Un paesaggio irriconoscibile. Foreste di monumenti ridotte a cimiteri. Un pezzo d’Italia piegato dal un altro “nemico invisibile” che fa molto meno clamore mediatico. Il Salento ha subito e continua a subire, una devastazione economica, ambientale e sociale senza precedenti, a causa dell’impatto di quel fenomeno che conosciamo tutti bene con il nome di Xylella.
Ma la Xylella non è solo un batterio: come ultimamente siamo abituati a vedere con altri eventi di questo genere, il suo impatto non viene subìto solo dalla pianta che viene “infettata” ma anche da tutto il contesto ambientale, sociale ed economico che la ospita.
Questa “infezione” trova la manifestazione più evidente nella “bruciacchiatura” delle chiome di queste piante, un tempo arbusti, coltivati per secoli, hanno accompagnato la popolazione salentina, e tutta quella italiana e mediterranea nel tempo, dando molto di più di quello che richiedono.
Simbolo di prosperità, di comunanza, di mutualità, oggi viene ridotto a mero strumento di guadagno per multinazionali e affaristi. Siamo stati nell’azienda agricola “Li Matonni” a Erchie a due passi da Manduria, tra ulivi secolari di straordinaria bellezza e resti messapici di antica memoria, nel cuore della regione ionico-salentina in provincia di Brindisi.
Paride Sammarco e il fratello Ascanio sono produttori di olio biologico da prima che esistessero le certificazioni “bio”. Il primo biologo ed agricoltore, proprietario dell’azienda insieme al fratello, agrotecnico, abbiamo ripercorso la storia della Xylella dalla sua prima apparizione in Puglia nel 2008, fino all’arrivo dall’anno scorso nella loro zona.
Ci siamo occupati anche di TAP in questa inchiesta: https://mepiu.it/quello-che-non-ti-dicono-sui-cambiamenti-climatici-il-caso-tap-snam/
Oltre che parlare di quando scritto sopra, in questa intervista realizzata da Eugenio Miccoli in esclusiva su MePiù durante una delle tappe del MeTour2020 grazie al sostegno degli utenti, abbiamo indagato le possibili cause, i rimedi e metodi di prevenzione.