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PARAGONE, ASSO PERDI TUTTO. Dopo ‘Alternativa’ fuori molti coordinatori territoriali, li abbiamo intervistati. CasaPound sempre più presente e spunta Alemanno.

Il partito di Paragone in preda a continue fuoriuscite dei suoi militanti storici. Abbiamo intervistato l’ex coordinatore del Lazio e della provincia di Latina per ItalExit, Alessio Pietrobon. ItalExit imbarca l’estrema destra romana e non solo. Foto in Esclusiva! Tutti dentro, dal senatore William De Vecchis (Molto vicino a CasaPound Italia, Ex Lega ora al Misto con ItalExit) alle voci sulla candidatura dell’ex sindaco di Roma, Gianni Alemanno. Dalla compagna del leader di CasaPound Luca Marsella: Carlotta Chiaraluce, a Mauro Gonnelli, ex consigliere coinvolto nell’inchiesta ‘Mafia Capitale’.

Il partito di Paragone in preda a continue fuoriuscite dei suoi militanti storici. ItalExit imbarca l’estrema destra romana e non solo. Tutti dentro, dal senatore William De Vecchis (Molto vicino a CasaPound Italia, Ex Lega ora al Misto con ItalExit) alle voci sulla candidatura dell’ex sindaco di Roma, Gianni Alemanno. Dalla compagna del leader di CasaPound Luca Marsella: Carlotta Chiaraluce, a Mauro Gonnelli, ex consigliere coinvolto nell’inchiesta ‘Mafia Capitale’.

In questo articolo, riportiamo, in esclusiva, anche le dichiarazioni che ha fatto ai microfoni di MePiù l’ex coordinatore del Lazio e della provincia di Latina per ItalExit, Alessio Pietrobon.

Foto realizzata da MePiù:
Da sinistra, William De Vecchis, Luigi Paragone, Carlotta Chiaraluce.

In vista delle elezioni del 25 settembre, sembrava ormai spianata la strada dell’ex giornalista de “La Gabbia” ed oggi Senatore della Repubblica, Gianluigi Paragone, eletto con il movimento 5 stelle durante le politiche 2018 e successivamente fondatore di un suo personale progetto anti-europeista fervente: “Italexit con Paragone”, ispirato al Brexit Party inglese.

Il Nigel Farage italiano, con ogni intento di spezzare le catene di Bruxelles, almeno apparentemente, nel giro di poco meno di due anni aveva costruito sui territori un discreto numero di sezioni politiche, dando vita, insieme ai suoi dirigenti, a banchetti, raccolte firme, manifestazioni contro il lockdown prima e il green pass successivamente. Insomma, quello dell’ex pentastellato, seppur tra mille contraddizioni, era a tutti gli effetti uno dei partiti del dissenso più organizzati e con una base militante ben delineata in molti comuni, tanto da sfiorare il 3% alle comunali di Milano nel 2021.

Da settimane, però, arrivano notizie di come il partito di Paragone sia in preda a continue fuoriuscite da parte di dirigenti della prima ora e di militanti duri e puri che avevano creduto in qualcosa che evidentemente è venuto a mancare. Un continuo svuotamento dei territori che sta mettendo in gioco il futuro politico dello stesso leader e del suo entourage. Le più colpite dal malcontento interno sembrano essere la regione Lazio, la Toscana, la Puglia e la Sicilia, dove ci sono state dimissioni in blocco della maggior parte dei nuclei. In ogni caso, la situazione non appare rosea neanche altrove, soprattutto in Veneto, in Campania e in provincia di Torino.

Tutti i dimissionari parlano la stessa lingua e criticano aspramente la perdita dei valori originari su cui il progetto era stato fondato. Tra le ulteriori motivazioni del divorzio con Italexit, molti ex dirigenti hanno criticato aspramente la decisione di Paragone e del suo cerchio magico, di calare le candidature dall’alto e proporre nelle liste le star della televisione (Stefano Puzzer e Nunzia Schilirò ad esempio) ed altri sconosciuti pescati chissà dove, in sostituzione a chi ha lavorato e raccolto consensi sui territori per ben due anni.

