Il 15 ottobre è l’anniversario della morte di Thomas Sankara, colui che nella storia è divenuto uno dei punti di riferimento dell’anticapitalismo. Forgiato da ideali socialisti e marxisti, nel 1976, a soli 27 anni, Sankara diede vita al Gruppo degli Ufficiali Comunisti insieme ad un altro giovane militare, Blaise Compaoré, sua fedele spalla. Nel 1983 sovverte il governo di Ouèdraogo con un colpo di Stato senza spargimenti di sangue, diventando così Presidente dell’Alto Volta. Proprio da qui, Thomas Sankara inizierà il suo progetto di ristrutturazione del paese, cambiando per prima cosa il nome da Alto Volta in ‘Burkina Faso’, che significa ‘la terra degli uomini integri’. Cambiò inoltre la bandiera e lo stemma nazionale e riscrisse l’inno nazionale.
In quattro anni di governo (4 agosto 1983 – 15 ottobre 1987), Thomas Sankara portò ad un’importante svolta il Burkina Faso. Lottò per la parità fra uomo e donna, garantendo il lavoro femminile, e cercò inoltre di inserire le ex prostitute nel mondo del lavoro. Ancora, abolì la poligamia e l’infibulazione, ovvero la pratica tribale di mutilazione dei genitali femminili. Avviò enormi campagne di vaccinazione di massa che raggiunsero due milioni e mezzo di bambini. Tra i suoi provvedimenti più importanti ci fu l’impiegare l’esercito nella produzione agricola e industriale e favorire le piccole imprese e le risorse locali per garantirsi autosufficienza alimentare e di risorse, opponendosi all’importazione, pur rimanendo aperto ad investitori esterni. Decise inoltre di abbassare i prezzi per rendere accessibili alla popolazione molti tipi di prodotti come la carne, fino ad allora riservati alle élite borghesi. Con lui il Burkina Faso fu il primo paese africano a indire i tribunali popolari, chiamati ‘Case del popolo’ e non furono poche le strutture ospedaliere e scolastiche create durante il suo governo. Celebre è la sua frase: “La rivoluzione è anche vivere nell’opulenza, vivere nella felicità. Ma opulenza e felicità per tutti, non solo per qualcuno”.
Le sue posizioni rivoluzionarie inserirono presto Sankara in un’ottica di acerrimo nemico nei confronti del mondo occidentale, in particolare degli Stati Uniti, della Francia, ma anche di altri leader africani che vedevano sfumare, nel suo atteggiamento, i propri interessi con gli imperialismi occidentali.
La sera del 15 ottobre 1987 ad uccidere Thomas sarà proprio il suo fedele amico Compaorè, tentando in seguito di occultarne persino la memoria. Quando nel 2014 un’insurrezione popolare detronizzò Blaise Compaoré, nelle frasi che la gente scrisse sui muri e sui cartelli c’era proprio quel nome che lui aveva cercato invano di cancellare: “Thomas Sankara”. D’altronde come Sankara disse poco prima di morire: “Mentre i rivoluzionari in quanto individui possono essere uccisi, nessuno può uccidere le idee”.
Abbiamo chiesto un commento all’attivista panafricanista Mohamed Konare, da anni impegnato nella sua lotta politica, ispirata alla storica battaglia di Thomas Sankara.
Francesco Mastrobattista per mepiu.it