“Le strumentalizzazioni le fanno i media”. Ai microfoni di MePiù, Simone Di Stefano, ex leader di Casapound e attualmente fondatore del movimento “Exit”, parla del suo nuovo progetto politico, ma non si schiera sulla situazione in Ucraina.
Sull’attuale situazione che sta coinvolgendo tutto il globo, l’ex Segretario del movimento della destra radicale rimane neutrale e si rifiuta di fare il tifo per qualcuno, spiegando come l’Ucraina è stata trascinata nell’attuale situazione, ritrovandosi così schiacciata tra i due imperialismi. Si è inoltre rifiutato di rispondere alla domanda sui rapporti tra Casapound negli anni scorsi e i neonazisti ucraini di gruppi come Azov.
Riguardo al suo nuovo percorso, Di Stefano tende a smarcarsi dal suo passato e precisa come si tratti di una strada prettamente politica, priva di riferimenti a ritroso, che vedrà all’interno delle elezioni l’unica strada percorribile per il bene comune.
Alla domanda su un rischio di frammentazione del dissenso che un ulteriore simbolo politico, come il suo, potrebbe portare nel panorama “No Green Pass”, così ha risposto il segretario di Exit: “C’è la necessità che ognuno, in questo vasto panorama di opposizione che si è creato, trovi la sua identità precisa. Dopo, quando sarà il momento di trovare una convergenza, si troverà”.
Di Stefano procede con una dura critica contro la mancanza programmatica di sovversione del potere istituzionale, non critica le Piazze ma l’idea che questo tipo di dissenso possa essere realmente efficace. In chiusura una breve riflessione sulla Costituzione identificata come uno strumento da inquadrare nelle problematiche di fondo della politica attuale: “Non prendiamola come feticcio”.
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