L’opposizione senegalese si è radunata di nuovo a Dakar. La chiamata è arrivata pochi giorni dopo che l’arresto di un rivale del presidente Macky Sall e ha scatenato i peggiori disordini della nazione dell’Africa occidentale degli ultimi anni. Almeno cinque persone sono morte negli scontri tra sostenitori dell’opposizione e forze di sicurezza, in seguito all’arresto di Ousmane Sonko.
Sonko, 46 anni, era stato trattenuto con l’accusa di stupro, che secondo lui era stato creato in una campagna diffamatoria contro di lui. Sonko è stato poi arrestato con l’accusa di disturbo dell’ordine pubblico mercoledì, dopo che i suoi sostenitori si sono scontrati con la polizia mentre si stava recando in tribunale per il caso di stupro. Nel frattempo, Africa News riferisce che l’opposizione afferma che le violenze hanno causato 11 vittime. Africa News riferisce che solo lunedì le tensioni hanno iniziato ad allentarsi dopo il rilascio di Sonko.
Martedì, un collettivo di opposizione, il Movimento per la difesa della democrazia, ha chiesto una manifestazione pacifica a Dakar per lo scorso fine settimana, per il rilascio dei prigionieri politici. Ha anche chiesto una giornata di lutto venerdì, per commemorare i manifestanti uccisi nelle recenti manifestazioni. Nel frattempo, sempre Africa News riferisce che sebbene fosse ancora visibile una presenza militare, alcune parti di Dakar che pochi giorni prima erano state bruciate dai veicoli incendiati, questa settimana sono tornate alla calma.
Dal Senegal giungono le prime stime dei danni causati dagli attacchi dei supermercati: almeno 21 negozi Auchan sono stati saccheggiati e vandalizzati, ed anche molte pompe di benzina Total sono state danneggiate nei giorni scorsi, nel corso delle proteste legate al caso Sonko. Il responsabile della comunicazione di Auchan Senegal, Pape Samba Diouf, ha detto che al momento non è ancora possibile stimare con esattezza le perdite, ma che si tratta di somme notevoli. “Abbiamo perso molti soldi e molti beni sono stati portati via, senza contare i danni alle strutture e ai computer”.
L’Africa profonda alza la voce. Da tempo gran parte della popolazione africana non vede più di buon occhio il dominio francese che impone una classe dirigente spesso corrotta con interessi non propriamente africani.