In geologia con il termine scudo si indica una vasta area tettonicamente stabile fortemente metamorfosata, spesso ricca di risorse minerarie.
In termini di egemonia futura, ad una superpotenza non possono mancare delle materie prime come, l’Uranio, Il ferro, il nichel, ma soprattutto le terre rare che sono un gruppo di 17 elementi chimici necessari per la produzione di beni come le batterie dei nostri smartphone, le reti in fibra ottica ed i supermagneti per i motori elettrici. Praticamente tutto ciò che viene richiesto per la transizione al mondo smart, green e digital.
Importare risorse e materie prime dall’estero determina una dipendenza che aumenta col tempo, come nel caso dell’unione europea che, tolta qualche piccola eccezione, non compare nelle classifiche delle esportazioni di materie prime, tanto meno in quelle delle terre rare come ad esempio il litio.
Guarda caso, proprio nel Donbass, la regione contesa nel conflitto in corso, è presente uno dei giacimenti di litio più grande in Europa, primato è condiviso con la Serbia che, tra l’altro, ad oggi, rimane l’unica nazione negli ex paesi satelliti del blocco sovietico che non ha aderito alla NATO. Brutte notizie per Bruxelles e per gli Stati Uniti. Quindi la transizione green, l’indipendenza tecnologica, energetica e strategica dalla Russia, restano sogni e parole al vento dato che nella realtà mancano le condizioni oggettive per poter raggiungere questo obiettivo.
Il 13 Luglio 2021 Maros Sefcovic, vice presidente della commissione Europea e Denys Shyhal, Primo ministro Ucraino, firmarono un partenariato sulle materie prime a Kiev. Sul sito governativo ucraino si legge “Secondo il primo ministro, un’importante area di rafforzamento della cooperazione tra l’Ucraina e l’UE è il coinvolgimento delle imprese ucraine nelle alleanze industriali. Pertanto, più di 10 aziende hanno aderito alla European Raw Materials Alliance (ERMA) e 4 aziende hanno aderito alla European Battery Alliance.” Il valore di mercato annuo delle batterie è stimato a 250 miliardi di euro dal 2025 in poi.
Nello stesso mese la società mineraria australiana European Lithium Ltd si assicura due promettenti giacimenti di litio in Ucraina. Una transazione complessa che ha visto partecipare diversi attori: Il 3 Novembre 2021 la European Lithium ha acquisito la società ucraina Petro Consulting LLC attraverso la Millstone&Co una società d’investimento con sede a Kiev che, a sua volta, ha una partecipazione nei due progetti minerari. In cambio, Millstone ha acquisito una partecipazione del 20% in European Lithium sottoscrivendo azioni per un valore di 20 milioni di dollari australiani (circa 12,9 milioni di euro) questi erano gli accordi prima del conflitto.
E dei due depositi di idrossido di litio di cui si parla nei documenti? Scoperti e successivamente esplorati negli anni ’80 e ’90, si trovano a Shevchenkivske nella regione di Donetsk e a Dobra nella regione di Kirovograd. Entrambi i siti sarebbero “sotto esplorati” dato che non sono ancora stati impiegati metodi di analisi del suolo moderni ma dai test effettuati, significative risorse sono ancora da sfruttare”. La società European Litium Ltd non è molto European ma Australiana anche se finora si è fatta un nome in Europa principalmente come proprietaria e operatrice di un progetto di estrazione di di litio a Wolfsberg in Carinzia, Austria. All’azienda era stata concordata una “acquisizione graduale” dei due depositi, con la conclusione dell’operazione prevista un anno dopo, ovvero per il Novembre 2022.
Tre mesi prima dell’ingresso delle truppe russe in Ucraina, Tony Sage presidente non esecutivo della European Lithium aveva dichiarato: “Sono molto entusiasta dell’opportunità di acquisire i due giacimenti di litio ucraini e combinarli con il nostro già avanzato progetto di litio a Wolfsberg. Questo non solo ci consentirà di diventare il primo produttore locale di litio in Europa, ma allo stesso tempo formerà il più grande gruppo di litio del continente e contribuirà in modo sostenibile a garantire la domanda europea di litio”.
n un’altra dichiarazione dopo il 24 febbraio Sage dice: ”Il mercato è vivace per trattare il litio e ora come mai c’è maggiore urgenza di un’azione decisiva per accelerare la transizione verso green energy, in particolare in Europa.”
