò che stiamo per raccontare non tratta di post che attraversano il nostro feed, questo aspetto è stato ben affrontato nel docufilm “The Social Dilemma” che invitiamo a guardare consapevoli del fatto che, come molti di quei prodotti, vengono utilizzati per veicolare informazioni su alcuni dei meccanismi reali, ma abbondantemente farciti di deiezioni prevalentemente di area “democratica” USA. Per capirci le prossime volte possiamo chiamarlo “Filtro anti-Demm”

Tornando ai fatti oggettivi – pubblicamente riscontrabili, ovvero ciò che riportiamo in questo articolo – fatti che dipingono una realtà nella quale una delle più grandi aziende al mondo ha, al proprio interno – in posizioni dirigenziali determinanti per la “costruzione” dell’opinione pubblica, per la gestione dei nostri dati personali e per altri incarichi – persone provenienti dalle principali agenzie di intelligence e per la sicurezza nazione degli Stati Uniti d’America.

Approfondendo ogni singolo aspetto di questa inchiesta si potrebbe facilmente realizzare un libro. Non escludiamo questa opportunità. Titoli realizzati dallo stesso autore di questo articolo e altri con il contributo della redazione di questo blog, sono presenti a questo link. La casa editrice Millimetro Zero Edizioni e il sostegno dei nostri lettori, sono l’unico sponsor di questo Blog. Se vuoi sostenere il nostro lavoro trovi tutti i modi per farlo in questa pagina. Qui ci limiteremo a riassumere in modo esaustivo dei fatti. Gli interrogativi che si aprono alla luce di questi fatti, sono molteplici e si sviluppano su diversi livelli, ma andiamo con ordine.

Vista la contemporaneità degli eventi, gli stessi soggetti interessati portano come motivazione a queste assunzioni, l’aver assolto allo scopo di adeguare le normative dell’azienda alle leggi statali statunitensi. Questa è solo una delle ipotesi.

I fatti pubblicamente riscontrabili: nomi e ruoli degli ex agenti oggi in Meta.

Aaron Bernam è definito il responsabile della sicurezza di Facebook. Aaron è stato nella CIA fino a luglio 2019, quando ha lasciato il suo lavoro come Senior Analytic Manager per diventare Senior Product Policy Manager per disinformazione presso Meta. Nel suo profilo LinkedIn è possibile leggere come negli anni abbia svolto analisi per il Presidente degli Stati Uniti aiutandolo nelle decisioni più critiche sulla sicurezza nazionale, in special modo su “l’impatto delle operazioni di influenza dei movimenti sociali e sulla democrazia”.

Studiando i rapporti di Meta, così come i siti web e i database per l’impiego, il giornale statunitense MintPress ha scoperto che Facebook ha reclutato dozzine di individui dalla Central Intelligence Agency (CIA), così come molti altri da altre agenzie come l’FBI e il Dipartimento della Difesa (DoD). Queste assunzioni riguardano principalmente settori politicamente sensibili come la fiducia, la sicurezza e la moderazione dei contenuti.

Alcuni potrebbero chiedersi: dove finisce lo stato di sicurezza nazionale degli Stati Uniti e dove inizia Facebook?

Altre indagini dello stesso MintPress hanno rivelato come Tik Tok sia invaso dalla NATO, come l’FBI gironzoli indisturbata su Twitter e come Reddit sia guidato da un ex pianificatore di guerra per un Think Tank della NATO e del Consiglio Atlantico.

Tornando al nostro Meta, escono fuori nomi come Deborah Berman che ha trascorso 10 anni come analista di dati e intelligence presso la CIA.

Bryan Weisbard, conta un passato all’interno dell’intelligence della CIA, posto alla guida di Team globali per influenzare le campagne, condurre indagini antiterrorismo, identificare la propaganda e la disinformazione online. È il director of trust and safety, security and data privacy per Meta.

Abbiamo il nuovo project manager di Meta Trust e Safety, Cameron Harris, anch’egli analista della CIA. Emily Vacher, ex impiegata all’FBI, ad ora direttrice della fiducia e della sicurezza.

Mike Bradow che ha lavorato per USAID (Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale). USAID è un’organizzazione di influenza finanziata dal governo degli Stati Uniti che a sua volta ha finanziato o organizzato molteplici operazioni di cambio di regime all’estero, incluso in Venezuela nel 2002, Cuba nel 2021 e tentativi in ​​corso in Nicaragua.

