Questa mattina alcuni di noi sono venuti a conoscenza della scomparsa del professore, filosofo, poeta e pittore, nonché amico Valentino Bellucci.
Vogliamo ricordarne il suo amorevole sorriso e i suoi toni pacati, la sua personalità così antitetica rispetto ai tempi che viviamo, e ci piacerebbe farlo mediante alcune citazioni contenute in quelle che reputiamo alcune tra le sue più significative opere. Dall’Atlante del pensiero orientale alle Mele di Schiller, la sua produzione letteraria raggiunge delle vette molto alte nell’interpretazione filosofica di alcuni classici della filosofia orientale e occidentale. Ecco poi arrivare Il segreto del clown e altri saggi, di cui nel mese di Novembre mi aveva chiesto di scriverne l’introduzione. Quest’ultimo era un saggio incentrato attorno al benessere di alcune pratiche yogiche e all’importanza di esse nella vita del filosofo, una vita spesso dissipata dalla sofferenza di chi sa, poichè più felici sono coloro che meno sanno.
Eppure lui aveva capovolto questo paradigma del filosofo maledetto, ma non mediante delle maschere, come spesso accade; lo aveva capovolto mediante il suo sorriso, abbracciando il destino anche più infausto. Delle volte a molti di noi ci sembrava di un ottimismo a tratti surreale, ma di una lungimiranza spiazzante; qui di seguito le ultime righe in prefazione a Il Segreto del Clown: “Il filosofo indossa il suo costume e inizia il suo delirio. Egli osa affermare, in questi saggi, che un folle danzante è pur sempre migliore di qualsiasi accademico…qui anche le citazioni fanno parte della danza…buon passo, allora, caro lettore.”
Valentino insegnava filosofia al liceo, negli ultimi tempi non si risparmiava di dirci quanto gli mancava insegnare, ma non avrebbe mai e poi mai ceduto al noto ricatto contemporaneo, e forse perciò si era messo in malattia per sei mesi. Scriveva poesie, ed esegesi filosofiche, era il curatore dell’edizione italiana dei Vishnu Purana, di cui non esisteva una traduzione italiana, prima dell’edizione da lui curata.
Un grande studioso di filosofia e un grande appassionato d’arte, che aveva trovato nella pittura iconografica delle immagini sacre induiste, il connubio perfetto tra arte, letteratura e filosofia vedica. A guidarlo, come spesso lui ci raccontava, era un ideale di benessere allargato, condiviso ma soprattutto non in vendita al mercato del consumo new age. La sua intenzione era quella di far conoscere a quante più persone possibili il volto dei principi esoterici che fondano ogni rapporto trascendentale e che lui nello specifico, in questa vita, aveva rintracciato nella millenaria filosofia induista, di cui dispensava principi e valori a studenti, colleghi e amici. Qui di seguito un frammento in chiusura del saggio che meglio ci fa cogliere l’importanza della missione che il destino gli aveva, per così dire assegnato: “Comunque l’umanità è stanca; anche De Sade alla fine logora…Ma pochi sono coloro che sanno indicare una civiltà autentica e le scienze vediche sono ancora inesplorate, ancora da mettere in atto”.
Un uomo semplice, un pensatore umile, uno storico del pensiero di grande spessore, il cui acume intellettuale e lungimiranza si erano mostrate a un pubblico più esteso proprio durante l’operazione Covid.
Ritengo che in queste parole sia racchiusa l’essenza della sua pedagogia trascendentale nonché della sua missione esistenziale: “…Personalmente consiglio al sincero lettore di praticare la Bhakti, la via spirituale scientifica ed accessibile a tutti, – gratis…È richiesta solo una cosa: la sincerità.”
Che altro dire? Solo un saluto.
Ciao Valentino, amico sincero e confidente leale, un caro saluto da parte di tutta la comunità filosofica e da tutti coloro che hanno avuto la fortuna di entrare in contatto con la tua anima speciale. Arrivederci ad un altro giro di giostra..
Alessandra Gargano McLeod
e tutta la Redazione MePiù