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Ancora 5 minuti al Risveglio.

La psicologa e psicoterapeuta, Antonia Dimovska, la quale dopo oltre 20 anni di lavoro al servizio del prossimo ha rinunciato alla professione sanitaria perché non in accordo con l’attuale visione scientista delle imposizioni terapeutiche, ha scritto una chiara e mirata lettera. Il contenuto spiega come quella normalità in cui eravamo immersi fino a prima della pandemia e che sembrava indiscutibile è crollata, facendo svanire ogni certezza nell’individuo. Il crollo degli schemi preconfezionati della società può però portare ad un risveglio degli uomini, con cui inizialmente è difficile convivere, ma che rappresenta la vera svolta della vita.

Quando è iniziato tutto questo, per molti di noi è stato come svegliarsi in un incubo.  

Gli effetti di tutto questo, su scala mondiale, sono sotto gli occhi di tutti e ognuno è libero di farne l’esperienza che ritiene più adatta al proprio percorso. Non serve che io specifichi di cosa parlo scrivendo “tutto questo”. Chi mi legge sa perfettamente di cosa parlo. Non serve nemmeno che io lo nomini. Mi sovviene Voldemort e come, all’inizio della storia di Harry Potter, a lui ci si rivolgeva senza nominarlo per paura di renderlo ancora più reale solo dicendo ad alta voce il suo nome. Per il tutto questo di cui parlo sapremo solo tra un po’ di tempo il nome che gli verrà affibbiato dal senso comune. Assegnare un nome e usarlo è un processo creativo. Stiamo vivendo un periodo storico estremamente ricco e creativo, stiamo vivendo il Risveglio che senza tutto questo sarebbe stato meno intenso, meno pervasivo, meno entusiasmante, meno coinvolgente. Come non essere grati per tutto questo

Molti di noi, dicevo, si sono svegliati in un incubo. Gli altri hanno evidentemente bisogno di dormire ancora un po’. Comprensibile e condivisibile. Personalmente, la mia capacità di comprensione aumenta esponenzialmente al mattino presto, quando il suono della sveglia mi strappa via dalla culla, quando la consapevolezza lucida arriva e realizzo che ho da lasciare la comodità del mio amato cuscino. Per comprendere chi ha bisogno di dormire ancora un po’ e si concede il lusso di spegnere la sveglia e girarsi dall’altra parte, mi ricordo di com’è stato svegliarsi nelle mattine più dure e difficili della mia vita. Provate. La prossima volta che non riuscite a comprendere come sia possibile continuare a dormirsela mentre la casa va a fuoco, ripescate dalla memoria la mattina di uno dei giorni più brutti della vostra vita. Il giorno del funerale di qualcuno che avete amato può andare bene. Eravate ansiosi di svegliarvi e correre a celebrarne la morte?  

Ognuno di noi ha le sue giornate più toste nell’album dei ricordi. Può esserti morto un figlio o il gatto, ti si può essere scheggiata l’unghia o puoi aver scoperto che tuo padre ti odia. Ognuno ha il suo percorso, i suoi ostacoli, cuciti su misura per fare le esperienze di cui ha bisogno. Tosta da digerire come cosa. Detta in altri termini: tutto ciò che arriva nella nostra vita, anche le schifezze più dolorose, sono al nostro servizio, per elevarci e farne esperienza. Ci può stare che non sempre uno abbia voglia di elevarsi. L’immagine di un adolescente al mattino, l’entusiasmo con cui scaraventa la sveglia contro la porta e infila la testa sotto il cuscino mentre si gira  dall’altra parte in un unico gesto atletico, può aiutarci a visualizzare lo stato d’animo di chi intende continuare a dormirsela. E noi vorremmo tanto parlargli di come tutto questo sia una meravigliosa occasione di crescita spirituale. Chi è lo stupido che non capisce? Già che ci siamo lasciatemi aggiungere la ciliegina sulla torta: siamo  stati noi a scegliere di incarnarci proprio in questo tempo e in questo corpo. La nostra anima ha scelto proprio quegli incapaci dei nostri genitori!  

L’esperienza comune degli incubi ci insegna che molto spesso, nell’attimo esatto in cui un incubo diventa intollerabile, ci svegliamo. Molto spesso ci svegliamo se qualcuno nel sogno ci uccide per esempio. L’angoscia in quel caso è intensa per la maggior parte di noi. La paura della morte è La Paura, superata quella diventiamo  immortali. Ricordo che prima di tutto questo, molte persone potevano tenere fuori dalla loro quotidianità la morte. La morte, pur essendo l’unica certezza che abbiamo, era relegata ai margini come fosse una disgrazia  evitabile. Invece capita a tutti i vivi. Moriremo tutti prima o poi. La vita è un gioco e come tutti i giochi ha un  inizio e una fine. Lo scopo di un gioco non è forse divertirsi, giocarsela e vedere come va a finire?  

