Da venerdì 29 la Capitale ospiterà i massimi vertici mondiali per il G20, la città sarà completamente blindata. Tra i principali temi all’ordine del giorno: clima e pandemia. L’élite si raduna nel cuore dell’occidente e traccia le linee per il futuro.
Roma torna ad essere blindata per il G20, che si terrà da venerdì 29 a domenica 31 ottobre, giorno di Halloween, all’Eur. Precisamente sarà coinvolta tutta la zona tra il centro “La Nuvola”, dove si terrà il fulcro dell’evento, e il Palazzo dei Congressi, dove ci sarà il centro stampa. La Capitale sarà protagonista di un incontro tra i vertici massimi del potere: il Presidente americano, Joe Biden, quello Francese, Emmanuel Macron, la Cancelliera Angela Merkel, il Presidente turco Recep Tayyip Erdogan, fino al Premier britannico, Boris Johnson. Insomma, un importante appuntamento che provocherà molti blocchi e controlli. Sono previste chiusure per diverse strade e limitazioni ai mezzi di trasporto, metro inclusa. Per la giornata di sabato, si prevedono addirittura chiusure nel centro e nei pressi della stazione Termini.
Contemporaneamente in città ci saranno tre manifestazioni e il Governo sta schierando in campo circa 5mila agenti delle forze dell’ordine. Naturalmente ci sarà massimo controllo soprattutto nei pressi degli alberghi dove alloggiano i capi di Stato e nei pressi delle ambasciate dei paesi coinvolti. Resta l’allarme per le manifestazioni previste e per le possibili tensioni, dovute anche all’atmosfera che si è creata negli ultimi tempi a causa delle infiltrazioni alle manifestazioni e alla mano pesante che ultimamente contraddistingue alcune forze dell’ordine.
L’obiettivo del padrone di casa, Mario Draghi, sembra essere quello di affrontare, insieme a tutti i leader del G20, i punti salienti per arrivare verso le emissioni zero. Dunque, l’intento sarebbe quello di anticipare un accordo prima della Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2021, programmata a Glasgow, in Scozia. Ma il punto cardine del vertice è uno su tutti: la lotta contro la pandemia e l’aiuto ai paesi più fragili nell’immunizzare la popolazione.
Due mantra fondanti della narrazione degli ultimi quasi due anni. Da una parte il discorso ambientalista ormai incanalato in una visione progressista “Green”, tanto di moda tra le giovani generazioni e sponsorizzata dal mainstream internazionale, dall’altra la lotta al virus, che ha riplasmato l’intera società, cambiandola in modo drastico e radicale, improntandola su modello digitale.
Sul tavolo che decide le sorti di gran parte del pianeta troviamo la battaglia ossessiva della mascotte ambientalista con le treccine, ovvero Greta Thunberg. Solita incontrarsi con i potenti della terra, la ragazzina è tornata di recente alla ribalta con una strategia di marketing innovativa, balletti e musica anni 80’. Casualmente anche lei è venuta in Italia (nazione molto frequentata da un po’ di tempo) per il convegno “Youth4Climate” del 28 settembre a Milano, dando vita al suo intercalare divenuto ormai un meme: “bla bla bla”.
Dopotutto, colui che in questo grande incontro tra leader farà gli onori di casa, il Premier italiano, aveva anticipato già il mese scorso la nuova emergenza after-covid. Così titolavano le grandi testate italiane il 20 settembre: “l’emergenza clima come la pandemia”. Si prepara probabilmente una nuova emergenza climatica per il futuro? Forse si, forse no.
Nel frattempo però arrivano segnali d’allarme, perché, come riportano numerosi giornali, neanche il rallentamento dell’economia provocato dal Covid-19 e dal lockdown avrebbe ridotto i gas che alterano il clima. Allarme arrivato a pochi giorni dal G20 di Roma e dalla conferenza mondiale sui cambiamenti climatici Cop26 di Glasgow e rivolto ai big del pianeta.
Tale apprensione porta inevitabilmente a pensare che, magari, il frenare parte della macchina economica mondiale per il virus sarebbe stato un grosso esperimento per verificare l’incidenza dell’uomo sull’ambiente. Teorie folli, forse, ma non improbabili.
Da non trascurare neanche il dibattito che i big terranno in merito allo strenuo combattimento per sponsorizzare il vaccino anche nei paesi più svantaggiati.
Se l’emergenza Covid, ormai affievolita dopo la vaccinazione di massa, lasciasse spazio gradualmente alla nuova emergenza? Questo, come molto altro, lo decideranno coloro che siederanno intorno a quel tavolo.