La guerra della propaganda utilizza l’informazione come un’arma che si rivela ancora più letale delle bombe e dei missili. A noi comuni mortali non è dato conoscere la verità sul conflitto in Ucraina dato che la totalità delle fonti d’informazione si è schierata con una delle due parti in causa. MePiù, da giorni, sta prendendo contatti con persone che possano riportare la reale situazione dal teatro del conflitto.
Uno tra i più attivi è Vittorio Rangeloni, giornalista, inviato a Donetsk, da quasi 8 anni racconta ciò che vedono i suoi occhi: una guerra civile spinta da potenze sovranazionali che si sta trasformando in un conflitto molto più complesso del previsto. Però, nell’intervista di oggi con Eugenio Miccoli, racconta di un barlume che fa intravedere la possibilità per una “Pace” tanto parlata e ancora mai praticata in quella fetta di Europa.
Vivido il suo racconto di una guerra rimasta congelata che nel Donbass respira in questa settimana un clima molto caldo ma straordinario rispetto a quello che ha visto abituati residenti e reporter. A Donetsk c’è andato per inseguire e trovare la verità dopo aver assistito al colpo di stato nel 2014 in piazza Kiev a Maidan.
Sentiamo il resoconto di oggi sulla scia degli eventi intricati di ieri. Previsioni? Difficili da valutare.