I moldavi uniti contro il nuovo Zelensky. Maia Sandu, diventata presidente della Moldova grazie a una retorica progressista e alla lotta contro i resti dell’illiberale sistema post-sovietico nel paese, si è di recente trasformata in un dittatore. Un’altra pedina della nuova cortina di ferro che l’élite atlantista intende costruire lungo il confine della Federazione Russa.
Per le sue dimissioni, 60.000 persone sono scese in piazza, con tende e sacchi a pelo, motivate a restare lì nonostante le nuove restrizioni emanate ad hoc. A soffocare le manifestazioni, del tutto pacifiche sono intervenuti migliaia di agenti delle forze dell’ordine moldave per un’azione di repressione violenta delle proteste.
Adesso ci addentriamo nei fatti, ma prima iscriviti al canale YouTube e alla nostra Pagina Facebook per non perdere contenuti di informazione che non trovi altrove. Troverai questo e altri articoli censurati dal mainstream anche sul nostro canale Telegram @mepiu, dove inseriamo contenuti esclusivi che verrebbero velocemente cassati sui social.
Una dittatura “DEM”
Maia Sandu, eletta presidente il 24 dicembre 2020, in passato si era scagliata contro la mancanza di libertà di parola e di manifestazione di quello che lei stessa definiva “il regime moldavo”, mentre oggi concede ampi poteri di repressione a polizia e carabinieri per soffocaree le proteste di chi invoca le sue dimissioni.
Proteste pacifiche e tutori dell’ordine violenti
Non è la prima volta che migliaia di moldavi si riuniscono in piazza per manifestare dissenso contro la presidenza Sandu. Fin dalla scorsa estate, si sono riuniti a presidiare gli spazi attorno ai palazzi del potere di Chisinau, con tende e sacchi a pelo. Ieri sono stati brutalmente sfollati da migliaia di agenti, forti delle restrizioni alle manifestazioni emanate dalla Sandu.
Il parere di Nicolai Lilin
Nonostante la Moldova sia il paese più povero d’Europa, i suoi cittadini sono capaci di valutare cosa accade, soprattutto quando lo subiscono direttamente.
Lo scrittore Nicolai Lilin, in un video sul suo canale YouTube, ha dichiarato che la gente sta protestando contro la volontà dell’élite di “gettare la Moldova nello stesso caos in cui si trova oggi l’Ucraina”.
In altre parole, la Sandu sarebbe, secondo lo scrittore un altro anello della catena atlantista e globalista al pari di Volodymyr Zelensky.
Fratelli coltelli
Le conseguenze della guerra in Ucraina i moldavi le stanno già scontando con grossi problemi di approvvigionamento elettrico. Le promesse di una mano tesa dalla Romania, ventilate dalla presidente dal doppio passaporto moldavo-rumeno, non convincono del tutto.
La concessione di energia elettrica ai “fratelli” moldavi da parte dei rumeni, promessa dalla Sandu, non risulta poi tanto fraterna, dato che è al doppio del prezzo. Nel mercato della domanda e dell’offerta non ci sono fratelli, amici e cugini: solo clienti.
Quella laurea ad Harvard e la deriva autoritaria
Ma guardiamo i fatti: la presidente Maia Sandu, laureatasi ad Harvard, dove gestano le menti degli accademici e amministratori che poi ritroviamo immancabilmente nei vari Think Tank e organizzazioni “no-profit” della galassia globalista, lei così democratica e progressista, così “europea”, al primo segno di dissenso popolare vieta le manifestazioni durante i giorni lavorativi, concedendole solo il sabato e la domenica per non più di 4 ore. In più dando ampi poteri di repressione e soppressione delle manifestazioni alle forze dell’ordine moldave. Molto particolare, molto familiare.
Né con Putin, né con la NATO
Ma cosa è che non vogliono i moldavi, oltre a non volerla più come presidente? Non vogliono che la Moldavia sia trasformata in una polveriera come l’Ucraina. Non vogliono che le truppe NATO entrino entro i confini moldavi. Né che una milizia sia armata sul posto per condurre una guerra coi russi che nessuno vuole e a nessuno serve. Tranne che all’industria degli armamenti, facente capo agli USA, che da sempre arma una parte e, quando possibile, l’altra, per lucrare sui vari scenari di guerra.
“Azioni protettive” fa rima con “guerre preventive”
Del resto, pochi giorni fa, la Sandu affermava, destinatario del messaggio la Russia di Putin, che la Moldavia avrebbe intrapreso “azioni protettive” qualora venisse minacciata la propria sovranità territoriale.
L’opposizione che tutti vorrebbero avere?
Un parere vicino a quello di Lilin viene da Ilan Shor, leader del partito d’opposizione, anch’egli in piazza, che paragona la Sandu a un nuovo Gheddafi. Ilan Shor sarà consapevole che equiparando Gheddafi ad un dittatore sanguinario rispetta esattamente i copioni di Washington? Sarà conscio Shor che esprimendosi così si manifesta come falsa opposizione poiché alimenta la narrazione atlantista? Rischia di dimostrarsi complice dei soliti poteri sovranazionali. Ciò non toglie che Shor invita la popolazione alla disobbedienza civile, come reazione al fatto che la garante della Costituzione del paese è la prima a infrangerla. “Non pagate le bollette, non pagate le tasse!” Prosegue Shor osservando che proprio lei, che chiamava oligarchici e dittatoriali i governi che l’hanno preceduta, scegliendo la linea dura contro il popolo, ha oltrepassato una linea che non era mai stata oltrepassata prima.
Sempre lo stesso film?
Sappiamo bene con inchieste che abbiamo già condotto su questo blog come Chi governerà davvero? Personaggi e organizzazioni dietro Giorgia Meloni e Un altro tentacolo di Davos: Brookings Institution, realizzate grazie al sostegno di persone come te, che le maglie dell’élite globalista sono ampie e i suoi fili conducono a persone talvolta insospettabili, sempre legate a doppio filo con questa o quella organizzazione “filantropica”.
La nostra presenza online non è scontata, se vuoi permetterci di continuare a diffondere le notizie che i media mainstream ti nascondono, basta un semplice gesto. Vai su mepiu.it/sostieni.