Un libro dell’800 spiegava già bene tutto quello che oggi vediamo applicato con gli algoritmi nel campo della manipolazione, anche con l’utilizzo dei media. Giò Fumagalli ed Eugenio Miccoli aprono un dibattito sulle “folle” e sulla loro evoluzione, presentando la nuovissima traduzione di “Psicologia delle Folle” di Gustave Le Bon, per le Edizioni The Strategic Club. Un viaggio all’interno del più antico manuale sulla manipolazione mentale di massa, tra nuovissimi approfondimenti e analogie con l’attualità.
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Lo svanire della personalità cosciente, la nascita di un’anima collettiva passeggera, la cosiddetta “folla psicologica”, i concetti di autoreferenzialità, contagiosità e suggestionabilità, ovvero le tre caratteristiche cardini della folla: tutti aspetti fondamentali che Le Bon, ha captato nell’Ottocento, ma ancora attualissimi in quest’epoca digitale, più di quanto non lo siano stati al tempo dei vari Roosevelt, Mussolini e Lenin.
Questa la domanda focale: “Penseresti di essere membro di una ‘folla’ mentre sei sul divano di casa tua e stai scorrendo i post sul tuo social media preferito?” Naturalmente la maggior parte delle persone risponderebbe un secco “no”. L’immagine tradizionale che viene in mente quando evochiamo la parola folla è quella di una massa informe ma compatta di persone, generalmente all’aperto. Nessuno si immagina invece una persona singola, isolata dall’ambiente circostante e concentrata sullo schermo del proprio telefono.
Eppure noi, mentre partecipiamo ai grandi processi della vita digitale moderna, siamo, di fatto, parte di una o più folle. Tutto quello che Le Bon, ha teorizzato sulle folle fisiche, si applica perfettamente anche agli agglomerati di persone online: le “folle digitali”, appunto.
“Psicologia delle folle” rappresenta infatti uno strumento atemporale e universale, non relegabile quindi soltanto all’interno di un preciso contesto storico. Questo dibattito formativo sarà utile per comprendere le tecniche di manipolazione di massa ed essere pronti a saper discernere. Dopotutto come spiega Giò Fumagalli: “Quando l’uomo con Le Bon incontra l’uomo senza Le Bon, l’uomo senza Le Bon è un uomo morto”.