Scott Stern, ufficiale di mira presso la CIA, capo del “targeting” di Facebook, si occupò di selezionare gli obiettivi per gli attacchi dei droni statunitensi nell’Asia meridionale e occidentale.

Possiamo continuare con Neil Potts, ex ufficiale dell’intelligence del Corpo dei Marines degli Stati Uniti, attuale vicepresidente per la fiducia e la sicurezza di Facebook; Sherif Kamal che ha lasciato il suo lavoro di Program Manager al Pentagono per assumere la carica di Meta Trust and Safety Program Manager.

Storia molto simile a quella del collega e pari Joey Chan che fino all’anno scorso risultava un ufficiale dell’esercito americano.

Altri ex uomini della CIA su Facebook includono: Mike Torrey , che ha lasciato il suo lavoro come senior analyst presso l’agenzia per diventare capo tecnico di Meta per il rilevamento, le indagini e l’interruzione di complesse minacce e operazioni di informazione.

L’ex appaltatore della CIA Hagan Barnett, che ora è a capo dell’harmful content operation presso il colosso della Silicon Valley.

Suzanna Morrow, del Dipartimento della Difesa  ora è direttrice del global security intelligence per conto di Meta, che attinge ad altre figure professionali come Elle Nixon e Mike Dvilyanski, rispettivamente investigations manager ed il capo delle indagini sullo spionaggio informatico.

Olga Belogolova lavorava al Dipartimento di Stato e ha trovato posto come addetta alla Security Policy di Meta. David Agranovich e Nathaniel Gleicher, ex impiegati National Security Council adesso ricoprono il ruolo di Director, Global Threat Disruption e quello di Capo  della Security Policy presso Facebook.

Harley Chang, direttrice e associata del consiglio generale per la cybersecurity, lavorava sia per FBI sia per Department of Homeland Security. 

David Hansell ex impiegato all’ Air Force and Defense Intelligence Agency lavora come Global Head of Interaction Operation per Meta.

Solo con questi pochi nomi, i nostri colleghi che si occupano più di noi di relazioni tra organizzazioni, non solo di intelligence ma anche Think Tank, gruppi vari, forum, massonerie e altri ambienti similari, possono sbizzarrirsi nel produrre contenuti nei quali si dipanano i legami, per i prossimi mesi.

Secondo un articolo di Newsweek infatti “L’esplosione della guerra informatica del Pentagono [..] ha portato a migliaia di spie che svolgono il loro lavoro quotidiano nelle vesti di personaggi inventati, proprio il tipo di operazioni nefaste che gli Stati Uniti denunciano quando le spie russe e cinesi fanno lo stesso ”, definendo inoltre il Pentagono “La più grande forza sotto copertura che il mondo abbia mai conosciuto”.

Gli stessi avvertono di come ci sia la possibilità che il Pentagono abbia violato sia il diritto statunitense che quello internazionale, creando false personalità online per la raccolta di “dati pubblicamente accessibili”, occupandosi addirittura di manipolare i social media per diffondere la propaganda filo americana.

Va riportato anche che, a quanto si apprende, nessuno dei neo dipendenti di Facebook ha mai denunciato la presenza dei loro ex colleghi all’interno della piattaforma. 

Non sono bastate le accuse del Wall Street Journal in merito agli algoritmi ‘farlocchi’ incapaci di bloccare i contenuti offensivi, facendo dilagare incitazioni all’odio e alla  violenza sulla piattaforma, né i conflitti d’interesse citati dallo stesso giornale sulla manipolazione delle elezioni presidenziali americane del 2020. In quell’anno il social non ha fatto altro che allentare la censura, favorendo la diffusione delle teorie sui brogli elettorali solo per non perdere interazioni pubblicitarie. Frances Haugen, ingegnere informatico ed ex dipendente Facebook, ha affermato che Zuckerberg ha sempre preferito il profitto alla sicurezza.

Le critiche e le perplessità

L’azienda di Facebook vanta quasi 3 miliardi di utenti attivi. È facile capire quale possa essere l’impatto su larga scala che ogni notizia produce. Viene automatico iniziare a farsi due domande sull’integrità dell’azienda. La faccenda ha sollevato critiche non indifferenti, fra le quali quelle di Elizabeth Murray, ritiratasi nel 2010 dall’organizzazione dell’intelligence. 

