Il 1º gennaio 2022 si è spento Francesco Forte, politico, economista e accademico italiano.
Deputato della Repubblica italiana dal 1979 al 1987 e Senatore dal 1987 al 1994, fu responsabile economico del Partito Socialista fino al 1982, quando divenne Ministro delle finanze del Governo Fanfani V. Nel Governo Craxi I fu Ministro delle politiche comunitarie fino al 1985, per poi diventare sottosegretario delegato per gli interventi straordinari nel Terzo Mondo, carica che ricoprì anche nel Craxi II, fino al 1987.
Tra il 1984 e il 1985 fu presidente della International Atlantic Economic Society e contemporaneamente professore ordinario di Politica economica e di Scienza delle finanze all’Università La Sapienza di Roma.
Ricoprì importanti ruoli come editorialista economico e collaboratore per diversi giornali: Il Giorno, L’Espresso, La Stampa, il Giornale, Il Sole-24 Ore, Libero, Il Foglio e molti altri. Il suo nome spicca anche tra i curatori del “Dizionario del liberalismo italiano -Tomo II” edito da Rubbettino nel 2015.
Ricordiamo Forte come un acceso esponente dell’ala dell’ordoliberalismo. Il suo modello è sempre stato sostenitore di un forte intervento dello Stato nel regolare l’economia di mercato, in modo da tutelare la proprietà privata e la libera iniziativa privata, stabilizzare la moneta, e garantire un livello basilare di protezione sociale. Parliamo quindi di quella visione politico-economica che intende porsi come terza via tra il liberalismo classico e le teorie dirigiste o collettiviste.
Lo ricordiamo soprattutto per la sua testimonianza, con grande cognizione di causa, delle dinamiche politiche ed economiche che hanno portato al famigerato Divorzio tra il Tesoro e la Banca d’Italia. Testimonianze che hanno permesso di comprendere, col senno di poi, moltissime questioni attuali in particolar modo nel rapporto tra Repubblica italiana e Parlamento europeo. Se ne va così un altro pezzo della Prima Repubblica, che porta con sé l’eredità, i segreti e le storie appartenenti ad un’Italia che non c’è più.