Jordan Peterson, famoso psicologo e life coach, si è affermato enormemente sul web come voce di riferimento fuori dal coro. Molto rispettato in ambito accademico per la sua ricerca su psicologia sociale e personalità, è diventato popolare grazie al suo canale Youtube, con più di 6 milioni di iscritti, e i suoi bestseller. Peterson ha generato molte discussioni per le sue idee, in forte antitesi con i principi sociali ed economici del liberal-progressismo.
Nella sua ultima apparizione nel podcast di Joe Rogan, che conta milioni di spettatori a puntata e noto per le sue idee di destra, Jordan Peterson ha annunciato la creazione di un consorzio internazionale con l’intento di rappresentare un’alternativa al famigerato World Economic Forum (WEF). L’obiettivo dichiarato da Peterson è creare una “visione alternativa del futuro”, in netto contrasto con la “narrazione apocalittica” proposta dal Forum di Davos.
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La conferenza inaugurale è prevista per la fine del 2023 a Londra. L’invito sarà esteso a circa 2000 figure di spicco del mondo imprenditoriale, culturale e politico, al fine di creare una membership ampia e diversificata. Ciò avvicinerebbe l’evento ai numeri dell’ultimo WEF, che ha visto la partecipazione di circa 2700 leader internazionali, dirigenti di Wall Street, banchieri e celebrità. Peterson ha inoltre espresso la volontà di rendere le discussioni aperte al pubblico.
Great Reset? No grazie.
Secondo Peterson, il WEF utilizza prospettive cupe e spaventose per giustificare alcune delle sue più controverse proposte, come il Great Reset. Un esempio emblematico? Lo scorso gennaio, l’anno 2023 è stato dichiarato, dopo neanche un mese dal suo inizio, come l’ “Anno della Policrisi” prospettando una vasta gamma di minacce, tra cui il cambiamento climatico. Non sono poche le voci che definiscono questo ultimo punto come “allarmismo esagerato“.
Jordan Peterson, invece, propone un’alternativa alla narrazione del WEF, presentando, a suo dire, una “visione invitante del futuro”. Tra i temi principali che saranno discussi ci sono sicuramente l’incremento della produzione e della distribuzione energetica, la salvaguardia delle libertà individuali contro la tirannia e la promozione di politiche pro famiglia per contrastare la diminuzione del tasso di natalità. Tutto ciò mettendo in discussione l’idea semplicistica secondo cui la crescita della popolazione porterà inevitabilmente a carenza di cibo, malattie e morte.
Dogmatismo malthusiano
Lo psicologo sostiene che al WEF non si tiene conto della complessa interazione tra produzione alimentare, popolazione e progresso tecnologico. Non si esprime invece sulle ragioni di questa clamorosa “svista“. La sua critica si muove anche in base alle molteplici evidenze di tipo storico che contraddirebbero le terribili previsioni del modello malthusiano. Malthus prevedeva infatti un legame tra crescita della popolazione e scarsità di risorse, ovvero carestia, e, infine, crisi demografica, che “resetterebbe” il ciclo. Invece, Peterson nota che, poiché la produzione di cibo ha tenuto il passo con la crescita della popolazione globale grazie ai progressi della tecnologia e dell’agricoltura, questa teoria non dovrebbe essere applicata al mondo attuale.
Non mancano posizioni pro famiglia, in quanto i promotori dell’evento ritengono che la promozione di nuclei stabili, insieme allo sviluppo e al benessere dei bambini, sia un elemento chiave per la creazione di una società più equa e giusta. Altro tema chiave è la gerarchia di responsabilità. Secondo Peterson, una “gerarchia di responsabilità, responsabilità distribuita” è “un antidoto all’idea che il potere sia l’unico fattore che governa”. Il concetto è che l’individuo, la comunità e la nazione dovrebbero assumersi la responsabilità delle proprie azioni, piuttosto che affidarsi a una figura di autorità superiore.
Sulla carta sembrano tutte posizioni ragionevoli, così come lo sono le critiche mosse a Davos. Seguiremo con attenzione lo sviluppo di questa nuova iniziativa.
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