Queste  le dichiarazioni che ha fatto ai microfoni di MePiù l’ex coordinatore del Lazio e della provincia di Latina, Alessio Pietrobon, il quale, con tutto il suo gruppo a seguito, ha abbandonato quello che inizialmente credeva un progetto valido e alternativo:

Io credo che sarebbe stato giusto dare un premio alle persone che hanno lavorato, dentro ci sono persone che sanno far politica e in due anni hanno dato tutto!”

Ancora: “Perché candidare una persona del nord a sud e così via…non ha senso mettere una persona della Lombardia in Campania perché magari a Napoli potrebbe scattare un seggio, tanto per fare un esempio. Qual è l’apporto che quella persona può offrire?”

Infine Pietrobon ha parlato di assenza di programma: “Dove sta il programma? Cosa dice oggi Italexit sulle pensioni, sul lavoro, su tutto ciò che è sul tavolo sociale dell’Italia? Quali sono le soluzioni? Oggi non ce l’hanno”.

Quello di Pietrobon, come già illustrato, non è assolutamente un caso isolato. Tra le tante, è notizia di poche ore fa le dimissioni di Giorgio Pala, consigliere comunale di Lecce, insieme alla coordinatrice provinciale Tiziana Pastore. Così il consigliere leccese ha scritto sui social:

NON SVENDO I MIEI VALORI PER UNA CANDIDATURA ALLA CAMERA: RIFIUTO E VADO AVANTI”. Gli ultimi giorni sono stati caratterizzati da tante (amare) riflessioni sul percorso politico recentemente intrapreso. Un percorso di lotta al sistema, al governo dei burocrati, alla dittatura europea in cui viviamo: tutto giustissimo, nulla da eccepire su queste battaglie che sono le mie da sempre. Tuttavia, Italexit si è rivelato in poco tempo peggiore degli altri partiti che andava apparentemente a contrastare: zero democrazia interna, totale disorganizzazione territoriale ma soprattutto continui ingressi di personaggi della vecchia politica pur di superare a tutti i costi l’agognata soglia del 3% di sbarramento. Dovevamo rifare la destra, secondo le parole del senatore Paragone. Italexit è in realtà presto diventata una succursale del Movimento 5 Stelle, un rifugio per grillini cacciati o caduti in disgrazia, un amalgama di discutibili candidature sparse per tutta l’Italia.”

Ad affondare la nave ha contribuito molto quella che è definibile una delle alleanze più brevi della storia della politica italiana, vale a dire l’accordo tra Italexit, nel frattempo divenuto “Per l’Italia con Paragone-Italexit” e “Alternativa c’è”, il partito guidato dall’ex pentastellato Pino Cabras. L’1 agosto entrambi i leader dei rispettivi schieramenti avevano annunciato in pompa magna di correre insieme in vista del 25 settembre: “Annunciamo di aver trovato l’accordo per presentarsi insieme alle elezioni politiche”. Il 3 agosto si era tenuto l’evento di ufficializzazione dell’accordo presso la sala conferenze della camera dei deputati con tanto di presentazione di un simbolo unitario al cui interno vi era minuscolo anche il logo di Alternativa. Solo 48 ore dopo ecco svanire nel nulla la comunione d’intenti.

Il 5 agosto compare un post sulla pagina nazionale di Alternativa c’è il cui titolo recita “ACCORDO CON ITALEXIT SCIOLTO, NO A CANDIDATI NEOFASCISTI”. Di seguito il testo:

Il quadro di un possibile accordo elettorale fra Alternativa e Italexit in vista delle elezioni del 25 settembre 2022 è sciolto. Laddove c’era un consenso di fondo su una serie di importanti nomi da presentare come candidati, nella composizione in dettaglio delle liste presentata da Italexit abbiamo riscontrato la presenza – anche in ruoli di capolista – di candidati organici a formazioni di ispirazione neofascista. Sebbene nelle piazze le persone di diversa ispirazione abbiano trovato un linguaggio comune, e proprio perché ci siamo impegnati nel tempo a superare molti schemi ideologici, non vogliamo che le liste siano condizionate dal peso ideologico di esponenti del fascismo nostalgico favoriti dal meccanismo delle liste bloccate. Nel quadro dell’infame legge elettorale, il folle meccanismo burocratico che ostacola la raccolta delle firme per le nuove formazioni politiche rende gli accordi elettorali molto complicati in un tempo troppo breve e imponderabile. In questo tempo breve, secondo Alternativa, c’era spazio per rappresentare tante personalità che hanno dato lustro al dissenso contro una stagione di ingiustizie, ma non c’è spazio per veicolare candidati in cui prevalgano connotazioni personali d’ispirazione fascista militante.”

