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IL GENOCIDIO DEGLI UIGURI NELLO XINJIANG CINESE. L’UE SANZIONA PECHINO

Nella giornata del 22 marzo i capi delle diplomazie dei 27, riuniti in presenza, hanno dato il via libera a misure restrittive per quattro ufficiali cinesi della regione dello Xinjiang per le violazioni dei diritti umani sulla minoranza musulmana degli uiguri.

Nuova battuta d’arresto nelle relazioni diplomatiche tra Unione europea e Cina. Nella giornata del 22 marzo i capi delle diplomazie dei 27, riuniti in presenza, hanno dato il via libera a misure restrittive per quattro ufficiali cinesi della regione dello Xinjiang per le violazioni dei diritti umani sulla minoranza musulmana degli uiguri. Gli uiguri sono un’etnia turcofona di religione islamica che vive nel nord-ovest della Cina, soprattutto nella regione autonoma dello Xinjiang, insieme ai cinesi Han. Gli uiguri costituiscono la maggioranza relativa della popolazione della regione. Già da tempo gli uiguri vengono sorvegliati dal governo cinese e seguono un sistema di credito sociale per il quale se non si accumulano abbastanza punti o anzi si viene sanzionati si rischia di essere detenuti in “campi di rieducazione“.

Non è un caso che ciò avvenga giusto un giorno dopo gli attacchi in Siria rivendicati dalla Turchia. Ad ogni modo Pechino risponde con misure contro parlamentari ed enti dell’Unione europea. Il segretario di Stato americano Blinken ha annunciato sanzioni per due dirigenti cinesi. La Cina si è subito opposta condannando “con forza” le sanzioni. Il ministero degli Esteri cinesi ha annunciato che Pechino ha varato a sua volta sanzioni contro “10 persone e 4 entità dell’Ue che danneggiano gravemente la sovranità e gli interessi della Cina e diffondono maliziosamente menzogne e disinformazione”. Tra i sanzionati: Reinhard Butikofer, Michael Gahler, Raphaël Glucksmann, Ilhan Kyuchyuk e Miriam Lexmann del Parlamento europeo.

Anche Usa, Canada e Gran Bretagna hanno affiancato l’Ue nelle sanzioni contro la Cina contro quello che Washington ha definito “il genocidio degli uiguri”. Gli Stati Uniti hanno sanzionato due dirigenti cinesi, Wang Junzheng, segretario del comitato del partito dei corpi per la produzione e la costruzione nello Xinjiang (Xpcc) e Chen Mingguo, direttore dell’ufficio per la pubblica sicurezza dello Xinjiang, come ha annunciato il segretario di stato Usa Antony Blinken. La campagna coordinata di sanzioni arriva alla vigilia della visita dello stesso Blinken a Bruxelles, per incontrare i vertici Ue e i colleghi alla ministeriale Nato.

Tra i quattro nomi di cinesi iscritti nella black list europea per le violazioni dei diritti umani della minoranza musulmana degli uiguri nello Xinjiang, figurano l’ex vicecapo della tredicesima Assemblea del popolo della regione (dal 2016 al 2019), Zhu Hailun, responsabile di un programma di sorveglianza, detenzione e indottrinamento su larga scala rivolto agli uiguri e a persone di altre minoranze etniche musulmane. Zhu Hailun, in particolare, è stato descritto come l’ “architetto” di questo programma. Si legge sulla Gazzetta ufficiale Ue. Nell’elenco dei sanzionati anche il segretario della Production and Construction Corps (Xpcc), organizzazione economica e paramilitare statale dello Xinjiang, ritenuto responsabile del ricorso sistematico, da parte dell’XPCC, a uiguri e persone di altre minoranze etniche musulmane come manodopera forzata, in particolare nei campi di cotone. Si aggiungono a questi il segretario del comitato per gli affari politici e giuridici dello Xinjiang dal settembre 2020, Wang Mingshan, oltre al direttore dell’ufficio per la pubblica sicurezza dello Xinjiang, Chen Mingguo.

Di contro il presidente del Parlamento europeo David Sassoli ha attaccato Pechino con un post su Tweet: “Le sanzioni della Cina contro i deputati al Parlamento europeo, la sottocommissione per i diritti umani e gli organi dell’Ue sono inaccettabili e avranno delle conseguenze“. Poi ha aggiunto: “Le sanzioni hanno colpito eurodeputati e organi del parlamento europeo per avere espresso delle opinioni nell’esercizio del loro dovere democratico. I diritti umani sono diritti inalienabili“. 

Perché denunciare la manodopera forzata nei campi di cotone cinesi proprio un giorno dopo l’attacco in Siria rivendicato dalla Turchia? Ennesima coincidenza oppure c’è un filo conduttore che connette quanto sta accadendo sul piano geopolitico? Rimanete connessi su MePiù per ulteriori aggiornamenti, riguardanti le mosse sulla scacchiera della geopolitica mondiale, poiché, al di là della propaganda atlantista dei media main stream, gli interessi in ballo sembrano davvero parecchi e il fronte dei giochi è molteplice e in taluni casi, come abbiamo visto, anche violento. 

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