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Come ti convinco sulle politiche Green? La ricetta della Fabian Society

Secondo un rapporto della Fabian Society, l’opinione pubblica inglese è poco sensibilizzata sul tema “Green”. Qual è la ricetta del lupo travestito da agnello?

Da quanto apprendiamo da fonti estere, la Fabian Society ha scoperto che gli argomenti chiave proposti per la decarbonizzazione dell’economia non riescono ad ottenere consenso tra le persone che non considerano l’azione ambientale come una priorità assoluta. Secondo i fabiani, un attivista o politico che si spende per il clima non riesce infatti a convincere percentuali significative della popolazione in merito ai benefici della decarbonizzazione dell’economia. Questo potrebbe persino ostacolare l’azione ambientale, ha avvertito il rapporto della società.

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Da Greta Thunberg come fenomeno mediatico per le nuove generazioni, al tavolo del G20 del 2021 che aveva come principali punti da affrontare “clima e pandemia”, fino alla conferenza mondiale sui cambiamenti climatici Cop 26 di Glasgow, senza calcolare tutta la pressione generale che TV e giornali hanno sulla società in materia, ecco un altro tassello. 

In un momento in cui la retorica “Green” rappresenta il pilastro fondante della narrazione mainstream internazionale, naturalmente anche la Fabian – controversa società britannica da sempre permeante negli ambiti progressisti e laburisti della politica a cui noi di MePiù abbiamo dedicato tre docu-inchieste – stila un suo rapporto per l’agenda globalista. 

Il rapporto ha intervistato più di 5.000 persone nel Regno Unito e ha etichettato le persone della classe operaia, quelle senza laurea, gli elettori conservatori e i sostenitori della Brexit come meno convinti dei presunti “benefici economici dell’azione per il clima”. Al contrario invece sarebbe per la classe media, i progressisti, gli elettori laburisti, e laureati. Inoltre, il rapporto ha anche rivelato come i termini chiave come “net-zero”” e “rivoluzione industriale verde”, usati come soluzione alla crisi climatica, “provocano reazioni negative e comprensibile confusione”.

Luke Raikes – direttore della ricerca presso la Fabian Society e uno dei co-autori del rapporto – ha dichiarato alla testata giornalistica The Independent: “Quando molti politici e attivisti del cambiamento climatico parlano di cambiamenti climatici parlano molto di ‘lavori verdi’ o della ‘rivoluzione industriale verde’, o dell’argomento economico per affrontare il cambiamento climatico e questo è un chiaro appello alla classe lavoratrice e alle persone che non sono la folla convenzionale del cambiamento climatico. E scopriamo che questo non funziona”. Ancora: “Gli attivisti tendono a pensare che [le considerazioni economiche] andranno bene, perché pensano di sapere come pensano gli altri, ma le persone vedono il cambiamento climatico in modo molto diverso. Rivoluzione non è necessariamente una buona parola da usare per le persone che sono preoccupate o si sentono già insicure. Se dici che porterai una rivoluzione, questo sarà in contrasto con molte persone“.

Il rapporto ha poi rilevato, però, che ci fosse un forte sostegno in tutta la popolazione verso la tutela dell’ambiente quando il discorso veniva posto in un’altra ottica: miglioramento della qualità della vita delle persone e del mondo naturale, spazi verdi, alberi, aria pulita, equilibrio con la natura.

Raikes ha inoltre dichiarato: “Scopriamo che in realtà i messaggi molto più inclusivi riguardano la natura, la fauna selvatica e la qualità della vita piuttosto che i lavori verdi”. Ha poi concluso: “Gli attivisti devono abbandonare il gergo e gli slogan su una ‘rivoluzione industriale verde’ ed evidenziare il legame tra clima, natura e buona qualità della vita, proteggendo le generazioni future e persino la sicurezza energetica”.

I fabiani vogliono usare la strategia della prudenza che li ha sempre caratterizzati. Quella del loro storico stemma: il lupo travestito da agnello. Far accettare un fenomeno come la transizione “green” con un modus operandi strutturato attraverso un linguaggio paradisiaco, ma cercando contemporaneamente di portare su questa strada più “astuta” anche l’area politica della sinistra radical. Questa la ricetta per far ingoiare all’opinione pubblica quella che con molta probabilità sarà la prossima emergenza.

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