Anche il movimento IoApro, fondato da ristoratori in contrasto alla logica delle chiusure e del green pass, in passato in collaborazione con Paragone tanto da sostenerlo anche alle comunali di Milano, ha lanciato forti parole contro l’ex pentastellato:

Dopo 15 giorni di contatti, chiacchierate con lui e con i suoi (ex) uomini, possiamo confermare che Gianluigi Paragone è un gatekeeper e se ne sono accorti pure quelli di ‘Alternativa’ che hanno firmato e poi stracciato un accordo con lui. Sta candidando personaggetti imbarazzanti, invece di premiare chi la resistenza l’ha fatta davvero e chi, come i ragazzi che hanno fatto crescere “ItalExit” in questi due anni nei territori, meritavano davvero di potersela giocare. Blocca chiunque esprima dei dubbi sui social (anche i tesserati, 30€ a botta tra l’altro) con il solo obiettivo di assorbire il dissenso e neutralizzarlo in aula. (C’è Soros dietro? Si). Seguiranno nei prossimi giorni, mail di dimissioni dei suoi uomini, chat di whatsapp e audio. Questo perché dopo anni di prese in giro, di lotta e di resistenza, NESSUNO MERITA DI AVERE UNA NUOVA DELUSIONE. “

Ricapitolando, a detta della dirigenza di Alternativa ci sarebbero stati contatti con l’universo dell’estrema destra romana, incompatibili e in contraddizione per portare avanti la battaglia contro il totalitarismo sanitario vigente. Secondo pareri discordanti la realtà dei fatti sarebbe però un’altra, vale a dire l’insoddisfazione della base del partito di Cabras per quanto riguarda il numero dei posti assegnati ai propri uomini nelle liste. Lo stesso Paragone in una diretta su Facebook il 5 agosto, in una dura reazione, ha puntato il dito contro Pino Cabras e Francesco Forciniti, accusandoli di aver fatto saltare l’accordo con lui per tornare nel Movimento 5 stelle qualora fosse rientrato anche Di Battista, illustrando come il loro antifascismo fosse stato soltanto una maschera per coprire altri ed eventuali intenti. Infine la rabbia del fondatore di Italexit si era spostata sul fatto che a causa dell’improvviso cambio di rotta di Alternativa, saltato il simbolo, avrebbe dovuto raccogliere nuovamente le firme; situazione quest’ultima che lo pone in netto svantaggio rispetto agli altri contenitori di dissenso, ad esempio “Italia Sovrana e Popolare”.

Dopo questo episodio non le ha mandate a dire un altro dimissionario, Alessandro Manfrin, ex candidato sindaco di Bientina e coordinatore organizzativo provinciale di Pisa:

Paragone ha dimostrato di essere ingenuo politicamente; si è fatto irridere da un gruppetto di marionette (Alternativa c’è) mandato lì appositamente, e lui ci è cascato. Oppure faceva tutto parte di un teatrino di cui lui era il protagonista. Un leader bulletto, prima donna, con un ego smisurato, che è stato gabbato come un bambino. Un direttivo regionale inadeguato che non ha saputo gestire niente degli ultimi 15 giorni. Una gestione nebulosa e poco chiara, da cui sono stati esclusi tutti i direttivi provinciali, rimasti sempre all’oscuro di ogni scelta e/o decisione”.

