Perché del caso Moro non bisogna parlarne?
Perché coinvolge pezzi autorevoli dello Stato di ieri e di oggi. Quando parliamo di Stato parliamo di servizi segreti, di Magistratura, di classe politica, di giornalismo, di entità interessate al fatto che non pervenga alcuna verità.
La morte di Moro non è stata l’omicidio di una persona soltanto, ma l’omicidio di un’idea di Stato e di mondo. Moro voleva che l’Europa fosse l’Europa dei popoli e non quella delle banche: terza rispetto agli Stati Uniti e alla Russia. Tutto questo non andava bene alla Russia, agli Stati Uniti, alla Francia e all’Inghilterra.
Un’idea di Europa, la sua, che può sembrare utopica, lontana dal pangermanesimo e nella quale gli Stati forti come Germania, Francia, Italia rappresentino il motore di sviluppo per gli Stati più deboli. Ma per creare questa grande Europa bisognava cambiare l’accordo di Yalta.
Siccome non era immaginabile che russi e americani si sedessero intorno ad un tavolo per discutere di uccidere Moro, qui venne fuori una parola di Eugenio Scalfari: “convergenze parallele“. Moro è stato ucciso per le “convergenze parallele” di tanti settori del mondo: dallo IOR, alla P2, al Mossad, al KGB, alla CIA. Organismi tutti interessati a fermare quest’uomo, che aveva del mondo un’idea diversa da quella dominante del tempo.
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