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I Rothschild abbandonano la nave? Via dalla Borsa di Parigi.

Cosa sta succedendo ai vertici del potere finanziario di una delle famiglie più influenti del pianeta? Il delisting di Rothschild & co. annunciato dalla holding Concordia è una fuga dalle borse prossime al crollo o una manovra finanziaria attuata con studiato tempismo? Vediamo che aria tira.

Cosa sta succedendo ai vertici del potere finanziario di una delle famiglie più influenti del pianeta? Il delisting annunciato è una fuga dalle borse prossime al crollo o una manovra finanziaria attuata con studiato tempismo? Vediamo che aria tira.

Mentre il Festival di Sanremo assorbe l’attenzione di gran parte del pubblico italiano, Concordia, l’holding che controlla quasi il 40% del capitale Rotschild & co. annuncia un’OPA di revoca della società dalla Borsa di Parigi.

L’attenzione dell’informazione italiana su Mattarella, Zelensky sì o forse no, Ferragni e affini, non verrà sicuramente distolta da quest’operazione finanziaria, noi ci tenevamo a sottolineare che col delisting si chiuderà un’epoca durata 185 anni.

Prima di iniziare, raggiungici immediatamente in Telegram al canale @mepiu. Lì dentro siamo liberi di diffondere notizie che altrove censurano senza appello. Cominciamo.

Il DNA di una famiglia

Prima di chiederci quali saranno le implicazioni e le conseguenze di questa mossa, ci ha incuriosito portare l’attenzione ai valori fondamentali che da sempre guidano l’agire dell colosso finanziario. Dal sito della Società d’investimento apprendiamo chel’impegno filantropico e la responsabilità sociale sono parte integrante del DNA della famiglia”. Parola di Edmund Rothschild. 

Abbiamo già parlato di associazioni filantropiche in passato, per approfondire l’argomento puoi cominciare da Brookings Institution su cui abbiamo realizzato un servizio alcuni mesi fa. Clicca qui per vederlo.

Un codice genetico che si tramanda da quasi 200 anni, era infatti il 1838 quando il barone James Mayer de Rothschild quotò in borsa la banca che gestiva con i fratelli, disseminati in altre nazioni europee. Loro padre, il fondatore della dinastia, di nascita si chiamava Bauer. Egli aveva ereditato una ditta contabile, ma decise appunto di dare all’attività un “taglio filantropico“. Fu così che nacque il motto, riportato dalle fonti giornalistiche: “Fomentare le guerre, dirigendole in modo che tutte le Nazioni coinvolte sprofondino sempre più nel loro debito e quindi sempre più in nostro potere“.

Cambiò cognome (Roth Schild si riferisce, in tedesco, allo “scudo rosso” che compariva sull’insegna della vecchia ditta), fondò una Banca nella città di Hannover, e dedicò la sua vita a tessere numerosi intrecci tra finanza e politica. E, ovviamente, alla costruzione di quello che diventerà un impero che ancora oggi gode ottima salute.

Ritorniamo così ai suoi cinque figli, che aveva inviato in giro per l’Europa: Vienna, Napoli, Francoforte, ma soprattutto Londra e Parigi. Tra guerre e ricostruzioni, compresa la disfatta di Napoleone a Waterloo, i prestiti fioccavano verso gli Stati di tutto il continente. Quello che aveva sempre più l’aspetto di un leviatano finanziario riuscì allora a oltrepassare l’Atlantico, ampliando la sua influenza negli Stati Uniti d’America, allora molto lontani dalla potenza imperialista mondiale che conosciamo oggi, sebbene già attiva a far valere il suo peso nella sua sfera di interesse locale: le Americhe. 

Ai giorni nostri

L’attuale Banca Centrale degli USA, quella Federal Reserve che fu creata nel 1913 e che ha praticamente in mano le valute mondiali, è dalla sua fondazione Rothschild e ai loro soci, come riportato dalla stampa non allineata. Certo, queste potrebbero facilmente essere bollate come illazioni, come complottismo. Ma, nell’era di Google e della trasparenza, basta una breve ricerca per apprendere i nomi dei principali azionisti di questo Istituto privato, la Federal Reserve, che controlla il denaro degli USA e, di conseguenza, le economie di gran parte del pianeta.

Alla luce di tutto questo, l’operazione finanziaria della Concordia, la holding della dinastia, non può passare certo inosservata. Noi, nell’osservare gli effetti, ci chiediamo quali siano le reali cause dell’imminente delisting annunciato lo scorso 6 febbraio. I vertici si sono comunque espressi affermando la volontà di voler valutare le performance a lungo termine, cosa più agevole se il gruppo farà a meno dell’intervento degli azionisti.

Come al solito, staremo a vedere. 

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