Durante la seduta plenaria del 10 di febbraio 2021 del Parlamento Europeo, a Bruxelles, la capogruppo della sinistra al Parlamento europeo Manon Aubry ha attaccato la gestione della presidente della Commissione Ursula Von Der Leyen. Il video dell’intervento è diventato virale in Europa e ora, tradotto anche in italiano, sta facendo parlare della giovane parlamentare francese del partito France Insoumise capace di mettere d’accordo la sinistra più estrema e gli euroscettici e trovando sostenitori anche in Italia. “Siamo in grado di imporre restrizioni incredibili alla libertà dei nostri concittadini, ma siamo totalmente incapaci di imporre alcun tipo di regole alle aziende farmaceutiche”, così la 31enne Aubry.
Quattro minuti in cui l’eurodeputata francese, esponente della sinistra radicale di La France Insoumise, fa “a pezzi” la gestione europea chiedendo l’istituzione di una commissione di inchiesta “sulla responsabilità (della Commissione europea, ndr) per questo disastro”. Quale sarebbe il disastro per Aubry? L’eurodeputato, rivolgendosi alla presidente della Commissione Ue von der Leyen, evidenzia come “ i grandi leader farmaceutici hanno stabilito la legge per lei”. Il punto chiave è la trasparenza: “Nessuna informazione sui negoziati nonostante le richieste del nostro Parlamento. Solo tre contratti resi pubblici, grazie alla pressione dei nostri cittadini, ma tutte le informazioni più importanti come prezzo, programma di consegna, o anche i dettagli delle clausole di responsabilità sono nascoste. Per gli altri contratti dovremo aspettare che i laboratori si degnino di pubblicarli perché sì, sono loro che decidono”, accusa Aubry.
Il dominio delle corporation è fuori discussione. Le multinazionali determinano il livello di democrazia e trasparenza che gli stati, e le entità sovranazionali istituzionali, devono adottare. Viene privatizzato tutto. Hanno iniziato dalla libertà di parola e ora il caso degli europarlamentari ai quali è stata impedita una accurata analisi dei contratti di fornitura dei bip. Per un approfondimento sull’argomento, del quale abbiamo già parlato su MePiù in compagnia di Roberto Quaglia, vi rimandiamo all’intervista di Eugenio Miccoli che potete trovare in questo stesso sito nella sezione “interviste di Eugenio Miccoli”.
Altre critiche arrivano quindi sulla gestione delle consegne dei vaccini e dei brevetti stessi: “Un pasticcio di ritardi e nessun programma rispettato senza alcuna sanzione, perché decidono i laboratori”, i vaccini “sono stati resi possibili da miliardi di euro di denaro pubblico ma i brevetti rimangono proprietà esclusiva di big pharma. Di conseguenza, gli Stati non possono produrre su larga scala le dosi di cui il mondo ha così tanto bisogno”.
L’eurodeputata evidenzia i profitti delle case farmaceutiche, i 15 miliardi di fatturato e dal 20% al 25% di margine per Pfizer “che è felicissima del successo del suo blockbuster”, mentre la francese Sanofi “non ha trovato alcun vaccino, ma ha trovato 400 posti di ricerca da tagliare e 4 miliardi di euro di dividendi da distribuire”. La co-presidente del gruppo parlamentare della Sinistra Unitaria Europea fa quindi un parallelo tra diverse ‘regole’: “Siamo in grado di imporre ai nostri concittadini una restrizione senza precedenti delle nostre libertà ma non saremmo in grado di stabilire le regole per big pharma?”.
Di seguito il Tweet della @ManonAubryFr del 10 febbraio 2021:
La gestione opaca e lenta dell’Europa ha spinto Austria, Danimarca e gli altri cosiddetti ‘first mover’ a non fare più affidamento sull’Unione Europea per i vaccini, virando su Israele, dove verranno prodotti i vaccini di seconda generazione per ulteriori mutazioni del coronavirus. Il cancelliere austriaco Sebastian Kurz ha ricordato che nonostante l’approccio europeo alla vaccinazione “è stato fondamentalmente corretto”, i problemi sono derivati dall’Ema, l’Agenzia europea per il farmaco, considerata da Kurz “troppo lenta con le approvazioni dei vaccini e ci sono rallentamenti nelle consegne da parte delle aziende farmaceutiche”.