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COVID: SCUOLE CHIUSE E LOCKDOWN, IN TANTI PROTESTANO E NON CREDONO AI MEDIA \\ SETTE+ in compresse. Edizione del 23/10/2020

Con l’arrivo dell’autunno assistiamo a un’impennata, tutto sommato prevedibile, del numero dei positivi. I governi parlano di seconda ondata, nonostante il numero dei morti e dei ricoverati in condizioni gravi sia enormemente inferiore rispetto alla prima fase dell’epidemia, e tornano blocchi e chiusure parziali, con lo spettro di un nuovo lock down che aleggia sull’Italia e su molti Paesi europei. Ma le opinioni pubbliche non credono più al racconto dei media e si moltiplicano le proteste contro le nuove restrizioni.

Con l’arrivo dell’autunno assistiamo a un’impennata, tutto sommato prevedibile, del numero dei positivi. I governi parlano di seconda ondata, nonostante il numero dei morti e dei ricoverati in condizioni gravi sia enormemente inferiore rispetto alla prima fase dell’epidemia, e tornano blocchi e chiusure parziali, con lo spettro di un nuovo lock down che aleggia sull’Italia e su molti Paesi europei. Ma le opinioni pubbliche non credono più al racconto dei media e si moltiplicano le proteste contro le nuove restrizioni.

Mentre i media diffondono in maniera ossessiva notizie sul presunto arrivo di una seconda ondata dell’epidemia di Covid, e tornano restrizioni e coprifuoco, si moltiplicano le proteste dei cittadini in tutta Europa. In Italia dopo la decisione del governatore della Campania, Vincenzo de Luca, di chiudere le scuole, e dopo la bocciatura da parte del TAR campano del ricorso presentato contro l’ordinanza, continua la protesta delle mamme. La ragione delle contestazioni è che le mamme campane ritengono privo di senso impedire ai ragazzi di andare a scuola, visto anche che bar e ristoranti restano, per fortuna, aperti e i mezzi pubblici circolano regolarmente.

Sempre in Campania, ad Arzano di Napoli, i commercianti hanno bloccato il traffico lungo la circonvallazione esterna per il secondo giorno consecutivo affermando di essere «Costretti a farlo per avere visibilità». Protestano contro il lockdown deciso dalla Commissione prefettizia che amministra il Comune per arginare il contagio da Coronavirus. Uno dei commercianti che animano la protesta, Gennaro Cataneo, ha lanciato un appello: «Al popolo di Arzano dico di venire qua, non servono solo le condivisioni. Il problema è anche vostro, perché forse tra 10 giorni le serrande che adesso ci hanno fatto abbassare non riapriranno più! Venite qua e dateci una mano».

Ma la lotta di tanti cittadini contro le misure restrittive giustificate con la presunta crescita dei contagiati non riguarda solo l’Italia e va avanti ormai da tempo. Dopo l’estate, tra fine agosto e inizio settembre con l’arrivo di nuove restrizioni e con gli effetti economici dei passati lock down ormai palesi, in tutto il vecchio continente, e in molti altri Paesi del mondo, sono iniziate le proteste. il 29 agosto a Berlino in particolare la protesta ha avuto un’enorme partecipazione popolare, ma anche a Londra e Parigi migliaia di cittadini sono scesi in piazza. Il 5 settembre la manifestazione di Roma, alla bocca della  verità, ha visto la partecipazione di migliaia di italiani. In Spagna il 20 settembre i manifestanti, che si sono radunati in varie zone di Madrid, hanno intonato cori contro Abel Diaz Ayus, (Diaz Aius) invitandola a dimettersi. Altre manifestazioni si sono susseguite nei giorni successivi, il primo ottobre, quando la Spagna ha attuato un nuovo lock down parziale e poi il 12 ottobre, quando centinaia di auto hanno sfilato suonando il clacson e sventolando bandiere dai finestrini per le vie di Madrid in segno di protesta contro il governo, nel giorno della festa nazionale.

Il 18 ottobre è stata la piazza della città vecchia di Praga a trasformarsi in un campo di battaglia, quando la polizia è intervenuta per disperdere una manifestazione di tifosi di squadre di calcio e hockey che protestavano contro il divieto di eventi sportivi. I manifestanti hanno lanciato sassi e petardi, mentre la polizia usava gas lacrimogeni e cannoni ad acqua. Una manifestazione simile si era svolta ieri anche a Bratislava. Insomma gli europei, e non solo loro, non credono che le misure restrittive varate dai governi per il Covid siano prese per il loro bene, e la rabbia di un numero crescente di cittadini continua a montare.

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