Lo spettacolo che stiamo vedendo in scena in queste ore per l’elezione del Presidente della Repubblica è decisamente avvilente. Ma la confusione è reale o artefatta? Cerchiamo di capirne di più con l’economista ed editore Arnaldo Vitangeli intervistato da Eugenio Miccoli e facciamo qualche ipotesi sui prossimi inquilini del Quirinale e di Palazzo Chigi.
Nel mezzo della corsa al Quirinale più contorta di sempre, Arnaldo Vitangeli, da attento osservatore dei movimenti di palazzo in queste ore, illustra il suo pensiero.
Perché una resistenza a Draghi da parte della partitocrazia?
Alcuni, come i cinque stelle non fanno più riferimento ad alcun leader ma sono cani sciolti con l’unico intento di arrivare a fine legislatura, con la piena consapevolezza di non essere rieletti alla prossima tornata. Dunque non hanno alcun interesse nel far eleggere Draghi e segnare la fine del Governo. D’altra parte far salire sul trono il tecnocrate e inaugurare una sorta di presidenzialismo, di fatto, significa per i partiti chiudere la bottega. Come sostiene Vitangeli: ”Draghi al Quirinale significa dire che i partiti non servono più a nulla”. Le sigle che ricoprono il panorama politico hanno paura di perdere quel poco consenso già in bilico a causa della forte disaffezione alla politica degli ultimi tempi.