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GBL: da “DROGA dello STUPRO” a “DROGA dei VIP”. La fitta rete della signora che riforniva i potenti.

Il mese di ottobre è stato cruciale per la fitta rete di spaccio della GBL, la così detta “Droga dello stupro”. Gli uomini dei Nas hanno scoperto alcuni luoghi di lavoro che fungevano da punti di riferimento per lo spaccio nella Capitale. Tra i maggiori coinvolti: Danny Beccaria, Clarissa Capone, detta “La Signora della droga dello stupro” e Rosa Trunfio, responsabile di un centro vaccinale in provincia di Napoli. A spuntare sono soprattutto nomi della “Roma bene” come Claudia Rivelli, sorella dell’attrice Ornella Muti, e un Senatore della Repubblica, ancora sconosciuto. Ormai però il fenomeno della GBL è diffuso in tutta Italia, e rappresenta la droga dei VIP.

Gli uomini dei Nas hanno scoperto, il 28 ottobre, alcuni luoghi di lavoro che fungevano da punti di riferimento per gli spacciatori di GBL: un ufficio dell’Ater (acronimo) in via di Valle Aurelia, un’agenzia della Banca Intesa San Paolo a Grottaferrata, e molteplici altri negozi. Grazie a questa operazione sono finite in manette 39 persone ed altre 24 sono indagate. È così saltato un giro d’affari da 5 milioni di euro e si è aperta una pista che riconduce a diversi ritrovi notturni, frequentati anche da persone appartenenti al mondo dello spettacolo. Proprio in queste realtà altolocate regna un corposo traffico di bottiglie colme di “droga dello stupro”, GBL, sostanza liquida inodore e incolore.

Tra i maggiori punti di riferimento della Capitale, il “Frutta e Verdura” a San Paolo. Hanno ricevuto le ordinanze di custodia cautelare in carcere e ai domiciliari il gestore del locale, Danny Beccaria, Clarissa Capone, il medico Rosa Trunfio, e Gennaro Quasto, da quanto si evince dai giornali persino percettore di reddito di cittadinanza.

A quanto si apprende dalle carte degli inquirenti, gli affari affondavano le radici in una clientela appartenente ad una fascia sociale elevata. Parliamo infatti di medici, giornalisti, politici, uomini di Chiesa, vip, conduttori radiofonici, ma anche poliziotti e militari. 

Il così detto “il gruppo di Danny”, aveva un primato nell’attività di rivendita all’interno dei locali notturni. Tra gli acquirenti sbuca anche un vigile urbano, un senatore, di cui ancora non è stato rivelato il nome ma dalle intercettazioni si viene a sapere che è “del lungotevere” e che vive “davanti alla Cassazione”, e persino un sacerdote. Queste le parole di Beccaria durante una chiamata: “Mo’ m’ ha scritto un prete, er prete è uno che me dà una cifra de sordi pe’ ditte”.

Dalle ricostruzioni sembra che questa sostanza stupefacente venisse acquistata su internet e arrivasse in Italia tramite spedizione da Olanda, Germania, Canada e Cecoslovacchia, giungendo a destinazione attraverso corrieri e rider, ignari del contenuto del pacco. Lo spaccio si allargava da GBL (la droga dello stupro), catinoni sintetiche e altri elementi farmacologici appartenenti alla categoria delle “Nuove sostanze psicoattive”. Tutto acquistato sul deep o dark web da gruppi criminali dei paesi esteri. Le strategie di pagamento avvenivano attraverso metodi non tracciabili. Per il commercio romano, gli appuntamenti avvenivano attraverso un linguaggio in codice.

I carabinieri del Nas hanno sequestrato i due cellulari della Capone, la donna definita “La signora della droga dello stupro”, descritta dal suo ex marito intervistato di recente come “ossessionata dal GBL”. All’interno ci sono migliaia di numeri di telefono su cui sono puntate le attenzioni degli inquirenti. Tremano i clienti della Capone, poiché non sapendo di essere intercettata, la protagonista di questa storia ha lasciato trapelare, da alcune dichiarazioni via telefonica, il suo giro d’affari: “Calcola che quando ci stava il Festival del Cinema io là ci andavo con lo zainetto pieno…cioè ci stavano giornalisti…cioè ci stava di tutto e di più…e da là poi so…sono arrivata ad un politico…”.  

Insomma, un giro che coinvolge la Roma bene, e a dimostrazione di ciò nell’agenda dei Nas è spuntato nei giorni scorsi un nome preciso, quello di Claudia Rivelli, 71 anni, sorella dell’attrice Ornella Muti. Anche la Rivelli è finita agli arresti domiciliari per importazione e cessione di sostanze stupefacenti.

Oltre la Capone, a destare scalpore è soprattutto l’altra presenza femminile, quella della già citata Rosa Trunfio, originaria di Avellino e responsabile del centro vaccinale Sant’Anna-Madonna della Neve e dell’Ic Cardinal Prisco di Boscotrecase in provincia di Napoli. Il coinvolgimento della Trunfio ha scatenato profondo sconcerto nell’ambiente sanitario campano, tanto che è dovuto intervenire anche il direttore dell’Asl Napoli 3, Gaetano D’Onofrio: “La dottoressa ha con noi un contratto Covid da esterna e non è una nostra dipendente. C’è un accordo in essere fino al 31 dicembre che potrebbe decadere nel caso in cui la sua situazione non venisse chiarita”.

Naturalmente il fenomeno della GBL non è un qualcosa di nuovo e riducibile soltanto ai confini romani. Già nei primi mesi di ottobre era uscita una notizia di un 29enne di Verona, titolare di una pizzeria, arrestato dalla Squadra mobile in flagranza del reato di detenzione ai fini di spaccio di stupefacenti GBL. L’uomo era in attesa di ricevere all’interno del proprio locale, nel quartiere di Borgo Milano, una consegna tramite corriere di un pacco proveniente dall’estero contenente questa tipologia di droga.

In realtà molteplici movimenti andavano avanti da settembre, quando erano stati disposti una serie di arresti in Italia nei confronti di svariate personalità, compreso un prete di Prato, don Francesco Spagnesi, coinvolto in un giro di GBL, che il religioso usava per adescare ospiti per festini a luci rosse, insieme al suo compagno Alessio Regina.

“La droga dello stupro”, così definita perché utilizzata spesso per attuare violenze carnali in quanto idrosolubile e facile da nascondere nelle bevande, ha generato in poco tempo una vera e propria ragnatela in tutta la nazione. Sia il GBL (gamma-butirrolattone) che il GHB (acido gamma-idrossibutirrico) hanno effetti sedativi ma sono caratterizzati da una relativa facilità nel reperirli online da paesi in cui esistono regolamentazioni meno rigide rispetto all’Italia.

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