Elizabeth afferma ai giornalisti di MintPress: «Questo è insidioso. Lo vedo come parte della graduale e sinistra migrazione di giovani professionisti ambiziosi, originariamente formati con le risorse praticamente illimitate della CIA finanziate dai contribuenti statunitensi, per sorvegliare e prendere di mira “i cattivi” durante la cosiddetta Guerra Globale al Terrore dell’era successiva all’11 settembre.»

Le spiegazioni di Meta, altri dettagli su Zuckerberg e le indagini sulle infiltrazioni della CIA in altre aziende.

L’unica spiegazione che Meta ha saputo dare in merito a tutte queste infiltrazioni da parte degli enti che curano la sicurezza nazionale, è stata che i funzionari dei servizi d’intelligence dispongono di una formazione e di un ‘nulla osta di sicurezza’ che portano risparmio all’azienda.

Visti i fatti, possiamo tralasciare la scelta di Zuckerberg che ha assunto come responsabile della propria sicurezza Jill Leavens Jones, ex agente speciale dei servizi segreti USA.

Sempre MintPress riporta un’indagine in cui documenta come la CIA sia riuscita ad infiltrarsi nei media globali, incluso il New York Times. Facebook è esponenzialmente più influente del New York Times. È logico pensare che possa risultare l’obiettivo principale di qualsiasi organizzazione di intelligence.

Da noi come stanno le cose? – Chi adegua la regolamentazione sulla privacy e la diffusione di contenuti sulle piattaforme in Europa, sulla base delle disposizioni Europee e degli Stati nazionali europei?

Qui in Europa come funziona? Possibile che non esista un organismo di Facebook, analogo a quello che l’azienda ha istituito in america, che abbia lo scopo di  adeguare le normative sulla policy privacy e sulla diffusione dei contenuti avvalendosi delle normative europee e degli Stati nazionali europei?

Noi non lo abbiamo trovato ma ciò non vuol dire che non esista. A quanto risulta dalle nostre ricerche, la deregolamentazione di Facebook, a livello europeo nasce dal fatto che i contenuti finiscono in un server di giurisdizione statunitense. La situazione ha provocato vari dibattiti sollevati nel 2015 dalla Germania in rivolta per la questione della regolamentazione europea in merito alla privacy, contenuti e profili in mano a Facebook, presenti nel server statunitense. Contemporaneamente gli USA danno un colpo duro al comparto industriale tedesco utilizzando il Diesel Gate, si può dedurre, come strumento di vendetta. Zero a zero, palla al centro.

E che dire dello scandalo avvenuto con il sito Conference of the future of Europe? Querelato per aver inviato i dati personali dei suoi utenti agli Stati Uniti, trasferimenti internazionali dichiarati illegali dalla Corte di Giustizia europea di due anni fa. Dalla sentenza è uscito fuori che i servizi segreti statunitensi potevano accedere in modo sproporzionato ai dati personali  dei residenti europei senza incorrere in provvedimenti giudiziari. 

In mezzo a questo dilagare d’informazioni, è possibile riscontrare fra i responsabili il nome di Amazon – già invischiato in parecchie scorribande del genere ed il cui hosting americano ha inviato dati ai server degli USA – e Facebook – per la possibilità di usufruire dell’account per registrarsi al sito. Di conseguenza, i dati personali degli utenti non hanno perso l’occasione di passare anche per i server di Zuckerberg, lasciando ignota la loro destinazione finale. Nonostante il polverone sollevato, né la Commissione europea né il Garante del trattamento dei dati personali hanno offerto una spiegazione.

Sul sito European Data Protection Board leggiamo come il comitato europeo per la protezione dei dati personali, con sede a Buxelles, è composto da rappresentati delle autorità nazionali per la protezione dei dati e dal Garante europeo della protezione dei dati (GEPD) insieme alle autorità di controllo degli stati EFTA/SEE – Associazione europea di libero scambio formata da Svizzera, Norvegia, Liechtenstein e Islanda per condividere delle politiche comunitarie – riguardo al regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR). 

In merito a questo, nel Febbraio del 2022, Mark Zuckerberg nel rapporto annuale della società alla Sec ha ventilato la possibilità di chiudere Facebook e Instagram in Europa se non sarà risolta la diatriba sui dati personali.

