La morte di Pablo Neruda è stata oggetto di un’indagine dal 2011 a seguito di una denuncia presentata dal Partito Comunista cileno. L’accusa di avvelenamento da parte del regime di Pinochet si basa sulla testimonianza dell’autista di Neruda. Recentemente, la famiglia del poeta cileno ha annunciato i risultati di una relazione di esperti internazionali che avallerebbe la tesi dell’avvelenamento. Fino a questo momento, la causa ufficiale della morte di Neruda riguardava un cancro alla prostata che lo avrebbe afflitto dal 1969.
Il team di esperti ha studiato il batterio “clostridium botulinum”, trovato nel 2017 in un molare di Neruda. Il batterio, molto comune nel suolo e che in condizioni di scarsità di ossigeno, produce tossine che possono causare il botulismo, con esiti anche letali.
Dopo aver esaminato i resti di Pablo Neruda, il gruppo di esperti provenienti da Canada, Danimarca e Cile ha recentemente presentato le proprie conclusioni alla giudice Paola Plaza, incaricata dell’indagine sulla morte del poeta. Il rapporto completo, che include allegati, bibliografie e altri documenti, sarà consegnato soltanto il 7 marzo. Intanto Rodolfo Reyes, nipote di Neruda e parte lesa nell’indagine, ha dichiarato alla stampa che il bacillo era presente nel corpo del poeta al momento della morte. Questo escluderebbe a priori la possibilità che il batterio potenzialmente letale possa essere entrato nel corpo di Neruda dopo la sepoltura.
“Ora sappiamo che non c’era motivo per cui il ‘clostridium botulinum’ fosse presente nelle ossa (e nei denti) di Neruda. Cosa significa? Che Neruda è stato assassinato, c’è stato un intervento nel 1973 da parte di agenti statali” ha dichiarato Reyes.
La notte del 23 settembre 1973, Neruda morì nella clinica Santa Maria situata nel centro di Santiago. Appena 12 giorni dopo il colpo di stato contro il presidente socialista Salvador Allende, suo grande amico, assassinato durante l’assalto al palazzo della Moneda. Il premio Nobel per la letteratura, all’epoca sessantanovenne e membro del Partito Comunista cileno, aveva pianificato di lasciare il paese il giorno successivo per il Messico, dove avrebbe continuato a far sentire la sua voce contro la dittatura.