Articolo e foto di Fabio Conti – fotografo: www.fabioconti.jimdo.com
La mattina del 20 settembre 2021, in Piazzale Aldo Moro, ero al fianco degli studenti non vaccinati a cui viene negato l’accesso all’Università “La Sapienza”, se non con l’ausilio costante di tamponi che comporterebbero un notevole dispendio di denaro. La scena era surreale: i ragazzi manifestavano pacificamente fuori dall’ateneo, mentre la maggior parte degli altri studenti, apparentemente ignari dei propri compagni discriminati, mostrava il Green Pass per poter accedere all’interno della Città Universitaria in una fila interminabile.
Insomma, mi è parso che tutto si svolgesse nella totale indifferenza dei più. Mi sono domandato chi, di questa triste vicenda, sia davvero responsabile. Non di certo gli studenti, vaccinati o no. Il mio pensiero ha virato su chi sta permettendo la discriminazione di una larga parte di popolazione, su chi sta creando l’ennesima e pericolosa guerra tra cittadini per una misura che non presenta alcuna valenza scientifica. In sintesi: un ricatto che sta distruggendo il tessuto sociale ed economico del paese.
In un momento così assurdo dov’erano i miei colleghi fotografi? Dove stavano quei tanti giornalisti appartenenti alle principali testate nazionali? Non ve n’era traccia. “Forse è meglio che non ci siano”, mi ha detto una studentessa lì presente. Ha poi motivato la ragazza: “Perché alcuni di loro ci farebbero passare per negazionisti”. Il termine negazionismo fa riferimento ad una forma estrema di revisionismo storico, spesso utilizzato per minimizzare il genocidio subito dagli ebrei d’Europa da parte dei nazisti. “Sì, forse in parte è meglio così”, ho pensato dinanzi alle parole della giovane ragazza. Affiancare un termine così forte e altamente spregevole a degli studenti universitari, i quali reclamavano semplicemente i propri diritti, sarebbe stato qualcosa di veramente ignobile. Succede però ogni qualvolta il libero cittadino che manifesta per i propri diritti viene criminalizzato, strumentalizzato, censurato o ignorato. Questo modus operandi dell’informazione odierna non ha nulla a che fare con la deontologia professionale del giornalismo, sembra invece un modo per reprimere il dissenso e influenzare l’opinione pubblica.
Mi sento in dovere di difendere gli studenti discriminati. Penso che dovremmo farlo tutti, perché non siamo numeri o prodotti, ma esseri umani. È per questo che invito i vaccinati a dialogare in modo costruttivo e pacifico con i loro compagni che per svariate ragioni hanno deciso di non vaccinarsi. Invito i primi alla comprensione e i secondi a non scoraggiarsi e a resistere. L’augurio è che la Rettrice e i docenti vaccinati possano prender posizione netta e dissociarsi il prima possibile da ogni forma di discriminazione. Ciò che dovrebbe avvenire in ogni università italiana. Il diritto allo studio o al lavoro non dovrebbero essere negati mai ed in alcun modo a nessuno.