Come agire dinanzi alla privazione della libertà dell’individuo? Perché la nostra nazione sembra avere un ruolo centrale nell’esperimento sociale in corso? Queste alcune delle tante domande di attualità che abbiamo posto al Professor Corrado Malanga.
All’interno di questo interessante incontro, il professore ha spiegato come in materia di privazione delle libertà non si può avere una visione individualista, poiché ognuno di noi è un tutt’uno con l’esterno: “io e l’altro siamo la stessa cosa e se la società esterna soffre, soffro anche io”, entrambi parti di una sola origine.
Come spiega Malanga, attualmente il governo sta aspettando di capire come reagiranno i cittadini, i quali a loro volta stanno attendendo l’azione del governo e della restante fetta di popolazione non in linea con la narrazione ufficiale. Una tendenza, quella italiana, a non reagire, quasi la massa volesse temporeggiare per poi sedere al tavolo dei vincitori. Una situazione, a detta del professore: “negativa a livello psicosociale”.
Dal suo punto di vista la risoluzione del dilemma sarebbe quella di un secco ed univoco ‘no’: “Non una rivoluzione o una guerra contro qualcuno, perché quel qualcuno a cui andiamo contro in realtà rappresenta la parte di noi, della nostra coscienza che non ha capito sostanzialmente”. Non sono mancate le riflessioni del professore sul quadro storico della nostra nazione, ovvero di come l’Italia non abbia mai fatto storicamente una rivoluzione: “Ci sono state tantissime rivoluzioni nella storia, politiche ed economiche. I paesi intorno a noi, tutti, hanno fatto una rivoluzione a modo loro: La Francia, l’Inghilterra e l’America, l’Egitto, la Russia e chi più ne ha più ne metta. Noi non siamo mai entrati in un contesto rivoluzionario, questo ci impedisce oggi di reagire, perché non abbiamo il cromosoma della rivoluzione, di farla, di metterla in atto”.
Chiaro anche il riferimento alle ultime elezioni amministrative che, a suo dire, questa volta hanno dimostrato qualcosa di importante: ”Chi ha vinto è stato colui che non è andato a votare e colui che non è andato a votare non è come ti vogliono far credere le forze politiche, cioè che non avrebbe ‘spirito democratico’, questo si poteva dire 20 anni fa, ora colui che non va a votare è chi ha capito perfettamente che non serve a niente. Quindi noi abbiamo più del 50% di persone in Italia che hanno capito”. Una chiave di risoluzione trovata nel voltare le spalle indistintamente a tutta la classe politica: “L’unico modo per liberarsi dai ‘cattivi’ e dai ‘cattivissimi’ è abolire il sistema e questa abolizione si verifica con l’astensione”.
Il 15, giorno dell’entrata in vigore del Green Pass, a detta di Malanga, le persone dovrebbero stare semplicemente a casa e non andare più a lavorare, tutte in un moto di coesione: “Il 15, se la popolazione vuole riprendere in mano il proprio potere, la propria democrazia (potere del popolo), deve fare qualcosa e non più delegare altri o aspettare che qualcuno gli tolga le castagne dal fuoco. Il 15 si sta tutti a casa, e si sta a casa fino anche il Governo non capisce che se ne deve andare”.