Ad avere un ruolo centrale nel mercato di oggi sono piattaforme come Facebook, Instagram e YouTube, dove le aziende mettono contenuti per attrarre la clientela. In alcuni di questi casi, tali social hanno operato con limitazioni, censure e tutte una serie di azioni poco comprensibili.
Ad esempio c’è il caso recente di una persona che avete già visto su MePiù: Andrea Cimitan, in arte NME, anche conosciuto come ‘Cimi’. Coordinatore di una piccola azienda che fa formazione nel campo del trading e dei mercati finanziari, anche lui è stato vittima della chiusura di profili Instagram sia dell’azienda in questione che dei componenti della stessa. Il tutto senza un’apparente giustificazione. Lo abbiamo incontrato per fargli qualche domanda.
1 Ciao Andrea, spiegaci cosa è successo?
Io e i ragazzi abbiamo un’azienda che si occupa di divulgazione gratuita e formazione in ambito finanziario che si appoggia principalmente alle grande piattaforme mainstream di social network come Instagram e YouTube. Essenzialmente è successo che ci hanno buttato giù un account Instagram da 8 mila follower, che era quello che utilizzavano diciamo per la nostra Community e per nessun motivo pur non avendone violato nessuna norma, non si sa bene chi, se un qualche concorrente o altro, ha potuto buttarci giù con la scusa che stavamo impersonificando noi stessi. Quindi molto semplicemente si può fare evidentemente delle segnalazioni a Instagram per buttare giù chi ti pare della concorrenza, tanto si può fare e le persone poi non possono fare granché a riguardo, se non bestemmiare parecchio per provare a risolvere la cosa con un centro assistenza che non è umano, quindi non hai assistenza umana, non puoi parlare con una persona.
2 Credi possa quindi essere stata un’azione di qualche concorrente che ha agito in maniera sleale?
Purtroppo sì, è una cosa che è possibile. Da prendere in considerazione nel senso che è una possibilità, poi su quanto sia probabile anche lì si può discutere, però già il fatto che sia possibile è una cosa vergognosa. Cioè, è una cosa che per una persona che lavora on-line, per una persona che gestisce le community on-line non ha un minimo di tutela l’identità digitale. Quindi spero se c’è un progetto simile o diverso da Instagram, magari anche con le tecnologie diverse, riesca a diciamo bypassare il fatto che c’è questa entità centralizzata che è Instagram che bene o male decide tutto lei. A questo punto opeteri per una realtà più decentralizzata e che dia più tutela a livello di sicurezza e di identità.
3 Ti sei occupato spesso di manipolazioni bancarie e hai dato molte dritte alle persone che ti seguono su come individuare e, nel vostro caso che operate nei mercati finanziari, anche come “sfruttare” queste manipolazioni a vostro vantaggio invece che esserne vittima. Potrebbe essere anche per questo motivo che avete dato fastidio a qualcuno, tanto da far chiudere tutti i vostri account?
È un’opzione che mi è passata per la testa, non so quanto sia possibile nel senso che non so quanto delle grandi istituzioni bancarie ci possano temere. Sì siamo abbastanza conosciuti in Italia, però siamo piccolini ancora rispetto ad altri canali. Comunque non so se ha giocato un ruolo ciò. Piuttosto ha giocato un ruolo il fatto che abbiamo molti contenuti in modo gratuito e in senso divulgativo più che più che monetizzabile. Facciamo molta divulgazione, diamo molte informazioni e proprio per questo, il fatto che molte cose che normalmente si pagano siano da noi così di dominio pubblico, probabilmente da fastidio. Ha dato fastidio a qualcuno che invece cerca di monetizzare l’ignoranza.
Ciò che è accaduto ad Andrea è un qualcosa che potrebbe un domani riversarsi su chiunque porta avanti un discorso non conforme ad algoritmi prestabiliti. Anche noi di MePiù abbiamo spesso subito delle limitazioni social e per tale motivo vi chiediamo di continuare a sostenere la nostra informazione indipendente. Aiutarci è molto semplice: vai su mepiu.it/sostieni, grazie!
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