La prima protesta, che si è svolta a Napoli, è stata descritta come un fenomeno isolato, di soggetti vicini alla criminalità organizzata. Quando è toccato a Roma si è invece detto che era una protesta neofascista, il giorno dopo però con le manifestazioni spontanee che si moltiplicavano in tutte le principali città d’Italia il Governo e la stampa mainstream ha dovuto ammettere che si tratta di cittadini che scendono in piazza per protestare contro una crisi drammatica.
Dopo la firma del nuovo DPCM la rivolta dei commercianti è iniziata in maniera inaspettata a Napoli, per poi coinvolgere come un’epidemia le principali città italiane, da Roma a Milano, da Torino a Palermo a Catania a Latina, solo per citarne alcune.
Migliaia di cittadini sono scesi in piazza per chiedere il ritiro del decreto, che prevede tra l’altro la chiusura di molti esercizi commerciali alle 18 e il coprifuoco per gli spostamenti dopo la mezzanotte. Queste disposizioni sono ritenute dai manifestanti inutili per tutelare la salute pubblica e disastrose per quanto concerne la sopravvivenza economica di interi settori della nostra economia, oltre che di milioni di famiglie.
L’impreparazione del governo rispetto alla formazione di organizzazioni di protesta spontanee, che pure erano prevedibili vista la drammatica crisi sociale, si è vista nelle parole con cui è stata descritta la prima manifestazione di Napoli. La ministra Lamorghese ha liquidato la rabbia dei manifestanti parlando di gruppi di violenti che nulla avevano a che fare con gli imprenditori preoccupati. I commentatori hanno parlato di infiltrazioni camorristiche descrivendo la piazza napoletana come una questione di sicurezza e di crimine organizzato, e non come la spia di un disagio sociale ormai intollerabile.
Quando poi la sera successiva le proteste di piazza contro il coprifuoco si sono svolte anche a Roma la stampa mainstream ha indicato nei neofascisti gli agitatori della protesta.
Insomma il tentativo era chiaro: far apparire, magari anche grazie a qualche infiltrato, le proteste come fenomeni isolati demonizzandoli e descrivendoli come l’azione di eversori, della criminalità organizzata o dell’area neofascista.
Il dilagare delle proteste in tutte le principali città d’Italia, però, ha smascherato sul nascere questo vergognoso tentativo di demonizzare chi protesta. Impossibile tentare di negare che in piazza si riversano cittadini che con mafia e fascismo non hanno nulla a che fare; commercianti, piccoli imprenditori, lavoratori autonomi che si trovano in uno stato di crisi durissima e per i quali le nuove restrizioni rappresentano una condanna a morte.
Le PMI italiane del settore alberghiero, della ristorazione e del commercio sono stata lasciate al loro destino dopo l’imposizione della chiusura totale per mesi. Mentre negli altri Stati europei e negli Usa hanno avuto aiuti concreti e immediati e massicci. Da noi commercianti, piccoli imprenditori e partite iva, hanno ricevuto aiuti del tutto insufficienti a compensare anche solo una parte delle perdite. Per i lavoratori e gli imprenditori del commercio, del turismo e dei servizi ulteriori strette sono intollerabili, soprattutto se le restrizioni appaiono insensate e del tutto arbitrarie, e dopo che l’efficacia dei lock down è stata messa pesantemente in discussione dal caso Svezia e dall’andamento dei contagi nei Paesi che non hanno optato per le chiusure come ha fatto invece l’Italia.
il racconto di mepiù
Anche ieri, lunedì 26 ottobre, si sono susseguite per tutto il giorno manifestazioni in varie città d’Italia. Napoli, Milano, Torino, Trieste, Treviso, Lecce, Latina, Cosenza, Pesaro, Pescara, Catania, Siracusa, Genova, Ferrara, Ravenna. Semplici cittadini al fianco di ristoratori, commercianti, sono scesi in piazza per manifestare il loro dissenso nei confronti degli organi di governo e mediatici che incitano il del perdurare di azioni illogiche e dannose. Le immagini in diretta su MePiù
immagini delle proteste di lunedì
domenica sera A NAPOLI, PALERMO, SALERNO E ALTRE CITTà
Altra notte di proteste in gran parte d’Italia. A Napoli, Palermo, Salerno, Catania e Siracusa, commercianti, tassisti, ristoratori e tanti semplici cittadini, sono scesi per le strade e nelle piazze per manifestare il loro dissenso nei confronti delle norme messe in atto per contrastare quelle che in molti di loro definiscono “un’emergenza sanitaria ingigantita per distruggere l’economia, il tessuto sociale del nostro paese e la stabilità mentale dei nostri figli”.
SABATO SERA a roma
Intorno alle 23:00 di sabato notte, si sono radunate alcune decine di persone in Piazza del popolo a Roma per manifestare pacificamente il loro dissenso sull’imposizione del coprifuoco da parte del presidente della regione Lazio Zingaretti, e sulla possibilità, ormai concreta, di un nuovo DPCM ancora più restrittivo.
Dalle immagini che circolavano nei vari circuiti, era possibile vedere chiaramente commercianti e i lavoratori, stanchi e impoveriti dal governo che emette provvedimenti ma non aiuta le fasce più in difficoltà, stazionare senza far neanche troppo rumore, distanziati e con le mascherine in volto, fino a mezzanotte in punto, quando sono stati esplosi alcuni petardi preceduti da due fuochi d’artificio che hanno riempito l’aria di fumo.
È in quel momento che c’è stata la prima carica. La folla si è dissolta in pochi istanti, e sono iniziati gli scontri con uno sparuto gruppetto di teppistelli che hanno cominciato a vandalizzare piazzale Flaminio e le vie del quartiere limitrofo.
Nulla a che vedere con l’esasperazione che monta nelle ultime ore. Piuttosto un evento che fa emergere le sempre più evidenti debolezze di un esecutivo sempre più all’angolo, costretto ad usare mezzucci anni ’70, dando la possibilità ai soliti giornaloni prezzolati di poter fare i soliti titoli ad hoc, pur di mantenere il controllo con il solito giochino del divide et impera. Continuare a vestire la parte dei cani da guardia del popolo a vantaggio di processi antropologici epocali decisi da quattro improbabili “benefattori”, non porterà nessuno di noi in una bella situazione. Eugenio Miccoli – mepiu.it