Gli incubi sono uno strumento decisamente efficace per alzare il nostro livello di consapevolezza. Se, paralizzati dalla paura rimaniamo ancorati alla superficie delle cose, la paura alimentata e rafforzata dall’incubo ci farà  tentare di dimenticare al più presto possibile quel brutto sogno. Saremo stati travolti dall’ondata emotiva, avremo perso un’occasione per cavalcare quell’onda strepitosa. A volte farsi travolgere funziona, si riesce a dimenticare. Altre volte non funziona. Quell’incubo ci resta incollato addosso non solo con la sua storia, ma ciò che è peggio, con le sue emozioni. Rimaniamo scossi e interdetti ma in piedi, a chiederci se sia possibile  cavalcare le onde. Certi incubi tornano a tormentarci e diventano quello che gli psicologi chiamano incubi ricorrenti. Non serve essere psicologi per comprendere che questi messaggi ricorrenti che arrivano a terrorizzarci, nascondono qualcosa di molto interessante. Qualcosa che esige la nostra attenzione per essere compreso. Non è detto che io abbia voglia di dare la mia attenzione a qualcosa di sconosciuto e quindi per definizione spaventoso. Buttarmi a capofitto in una intensa giornata lavorativa mi permetterà di distogliere l’attenzione con molta efficacia. E poi ci sono i soldi. Il dio denaro esiste ed è universalmente venerato. D’altronde, lavorare è il nostro scopo in questa vita. O no? Guai a mettere in discussione questa semplice,  granitica verità assoluta che garantisce sicurezza e denaro.  

Da dove arrivano questi messaggi che si presentano sotto forma di incubi? Se mentre dormo arriva qualcosa di così potente da svegliarmi, posso certamente scegliere di trattarlo come un’accozzaglia di trasmissioni sinaptiche casuali. Oppure, posso incuriosirmi e scegliere di esplorare altre vie. La scelta è una azione  tipicamente umana.  

Tutto questo non è nient’altro che un incubo ricorrente creato dall’Umanità stessa per darsi la possibilità di elevarsi. Svegliarsi nell’incubo, riconoscerlo come ricorrente e ricordare finalmente il messaggio: siamo anime incarnate in un corpo per fare esperienza, siamo dotati di libero arbitrio, nasciamo liberi, a volte diventiamo schiavi per scelta. Scelgo di continuare un lavoro che detesto e brucia il mio tempo in cambio del denaro che mi permetterà di sfamare i miei figli. Siamo schiavi tutte le volte che ci raccontiamo questa sia l’unica via. So che per la maggior parte di noi è tutt’ora l’unica via. Comprendere il messaggio dell’incubo ricorrente che arriva a  tentare di svegliare l’Umanità intera vuol dire rivolgere l’attenzione oltre la paura. Mettere da parte la certezza granitica che impone un’unica via. Resistere per immaginare altre vie. Resistere per costruire alternative.  

Un mondo in cui non siamo schiavi del lavoro, per esempio, non solo è possibile ma già in fase di realizzazione. Certo per vederlo è necessario passare attraverso la messa in discussione di quella che, fino a ieri, ci sembrava l’unica realtà possibile. Prima di tutto questo eravamo immersi in una normalità che ci sembrava indiscutibile. Durante tutto questo l’abbiamo vista sgretolarsi letteralmente come neve al sole. Occorre un immenso sforzo per illudersi che ci possa essere un ritorno a quella normalità. Eppure tanti sono capaci di una rimozione di questa portata. Sono quelli che eseguono gli ordini, seguono le regole, sono sempre stanchi e di corsa. Sono quelli che agiscono in nome della sicurezza, del quieto vivere, del non voglio avere problemi. Sono quelli che  credono ad un potere buono che agisce per il nostro bene. Sono quelli che ancora riescono a mettere insieme nella stessa frase potere e buono. Sono quelli che pensano il Rispetto abbia qualcosa a che fare con le  gerarchie. Sono quelli che ancora hanno bisogno che qualcuno gli dica cosa fare. Sono fedeli al dio denaro. Sono quelli che non si assumono responsabilità, l’unica che resta è quella di obbedire. Obbedisco, riconosco l’autorità, convalido la gerarchia. Sono quelli che per divertirsi hanno i luoghi e i tempi deputati, le divise e le frasi adatte. Tacco e tequila al venerdì sera. Me lo ricordo molto bene.  

Poi ti svegli in un incubo, capisci che non sei in grado di riaddormentarti. Tornare all’ottundimento ti risulta impossibile, ci hai provato. Eccome se ci hai provato. Non funziona. Allora inizi ad essere arrabbiata, furiosa con tutti quelli che invece se la dormono, come quando sei vittima di insonnia e chi è accanto a te russa  beatamente. Desiderare di dargli fuoco è comprensibile secondo me. Svegliarlo, invece, è crudele ma soprattutto inutile. Soltanto una volta compreso che l’unico risveglio di cui siamo responsabili è il nostro, soltanto allora inizieremo a cavalcare tutte le onde di questo oceano spettacolare. E sarà un gioco divertente e  gratificante. Il Risveglio può essere difficile e fastidioso, può essere trascinato per le lunghe oppure immediato e a tratti violento. Ognuno ha il suo. Per quanto mi riguarda, avendo io difficoltà al mattino, ho massimo rispetto delle tempistiche di ognuno. So di quanto rancore siamo capaci nei confronti di chi entra in camera  spalancando la finestra, facendo entrare dentro tutta quella luce. Tutta quella fastidiosa aria fresca si insinua irruenta nel tepore dell’aria pesante e stantia mente noi abbiamo solo voglia di farci cullare ancora un po’ dal  buio che ci avvolge. 

Ad ogni modo, fuori il sole è sorto e l’Umanità si sta svegliando. 

Antonia Dimovska

Articolo già pubblicato su : https://www.novatherapy.it/il-risveglio/

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