TEHRAN – La Repubblica islamica non cambia linea: gli Stati Uniti devono revocare le sanzioni se vogliono sedersi al tavolo per il recupero dell’accordo sul nucleare iraniano.
Il ministro degli Esteri Mohammad Javad Zarif ha ribadito a Press Tv che la palla è in campo statunitense: Teheran potrà negoziare per rilanciare l’accordo con il 5+1 (Cina, Francia, Russia, Regno Unito, Usa, Germania), quando tutti i firmatari rispetteranno gli obblighi e Washington revocherà le sanzioni imposte dopo il suo ritiro unilaterale del 2018.
Una concessione, alla luce dei fatti, che difficilmente Biden potrà fare prima di vedere progressi concreti. Il segno tangibile delle difficoltà con cui parte il rinnovato dialogo.
“Biden sostiene che la politica di massima pressione di Trump è stata il massimo fallimento, ma non ha cambiato quella politica”, ha ribadito il capi della diplomazia di Tehran.”Gli Stati Uniti sono dipendenti dal bullismo. Non funziona la politica delle sanzioni con l’Iran, un Paese con millenni di storia”, ha concluso.
Vista l’opposizione mostrata da alcuni Paesi contro la mossa statunitense, Rouhani ha evidenziato come gli USA abbiano subito una sconfitta e siano stati isolati dalla comunità internazionale. Nello specifico, nel corso degli ultimi due anni, gli Stati Uniti si sono impegnati, attraverso misure provocatorie, a reimporre le sanzioni del Consiglio di Sicurezza contro l’Iran, ma non sono riusciti a raggiungere il risultato auspicato, né a formare una coalizione anti-iraniana.
Washington ha spiegato che la sua delegazione sarà guidata dall’inviato speciale Rob Malley. “Finché non ci sediamo e parliamo, non succederà nulla, ma ciò non significa che quando ci sediamo e parliamo avremo successo”, ha detto un alto funzionario del Dipartimento di Stato citato dal New York Times. “Sappiamo che se non faremo quel passo, la situazione andrà di male in peggio”, ha aggiunto. Un’apertura in questo senso dovrebbe arrivare dallo stesso presidente, Joe Biden, che oggi interviene alla confererza sulla sicurezza di Monaco.
WASHINGTON – Gli Stati Uniti hanno accettato di partecipare ai colloqui multilaterali con l’Iran ospitati dall’Ue con l’obiettivo di negoziare un ritorno da parte di entrambi i paesi all’accordo nucleare raggiunto nel luglio del 2015 (JCPOA) e dal quale l’Amministrazione Trump si è ritirata nel maggio del 2018. Ad annunciarlo è stato il portavoce del dipartimento di Stato Usa, Ned Price, spiegando che gli Stati Uniti accetteranno l’invito dell’alto rappresentante dell’Ue Josep Borrell di parlare con l’Iran e con gli altri Paesi che hanno concordato l’accordo sul programma nucleare di Teheran.
Washington ha spiegato che la sua delegazione sarà guidata dall’inviato speciale Rob Malley. “Finché non ci sediamo e parliamo, non succederà nulla, ma ciò non significa che quando ci sediamo e parliamo avremo successo”, ha detto un alto funzionario del Dipartimento di Stato citato dal New York Times. “Sappiamo che se non faremo quel passo, la situazione andrà di male in peggio”, ha aggiunto. Un’apertura in questo senso dovrebbe arrivare dallo stesso presidente, Joe Biden, che oggi interviene alla conferenza sulla sicurezza di Monaco.
Da parte sua Teheran è tornata oggi a chiedere agli Stati Uniti di revocare le sanzioni imposte dall’amministrazione Trump: una concessione che difficilmente Biden potrà fare prima di vedere progressi concreti. Il segno tangibile delle difficoltà con cui parte il rinnovato dialogo.
La ripresa del dialogo è accolta con scetticismo in Israele: “tornare al vecchio accordo spiana la strada dell’Iran verso un arsenale nucleare”, fa sapere una nota diffusa dall’ufficio del premier Benyamin Netanyahu.
Mosca, 22 feb 17:48 – (Agenzia Nova) – Durante la visita a Teheran del direttore generale dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) Rafael Grossi, sono stati raggiunti accordi di fondamentale importanza volti a proseguire la cooperazione tra le parti. Lo ha dichiarato la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova. “Grazie alla linea ponderata e prudente dell’Iran e alle azioni competenti della leadership dell’Aiea, viene creato uno spazio tanto necessario per energici sforzi diplomatici finalizzati a riavviare a pieno regime il Piano d’azione globale congiunto”, ha dichiarato Zakharova.
La politica internazionale di Biden sembra cominciare proprio con il bullo sbagliato, seppur in pieno regime democratico, non possiamo negare che il politically correct la faccia da padrone.