L’Africa potrebbe aprire la strada all’adozione globale di Bitcoin. In molti in Africa hanno compreso che la valuta digitale presenta una maggiore inclusione finanziaria dei sottopagati. L’Africa era stata citata come la terza economia di criptovaluta in più rapida crescita con Kenya, Nigeria, Sudafrica e Tanzania che si classificano nella Top 20 Global Crypto Adoption Index di Chainalysis. Mesi fa, noi di MePiù, avevamo già affrontato più volte l’argomento “criptovalute” grazie anche all’intervento ai nostri microfoni di Francesco Carrino, analista e attento osservatore delle dinamiche economiche mondiali.
Avevamo soprattutto parlato del caso del Libano che, in preda ad una forte crisi economica e soprattutto finanziaria, è diventato un laboratorio per l’adozione delle monete digitali. Un contesto alquanto particolare, dove il tasso di unbanking – il tasso di impossibilità di accesso al sistema bancario – è molto alto e chi ha scoperto le cripto preferisce utilizzarle. Lo stesso mainstream aveva lanciato diversi servizi sul Libano, in particolare sul caso Beirut in cui si faceva riferimento addirittura a “spacciatori” di valute digitali, che cambiano dollari per cripto. Ebbene, avevamo perfettamente illustrato la catena di commercio che si era creata attraverso pagamenti in cripto tramite smartphone.
Un mondo di scambi su piattaforme decentralizzate sta emergendo sotto le crisi e le restrizioni imposte da governi sempre più autoritari?
Il Bitcoin, in Africa, sembra colmare il divario economico, andando a favore della finanza personale, delle iniziative imprenditoriali e quindi dell’economia reale. Inoltre sembra essere una soluzione in un contesto sociale caratterizzato dall’instabilità nei mercati finanziari globali e da alti costi di transazione sui servizi finanziari e molto altro. Dato che la metà della popolazione africana non ha un conto bancario tradizionale, Bitcoin fornisce una soluzione ai non bancari con servizi finanziari a chiunque, indipendentemente dalla classe sociale.
Questi movimenti hanno però allertato la Banca centrale della Nigeria, che ha vietato a tutte le istituzioni finanziarie regolamentate di fornire servizi agli scambi crittografici nel paese. L’Africa, celebre per essere “il centro della corruzione”, non avrà mai il benestare dei leader del Paese sul tema criptovalute. Nonostante i numerosi tentativi di porre un freno, però, l’uso di Bitcoin ha continuato a prosperare in tutto il paese, specialmente tra i giovani nigeriani e c’è già chi parla di “pacifica rivoluzione monetaria“.
C’è sempre un “però”, come in tutte le cose. Binance – uno dei più grandi exchange di criptovalute al mondo – ha improvvisamente limitato 281 account personali di utenti nigeriani. Costoro si sono così ritrovati senza più alcuna possibilità di effettuare operazioni di trading. Perché? Si apprende che tale provvedimento è stato necessario per rispettare le leggi internazionali sul riciclaggio di denaro.
Sembra che la maggior parte degli account abbia subito tale restrizione su espressa richiesta dalle forze dell’ordine internazionali.
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