Anche Dietrich Wanke, CEO della European Lithium, sottolinea l’importanza dell’estrazione del litio in Europa: “Il litio viene attualmente estratto quasi esclusivamente in Australia, Asia e Sud America. Questo fatto, unito alla previsione che la domanda di litio sarà più che raddoppiata in pochi anni, significa una grave situazione di dipendenza per l’industria europea”.
Ma nella classifica europea, l’Ucraina detiene un altro primato: la prima posizione per l’esportazione di Uranio.
L’attivismo e l’interesse del premier francese Macron alle trattative iniziali comincia ad acquisire senso. (Putin dice che Macron lo ha torturato per 5 ore). La Francia ha particolare interesse a stringere patti con l’Ucraina dato che il fabbisogno energetico francese è soddisfatto al 70% circa dal nucleare.
La Areva S.A. una multinazionale partecipata in maggioranza dallo stato francese, controlla una serie di miniere di Uranio in giro per il mondo, ad esempio in Canada e in Niger ma l’approvvigionamento di Uranio direttamente dal territorio europeo porterebbe un abbassamento dei costi. Nell’Aprile del 2022 i leader dell’UE si incontrano per discutere di un divieto immediato del carbone russo, peccato che la Russia potrebbe anche manipolare l’energia dell’UE attraverso il suo controllo delle forniture globali di uranio. Il dottor Paul Dorfman, presidente del Nuclear Consulting Group, ha dichiarato: “I reattori nucleari funzionano con l’uranio, sia la Russia che le società del Kazakistan (che è il primo paese fornitore di uranio al mondo, ndr) sono controllate dal Cremlino che attualmente fornisce il 42% di tutti i reattori nucleari mondiali”.
L’Ucraina nel 2020 ha esportato Uranio per un valore complessivo di 80,3 milioni di dollari americani, in classifica mondiale risulta la quarta dopo Kazakistan, Canada e Stati Uniti.
L’Ucraina inoltre detiene il 3% dell’export di minerale di ferro nel mondo ed è la quinta esportatrice in minerale di manganese, minerali necessari per la produzione delle leghe leggere come il titanio del quale, è la sesta esportatrice mondiale.
Ma non finisce qui: proprio sotto i piedi delle due località di Lugansk e Donetsk c’è la seconda riserva per estensione di Gas Naturale in Europa. Ma guarda un po’.
Una cosa è evidente: se la Russia riuscirà a mantenere il controllo su territori con queste ricchezze minerarie, o se le regioni interessate dichiarano una sorta di indipendenza per poi sottrarsi al dominio occidentale, difficilmente i contratti verranno onorati. Questo sicuramente non piace a chi si riempie la bocca di piani per l’autarchia energetica ed industriale europea.
Il controllo delle materie prime, potrebbe non essere l’unico fattore per lo scoppio di un conflitto. Resta comunque un’interessante coincidenza che dopo soli tre mesi dagli accordi della European Lithium ltd riguardo i giacimenti sul litio, il Cremlino, dopo 8 anni di conflitto e a seguito di una non meglio precisata minaccia che possiamo identificare nella voglia di oriente della Nato, decida di iniziare la sua operazione speciale di denazificazione.
Alla luce di queste informazioni, l’unica cosa che appare estremamente evidente, è come media mainstream e informazione anche non allineata nel complesso, non riescano ad inquadrare i reali fattori che muovono politici, militari e grandi affaristi ma piuttosto, continuano a porre inutili accenti su questioni ideologiche, culturali e potremmo dire psicologiche che gli attori in campo utilizzano a copertura delle loro reali intenzioni e interessi. Sembra quasi essere dilagante la volontà di mantenere il lettore, lo spettatore, il consumatore, in una sorta di metaverso informativo simile ad una bara per le coscienze.
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