Dalla fine di quest’anno sarà possibile negoziare contratti future sull’acqua sulla piattaforma Globex. Ad annunciarlo il gruppo americano CME, proprietario della piattaforma, recentemente molto chiacchierata per alcuni movimenti speculativi anomali. L’annuncio ha destato preoccupazione e scandalo perché l’acqua, bene primario indispensabile e diritto umano inalienabile, verrà di fatto trasformata in merce soggetta ai movimenti speculativi e alle leggi del mercato. Vediamo i dettagli in questa nuova compressa di Sette+ su mepiu.it
Il Gruppo americano CME ha annunciato che entro la fine di quest’anno sulla sua piattaforma di negoziazioni Globex, in collaborazione col NASDAQ (uno dei maggiori listini di Borsa degli Sati Uniti) sarà possibile negoziare contratti “future” sull’acqua.
Il “sottostante” (cioè l’oggetto delle “scommesse”) sarà infatti il Nasdaq Veles California Water Index, che registra i prezzi dei diritti di concessione dell’acqua in California, che nei solo territorio di Los Angeles e San Francisco valgono più di un miliardo di dollari. La piattaforma di contrattazioni Globex in questi ultimi tempi è stata , diciamo così, alquanto chiacchierata. E’ su di essa infatti che il petrolio alcuni mesi fa ha registrato addirittura quotazioni negative. I venditori cioè dovevano pagare i compratori per poter disfarsi del petrolio. Ed anche sul prezzo dell’oro su Globex si sono registrati movimenti anomali. Ma non è questo il punto. A suscitare polemiche e scandalo è il fatto che l’acqua, bene primario indispensabile alla vita, da sempre considerato bene comune gestito da istituzioni pubbliche, dopo essere stato affidato ora a gestioni private, tende a diventare sempre più una “merce” normale, cioè un bene di mercato sottoposto quindi alle leggi, e alle speculazioni, del mercato.
Naturalmente il CME Group sostiene che i “future” sull’acqua hanno lo scopo di gestire meglio il “risk management” cioè il rischio che i gestori delle imprese (agricole, industriali) grandi consumatrici di acqua vadano incontro a rimbalzi dei prezzi conseguenti a carenze idriche. Ma è noto che a livello mondiale da anni solo il 10% dei contratti derivati è stipulato per coprirsi da rischi, mentre il 90%, cioè la quasi totalità, ha scopi speculativi.