Ansa ha riportato che al centro dello scontro fosse presente il trattamento dei dati personali: “Se a Meta non verrà concessa l’opzione di trasferire, conservare e usare i dati dei suoi utenti europei sui server americani allora il colosso potrebbe essere costretto a chiudere alcune delle sue attività in Ue.”

“Non abbiamo assolutamente alcun desiderio e alcun piano di ritirarci dall’Europa”, riferisce un portavoce di Meta, la società sotto il cui cappello sono Facebook, Instagram, WhatsApp e Messenger: “Le aziende fondamentalmente hanno bisogno di regole chiare e globali per proteggere a lungo termine i flussi di dati tra Stati Uniti ed Ue, e come più di 70 altre aziende in una vasta gamma di settori, mano mano che la situazione si evolve, stiamo monitorando da vicino il potenziale impatto sulle nostre operazioni europee”. Chiarisce ulteriormente: “Semplicemente Meta, come molte altre aziende, organizzazioni e servizi, si basa sul trasferimento di dati tra l’Ue e gli Stati Uniti per poter offrire servizi globali. Come altre aziende, per fornire un servizio globale, seguiamo le regole europee e ci basiamo sulle Clausole Contrattuali Tipo (Standard Contractual Clauses) e su adeguate misure di protezione dei dati”.

L’altra ipotesi – L’infiltrazione è l’unica spiegazione? Potrebbe essercene un’altra.

Se così non fosse? Se stessimo prendendo un grachio? Se invece stessimo osservando un fenomeno che ci restituisce alcuni dati oggettivi impossibili da ignorare? Dal punto di vista delle persone che hanno dedicato la propria vita alla carriera all’interno delle agenzie di intelligence, lavorare in Meta/Facebook, ad oggi, potrebbe risultare molto più interessante rispetto a continuare a ricoprire posti di comando in apparati dello Stato e del cosiddetto ‘Stato profondo’.

A questo punto ci chiediamo: qual è il potere reale di un’azienda privata come Meta, rispetto ad uno Stato nazionale, o meglio, rispetto al Servizio di intelligence del Paese più potente al mondo? La presenza e la capacità economica, di sviluppo e di penetrazione di un’azienda come Meta, attualmente è potenzialmente infinito se visto nel lungo termine. 

La composizione del CDA, la capitalizzazione, le partecipazioni e la potenzialità di invadere e dominare fino a creare nuove fette di mercato e bisogni, va di pari passo a quella delle altre aziende citate in apertura. Paragonabile ad uno Stato? Questo può essere spunto di un altro articolo. In ogni caso, non ci stupiremmo se questi trasferimenti fossero puri calcoli matematici di dirigenti un po’ annoiati che preferiscono i “buongiornissimo” e i pronomi impersonali alle bombe.

Rimanendo su questa ipotesi, non può che sorgere un ulteriore quesito: Meta, Pentagono, CIA e Stato americano sono davvero entità separate o piuttosto sono la stessa espressione che si disloca in differenti soggetti ognuno dedito ad un piccolo settore di competenza nel piano di dominio globale?

Conclusioni

Qui nessuno vuole puntare il dito, ma dopo queste rivelazioni risulta difficile non farsi cogliere da qualche dubbio. Non abbiamo nulla da nascondere, ok. Ma perché tutto questo affanno per avere.. i nostri dati? C’è davvero qualcuno che controlla qualcun altro, all’interno di queste strutture? 

Ho come l’impressione che questo sia solo l’inizio di una lunga serie di momenti di condivisione di “chiarimenti” sul mondo che ci circonda. Questo blog esiste per questo e per condividere e raccogliere spunti di riflessione a tal proposito. Anche perché in molti – me compreso – ormai sostengono che ciò che osserviamo nel mondo è solo un riflesso di ciò che abbiamo dentro. 

Approfondendo ogni singolo aspetto di questa inchiesta si potrebbe facilmente realizzare un libro. Non escludiamo questa opportunità. Titoli realizzati dallo stesso autore di questo articolo e altri con il contributo della redazione di questo blog, sono presenti a questo link. La mia casa editrice Millimetro Zero Edizioni e il sostegno dei nostri lettori, sono l’unico sponsor di questo Blog. 

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