Insomma le voci sembrano essere diverse, ma univoche nella critica al segretario nazionale. Sta di fatto che l’accordo con i neofascisti non è solo una fantasia di Cabras e il suo gruppo, ma una solida realtà. In vista del 25 settembre, Paragone ha infatti affidato il ruolo di capolista nel Lazio a Carlotta Chiaraluce di Ostia, esponente di spicco di Casapound, nonché compagna di Luca Marsella, ex consigliere comunale di Ostia e da qualche tempo leader nazionale del movimento di estrema destra. A fare da tramite tra l’universo di Paragone e quello neofascista, ci sarebbe il Senatore Wiliam De Vecchis. Un passato nella destra radicale di Rauti, eletto nel 2018 nelle fila della Lega e transitato nel febbraio 2022 con Italexit, l’ex leghista non ha mai nascosto le sue simpatie per quella precisa area politica. Ricordiamo che lo stesso più volte si è schierato in difesa della sede di Casapound in Via Napoleone III e fu invitato all’evento del movimento “Direzione rivoluzione” tenuto nei primi di settembre 2021 a Grosseto.

Proprio il 9 agosto, a Roma, l’ormai “Per l’Italia con Paragone” nei pressi di Ponte Milvio, ha organizzato un gazebo di raccolta firme per la corsa alle politiche. L’evento tenutosi alla presenza dello stesso Paragone e del Senatore De Vecchis ha visto molteplici esponenti di Casapound, in primis quelle della Chiaraluce e di Marsella. Da precisare che fino ad oggi è stato l’unico appuntamento di raccolta firme nel Lazio.

Luigi Paragone e Carlotta Chiaraluce al banchetto per la raccolta firme di “Per l’Italia con Paragone”
Foto realizzata da MePiù:
Da sinistra, William De Vecchis, Luigi Paragone, Carlotta Chiaraluce.

Ebbene la vicinanza a questa realtà non è andata di traverso solo ad Alternativa, ma anche a numerosi dirigenti territoriali, che in questi giorni si sono affrettati a dare le dimissioni da quello che reputavano un progetto trasversale e meritocratico.

Quale sia il motivo per cui Gianluigi Paragone abbia deciso di fare a meno dei suoi militanti a vantaggio di Casapound e personaggi che creano audience, rimane un mistero. La cosa certa è che il suo partito ogni giorno che passa sta perdendo sempre più pezzi, tanto da classificarsi solo terzo in ordine di preferenze persino nel questionario realizzato da Byoblu sulla volontà di voto per le liste anti “sistema”. Dietro la lista di Toscano e Rizzo e addirittura dietro il Movimento VITA dell’On. Sara Cunial.

Gianni Alemanno, ex Sindaco di Roma

Dulcis in fundo, una volta imbarcata l’area più oltranzista della destra, sembra che Paragone sia pronto a far salire sul carrozzone anche un volto noto di quella tradizione, Gianni Alemanno. Dall’MSI ad Alleanza Nazionale, dal PDL fino a Fratelli d’Italia passando per piccoli partitini senza successo, la travagliata carriera di Alemanno sembrerebbe virare verso questo nuovo percorso.

Ricordiamo che l’ex sindaco di Roma rimane uno dei nomi più noti riguardanti lo scandalo di Mafia Capitale e nel 2022 è stato condannato a 1 anno e 10 mesi per le accuse di traffico di influenze illecite e finanziamento illecito riguardo l’indagine Mondo di Mezzo.

Sul coinvolgimento di Alemanno in questo nuovo progetto politico si sa ancora poco ad oggi, ciò che è certo è che la sua presenza non cozzerebbe assolutamente con l’ambiente di Casapound, con cui l’ex primo cittadino della Capitale ha avuto collaborazioni in passato. Persino suo figlio Manfredi nel 2011 fu eletto presso l’istituto scolastico che frequentava con il Blocco studentesco, ala giovanile del movimento di estrema destra.

In ogni caso sembrerebbe che l’ex sindaco di Roma, da settimane in rotta con Fratelli d’Italia e la sua area politica di riferimento, starebbe dando una mano al movimento dell’ex grillino per raccogliere le firme necessarie per presentarsi alle elezioni del 25 settembre. Non si esclude che in futuro, ormai privo di asilo politico, possa ricoprire un ruolo di maggiore rilievo nel movimento.


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