Il dramma Xylella è di nuovo attualità in seguito all’allarme lanciato a fine ottobre da Nicola di Noia, direttore generale di Unaprol (Consorzio Olivicolo Italiano). Queste le sue dichiarazioni, riportate dal quotidiano ‘Repubblica’: “Ho percorso di recente le strade del Salento e il panorama è terribile: sono chilometri e chilometri di un panorama dominato solo dall’immagine spettrale di ulivi uccisi dal batterio killer”.
Noi di Mepiù abbiamo già condotto un’inchiesta sul disastro della Xylella, illustrando come il danno del presunto batterio abbia avuto un impatto negativo su tutto il patrimonio ambientale, sociale ed economico salentino, oltre ad essere stato utilizzato come pretesto per agevolare l’installazione del controverso Gasdotto TAP/SNAM.
Nel marzo 2021 siamo stati nell’azienda agricola “Li Matonni” a Erchie a due passi da Manduria, dove insieme ai fratelli Sammarco, produttori di olio biologico, abbiamo ripercorso la storia della Xylella dalla sua prima apparizione in Puglia nel 2008, fino al tragico arrivo nel 2020 nel tarantino. Alcuni si sono spinti a collegare il dramma della Xylella alla realizzazione del TAP/SNAM il noto tubo della discordia che, nelle intenzioni, incanalerà il gas dall’Azerbaijan alla germania, passando per il Salento.
Anche su questo tema abbiamo realizzato un’inchiesta. Abbiamo intervistato rappresentanti del movimento NO TAP/SNAM, come ad esempio, Angelo Gagliani del comitato di Brindisi e Gianluca Maggiore di Manduria. Da quanto è emerso dalle inchieste, parrebbe che la questione Xylella possa essere legata al dramma Tap/Snam più di quanto si pensi.
Le inchieste in versione integrale sono disponibili sul nostro blog mepiu.it, sul canale YouTube di MePiù e nella Memebership riservata ai sostenitori ricorrenti su mepiu.com.
In ogni caso i numeri di ottobre 2021 parlano chiaro: 5-6 milioni di piante di olivo perse, cinquemila posti di lavoro persi, molteplici frantoi in crisi in tutta l’area del Salento. Così la punta dello stivale ha visto calare la sua produzione di circa 30 mila tonnellate di olio d’oliva ogni anno dall’inizio del dramma Xylella. Vale a dire una diminuzione di quasi il 10% dell’intera produzione italiana. Numeri che fanno riflettere.
Nello stesso mese, come riportato da infoxylella.it, altri 99 ulivi sono risultati positivi alle analisi per il rilevamento della Xylella: 12 in zona contenimento (3 a Locorotondo, 8 a Fasano e 1 a Crispiano) e i rimanenti 87 in zona (86 ad Ostuni ed 1 a Martina Franca). Si sono verificati altri focolai nel territorio compreso tra Locorotondo ed Alberobello, e ad ovest di Crispiano, in direzione Massafra.
Inoltre, durante l’incontro dei quadri dirigenti di Coldiretti Puglia con il Sottosegretario di Stato alle Politiche Agricole, è stato denunciato il fatto che dopo otto anni di disastro Xylella, che ha causato oltre 21 milioni di piante morte nel Salento, solo il 4% degli ettari ‘olivetati’ sono stati reimpiantati con olivi di specie resistente. Questo fa emergere la totale inconsapevolezza sul fenomeno sia da parte delle Istituzioni, sia per quanto riguarda le associazioni di categoria che non hanno un reale interesse alla tutela del tessuto sociale e alla sopravvivenza di monumenti naturali che contraddistinguono il territorio. A regnare sembra unicamente il profitto. Quello stesso profitto che probabilmente ha generato tutto questo, come anche emerge dalle nostre inchieste.