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La marcia degli scheletri a Milano

Una coreografia macabra di scheletri in marcia nella Milano notturna e si accascia davanti al Duomo. Una delle numerose rappresentazioni artistiche controverse di questi tempi, che non stona con il clima di buio che regna nella società. E se celasse un messaggio da interpretare?

Come più volte abbiamo illustrato: davanti ai nostri occhi , quando meno ce ne accorgiamo, viene spesso utilizzato un linguaggio simbolico tipico di certe società iniziatiche. Attraverso certe immagini esse dichiarano i propri metodi e il più delle volte i loro scopi a chi è in grado di comprendere. 

Abbiamo visto in alcuni servizi precedenti i loro messaggi all’interno di mostre dal preciso tema, come avvenuto nella Capitale con la ‘Porta dell’Inferno’, inaugurata tra le altre cose nello stesso giorno dell’entrata in vigore del Green Pass.

Ebbene, alle soglie di dicembre e del clima natalizio, il 21 novembre è avvenuto qualcosa di particolare a Milano, guarda caso la stessa città storicamente inizio della narrazione pandemica.

L’artista Romeo Castellucci, già celebre alla cronaca per opere definite blasfeme, ha realizzato qualcosa dedicato alla città di Milano: “Il Grand Invité”, questo il titolo dell’opera. 

In un clima più degno di Halloween che del periodo al quale ci si avvicina, in una coreografia macabra, una marcia notturna di scheletri e bandiere nere si è diretta in piazza Duomo passando per via Dante e nei pressi della fermata Cordusio della metropolitana. Si sono poi inginocchiati davanti alla Loggia dei mercanti e sdraiati sul sagrato della cattedrale. Un quadro angosciante quello di tale rappresentazione, che alimenta il clima di buio interiore e di incertezze che vige al momento.

Una messa in scena gotica avvenuta a pochi giorni dal voto all’unanimità del ‘Super Green pass’ e delle restrizioni ai danni di una fetta di popolazione. Quasi rappresentasse una società di morti.

Castellucci, autore teatrale d’avanguardia, aveva portato al Teatro Parenti nel gennaio 2012 la pièce “Sul concetto di volto nel figlio di Dio”. Spettacolo che era stato giudicato come “offensivo nei confronti dei cristiani” e denunciato da una lettera che la Segreteria di Stato vaticana aveva inviato al teologo padre Giovanni Cavalcoli, il quale aveva segnalato lo spettacolo alla Santa Sede considerandolo blasfemo. A scatenare polemiche fu principalmente una scena in cui alcuni ragazzi lanciavano sassi e finte granate, aventi l’aspetto di escrementi, contro una grande immagine del volto di Cristo. Mentre sul volto di Gesù appariva la scritta: “You are not my shepard“, ovvero “Tu non sei il mio pastore”.

Di certo una massa di morti accatastati davanti alla piazza principale di una delle città più grandi d’Italia, non è di buon auspicio. Una cosa è certa: per quanto non ci sia dato sapere il loro reale messaggio, le opere di questi artisti stanno prendendo sempre più piede nella società.

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