Bill Gates prevede che nei prossimi due o tre anni la maggior parte dei lavoratori farà riunioni virtuali all’interno del metaverso e non più fisicamente in un ufficio. Il tutto sarà condito da motion capture e tecnologia audio spaziale per rendere il metaverso simile alla vita reale. Un mondo finto è alle porte.
Noi di MePiù abbiamo già dedicato molto spazio ai pronostici del celebre filantropo americano in un servizio dal titolo “Le Più grandi profezie di Bill Gates”. Dalla lotta al contante, alle future pandemie, fino alla nuova emergenza climatica, abbiamo illustrato come i potenti della terra siano tutti a conoscenza di ciò che avverrà e prenderà forma.
Già ad ottobre eravamo stati tra gli unici in Italia a porre l’attenzione sulla controversa conferenza tenuta in Vaticano da David Fergusson e Carlos Moreira, autori di “The transHuman Code” e “Artificial Humanity”. Evento che ha visto la presentazione dell’introduzione del libro “The Code to the Metaverse – Programming Our Future For Good” e il dibattito su come l’umanità e la tecnologia potranno essere in armonia in questa rivoluzione digitale che sta prendendo forma. Mesi fa era dunque iniziato il graduale processo di introduzione del concetto di metaverso e di realtà virtuale. Una nuova Matrix.
Ed ecco arrivare il commento del co-fondatore e miliardario di Microsoft, Bill Gates, in occasione del “Year in Review”, una raccolta annuale di idee e previsioni su ciò che accadrà in futuro: “Prevedo che la maggior parte delle riunioni virtuali si sposterà dalle griglie di immagini delle telecamere 2D – al metaverso, uno spazio 3D con avatar digitali“.
Ma cos’è per l’esattezza il Metaverso?
È una realtà virtuale condivisa tramite internet, dove si è rappresentati in tre dimensioni attraverso il proprio avatar. Il termine è stato coniato da Neal Stephenson nel suo romanzo ‘Snow Crash’ del 1992. Parliamo di un’opera distopica dai tratti fantascientifici, ambientata in una società persa in un’economia capitalistica fuori controllo tra monopoli in mano alla malavita e unità cyborg di sicurezza. In tutto questo c’è il Metaverso, realtà virtuale 3D condivisa sulla rete mondiale a fibre ottiche, dove si viene rappresentati in tre dimensioni dal proprio avatar che permette di girare liberamente tra bar, negozi e posti alla moda, uno su tutti il celebre locale “Sole Nero“. A dir poco curioso quest’ultimo nome che nella runologia esoterica rappresenta un simbolo solare, noto per essere presente in forma di mosaico sul pavimento di una stanza del Castello di Wewelsburg, il centro ideologico e mistico delle SS naziste.
Il celebre miliardario ha così tirato fuori la sua nuova previsione. Nulla di nuovo in realtà, dato che Microsoft aveva già annunciato il mese scorso che avrebbe lanciato ‘Mesh’, una piattaforma per team virtuali per interagire in uno spazio 3D attraverso avatar personalizzati. Da poco Meta (ex Facebook) ha invece aperto la sua piattaforma metaverse Horizon Worlds. Zuckerberg prevede che i componenti chiave del metaverso diventeranno mainstream nei prossimi cinque o 10 anni.
Gates si è lasciato andare ad ulteriori considerazioni: “siamo all’inizio di ciò che è possibile in un mondo di lavoro virtuale, perché la pandemia ha sfidato il modo in cui definiamo ciò che è ‘essenziale’ per uno spazio di lavoro”. Infine ha sottolineato: “La pandemia ha rivoluzionato il modo in cui le aziende pensano alla produttività e alla presenza sul posto di lavoro”. Parole che ancora una volta lasciano comprendere il ruolo che la narrazione pandemica ha rivestito nella società, ovvero un cavallo di Troia per agevolare una riplasmazione delle abitudini umane. In poche parole un ‘Great Reset’.