Il massimo organo giudiziario degli Stati Uniti, con una sentenza di appena una pagina, sostiene che cade fuori dalla giurisdizione del Texas la modalità con cui gli altri Stati conducono il processo elettorale e quindi non vi sono le basi legali per il ricorso. Nell’istanza presentata martedì scorso dello Stato della Stella solitaria, con l’appoggio di Trump e di oltre 100 parlamentari repubblicani, si denunciano Georgia, Michigan, Pennsylvania e Wisconsin per l’estensione dei termini del voto per posta. I quattro Stati hanno chiesto alla Corte Suprema di respingere il ricorso e la loro richiesta è stata accolta. Secondo il giornalista e analista Italiano residente nel Usa Roberto Mazzoni: “Questa fase è definitivamente chiusa”, “ora la palla è nella metà campo di Trump.”
Questi i prossimi passaggi:
14 dicembre
i grandi elettori devono votare per il presidente, in linea di principio per il candidato scelto dal voto popolare del loro stato. In linea teorica (non succede quasi mai) i grandi elettori possono anche non votare per il candidato che nel loro stato ha vinto il voto popolare, diventando “faithless elector”. I voti per il presidente e il vice-presidente vengono contati e certificati in ciascun stato; i certificati vengono mandati a una serie di uffici federali e al presidente del Senato (che attualmente è il vice di Trump, Mike Pence).
6 gennaio 2021
La camera dei rappresentanti e il Senato a Washington Dc si riuniscono in seduta comune per contare i voti elettorali. Quando viene superata la soglia dei 270 voti elettorali, il presidente del Senato annuncia i risultati.
20 gennaio 2021
È il cosiddetto inauguration day. Il presidente uscente accoglie il nuovo eletto alla Casa Bianca. A questo punto, in una cerimonia alla quale partecipano tutti i predecessori ancora in vita, il nuovo presidente presta giuramento. La cerimonia è presieduta dal giudice capo della Corte suprema, attualmente John Roberts.