“Questo discredito pubblico, così tanto propagandato a larghe mani e dispensato a larghe mani, dai mass media e dai politici nei confronti dell’opinione pubblica in relazione al lavoro degli insegnanti, ha portato i genitori a considerare gli insegnanti sempre meno da un punto di vista del valore ma anche della dignità. Non voglio dire prestigio ma un tempo un insegnante era un insegnante.
Quando si vedono cose del tipo: insegnanti che vengono picchiati, insultati, sono cose che feriscono dentro perché, attenzione, sono gli educatori o comunque dovrebbero esserlo e dovrebbero essere messi nella condizione di farli.”
Pietro Ratto, scrittore, docente e filosofo, in quest’estratto dell’intervista di Eugenio Miccoli ci parla della scuola e della figura dell’insegnante in un momento così delicato, dove la scuola che conoscevamo fino ad oggi, sta cambiando così velocemente. In questo articolo potete leggere la trascrizione completa, a cura di Flavia Minorenti della redazione di MePiù, dell’estratto dell’intervista.
Nel momento in cui noi mettiamo in discussione l’educatore, cosa ci resta? Che cosa resta? Chi educa chi?
È un problema enorme. Eppure dalla riforma, dal 2000 in avanti era venuto fuori questo discorso, un insegnante non può più essere educatore, perché l’educazione è qualcosa di soggettivo. Ora, ciò è quanto di più falso ci sia. Kant alla fine della “Critica della Ragion Pratica” dopo aver creato una vera e propria scienza dell’educazione, con un’umiltà infinita, si augura che qualcuno riesca ad arrivare a una morale scientifica. C’è arrivato lui, basta leggerlo, e non per questo è messo nell’indice dei libri considerati peccaminosi dalla chiesa. è un filosofo messo da parte, accantonato, perché stiamo parlando di un metodo e di una scienza vera e propria, per rendere l’uomo autonomo e moralmente capace di autoregolarsi.
Ecco quindi la figura dell’insegnante è crollata. I genitori hanno cominciato a reputarsi molto più all’altezza del compito educativo degli insegnanti e a volte è proprio così, anche perché, questo è quello che si sta verificando, man mano che avviene il ricambio della classe degli insegnanti, i nuovi sono sempre più indottrinati e spaventati. Sono assunti con tecniche sempre più di precarietà e ricattatorie, in questo modo sono ben cresciuti già da quando erano studenti loro, in questi ultimi anni, con l’idea che il lavoro bisogna tenerselo e la famosa flessibilità necessaria per poterlo mantenere, accettando qualsiasi cosa. Questi non sono gli insegnanti che aiutano a crescere, a lottare per la libertà. Sono gli impiegati che ci meritiamo, ecco quindi la causa e l’effetto, si è creato un sistema, è un ciclo che fa sì che che adesso sia veramente difficile tornare indietro, nonostante questo. Sono convinto che l’unica soluzione e lo dico con grande serietà e convinzione, fregandomene di quello che pensano gli altri, l’unica soluzione per questa nostra società, per poter ricominciare daccapo e per potersi fondare su dei valori autentici, non siano le telecamere non siano le proibizioni, non siano i nuovi governi, non sia votare, se non indirettamente nel senso di trovare un nuovo mezzo per arrivare a quello che appunto è l’unico strumento vero e questo strumento vero, che è l’unica soluzione è: LA SCUOLA.
Una scuola in cui vengano selezionati maestri capaci di diffondere libertà, di diffondere giustizia, di diffondere moralità, e non bigottismo, non pregiudizio, non sudditanza. E questo significa un processo lungo, che durerà decenni, perché quelli che cominciamo a formare adesso, diventerebbero genitori dopo decenni, e maestri dopo altrettanti decenni, ma nel giro di una, due generazioni, noi avremmo un’Italia completamente rinnovata. Questo secondo me è l’unico modo.