“La persona prima di tutto“, queste le parole pronunciate nel 1941 da Aldo Moro. Una frase che ad oggi appare scontata ma che va contestualizzata in un periodo in cui vigeva il fascismo, che induceva gli individui, attraverso precisi slogan, a temere lo Stato. In quest’ottica quanto affermato da Moro rappresentava una vera e propria contrapposizione ideologica e culturale ai diktat di allora. Che cosa vuol dire “La persona prima di tutto“? È la base dell’attuale Costituzione repubblicana. Mentre lo Statuto albertino, che è restato in vigore cento anni, recitava che “Il Re concede i diritti ai sudditi“, per la Costituzione non ci sono concessioni, bensì il riconoscimento dei diritti “non ai cittadini”, come diceva Moro, “ma alla persona, perché la persona viene prima del cittadino”. Principi, quelli di uno degli uomini più importanti della Prima Repubblica, che si estendono presto in diversi ambiti della Nazione.
Tra la fine degli anni ‘40 e l’inizio dei ‘50, l’Italia versa in una situazione di povertà e analfabetismo elevato. Nel 1953 a Torino nasce la RAI. Qui Moro, nel 1957 Ministro della Pubblica Istruzione, chiama Arata, il Direttore della RAI, con un intento arduo: portare la scuola a casa degli italiani. Si tratta del primo programma che lo Stato finanzia in una Televisione. Il Direttore della RAI, con i tecnici del Ministero della Pubblica Istruzione, studiano un programma dal nome “Non è mai troppo tardi“. Quel programma è un’anticipazione della obbligatorietà della scuola media, che Moro istituisce da Presidente del Consiglio nel 1963. Per il Ministro iniziano i guai, in quanto la fine dello sfruttamento di manodopera minorile crea un buco nero nel sistema lavorativo. Viene accusato di sperperare denaro pubblico per costruire le scuole. Nonostante gli attacchi, Moro continua a credere fortemente in un scuola basata sul merito anziché sul reddito e soprattutto che il costo che lo Stato sopporta per far diplomare o laureare un ragazzo non va inteso come spesa, ma investimento. Senza la scuola non c’è progresso, sviluppo, benessere e pace.
Dal 1963 al 1968, in qualità di Presidente del Consiglio dei Ministri, Moro governa l’Italia con grandi riforme, si pensi, ad esempio, alla nazionalizzazione dell’energia elettrica, oppure all’autostrada A1, cioè la Milano-Napoli. In questo frangente rispetto alla richiesta dei dirigenti dell’autostrada di andare a Milano ad inaugurare, egli sentenziò: “No! Andiamo a Napoli perché dobbiamo andare sempre dove ci sono i più poveri e i più deboli”.
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