Dagli interrogatori degli arrestati per l’assalto alla CGIL del 9 ottobre, spuntano gli “accordi presi con la polizia” prima del blitz alla sede del sindacato. Parlano chiaro i verbali delle colonne portanti di Forza Nuova: Giuliano Castellino e Roberto Fiore. Secondo Castellino, Luigi Aronica, anche lui forzanovista, avrebbe parlato con i funzionari della Digos che avrebbero concordato per un corteo fino al luogo dove poi di fatto è avvenuto l’attacco. Dichiarazioni che mettono in cattiva luce anche il Ministro Lamorgese. Ma andando con ordine: cos’è Forza Nuova? E chi sono davvero i suoi leader?
In principio c’era “Movimento Sociale Italiano” ma nel 1995 con la svolta di Fiuggi divenne “Alleanza Nazionale”. Pino Rauti in disaccordo con la linea conservatrice e liberale decise di non aderire alla nuova formazione e di fondare il “Movimento Sociale Fiamma Tricolore”. Nel 1997 nasce Forza Nuova da una precedente scissione dall’allora partito di Rauti.
Nata sotto gli auspici di San Michele Arcangelo, Forza Nuova rivendica ideali ben precisi, quali un integralismo cristiano, un conservatorismo sociale, il corporativismo e l’idea di una posizione terza, a metà strada tra il capitalismo e il socialismo.
I suoi leader fondatori furono Massimo Morsello, cantautore morto nel 2001, e Roberto Fiore, l’uomo arrestato in seguito all’assalto alla CGIL del 09 ottobre 2021. Romano di nascita, Fiore si avvicinò al mondo della destra radicale fin da giovanissimo. Proveniente dal “Fronte della gioventù” ovvero il movimento giovanile dell’MSI, nel 1977 aderì a Lotta Studentesca per poi fondare l’anno successivo il movimento “Terza Posizione”, insieme a Gabriele Adinolfi e Giuseppe Dimitri detto Peppe. Gruppo rimasto attivo fino al 1982.
In seguito alla strage di Bologna, alcune piste investigative portarono al sospetto di un coinvolgimento di TP nell’atto terroristico insieme ai NAR. Così il 28 agosto 1980, la procura di Bologna emise ventotto ordini di cattura, due dei quali a carico dei leader Fiore ed Adinolfi, che però riuscirono a sottrarsi all’arresto espatriando.
Fiore approdò in Inghilterra, dove rimase per circa 20 anni con lo status di rifugiato politico insieme a Massimo Morsello, anche lui espatriato per analoghi motivi. Nel 1985, Fiore venne condannato per il reato di associazione sovversiva e banda armata, ma l’Inghilterra disse di no all’estradizione.
Nel frattempo proprio a Londra, fondò un impero economico. Insieme a Morsello diede vita all’agenzia “Meeting Point”, collegata con l’italiana “Easy London”, specializzata in viaggi di studio nella capitale britannica. Gli affari evolsero nel bene tra proprietà immobiliari ed altro, con il cui ricavato finanziò diversi movimenti pro-life. Divenne inoltre amico intimo dell’inglese Nick Griffin, molti anni dopo eurodeputato del BNP (British National Party).
Roberto Fiore, secondo alcune fonti, sarebbe stato anche un agente dell’MI6, il servizio segreto britannico, fin dal 1980, anno nel quale, secondo il Guardian, sarebbe stato reclutato in Libano per informare i britannici sui gruppi terroristi mediorientali dove agivano estremisti europei di varie tendenze. Successivamente, proprio dal Libano viene trasferito in Inghilterra con la promessa di protezione e un compito preciso: quello di annientare il ‘National Front’, partito di ultradestra considerato eversivo in Inghilterra.
Se ne parla anche nella commissione di inchiesta del Parlamento europeo su razzismo e xenofobia e contenuta in un dossier citato anche in commissione Stragi dall’allora capogruppo di Alleanza Nazionale, Enzo Fragalà.
Così disse Fragalà: “Quello tra Fiore e i servizi inglesi è un rapporto che dura ancora oggi. Dal 1991 Fiore ha continuato a dimorare tranquillamente in Inghilterra e a prosperare per le sue attività imprenditoriali. Oggi fa la spola tra l’Italia e la Gran Bretagna, quindi non è considerato un estremista pericoloso. E non c’è dubbio che da questo tipo di collegamenti e attività non ci si dimette dall’oggi al domani”. Alla domanda del Presidente della commissione stragi se Fiore e Morsello fossero davvero agenti del servizio inglese, il deputato rispose: “Non ritengo, c’è scritto, è un dato obiettivo, mai smentito da nessuno… D’altro canto, altrimenti come si fa a immaginare che due latitanti italiani, segnalati come pericolosi, possano costruire lì in Inghilterra un impero economico con 1.300 appartamenti?”. Fragalà fu ucciso da Cosa nostra nel 2010 a Palermo. Fiore continua tutt’ora a negare ogni sua collisione con i servizi segreti.
Tornerà in Italia solo nel 1999, dove riprenderà la sua attività politica con Forza Nuova, il movimento fondato due anni prima, che da subito decise di candidarsi in modo autonomo ma con scarsi risultati. Nello stesso anno presentò i suoi candidati alle Europee nella lista di Giancarlo Cito, ex sindaco di Taranto (amico di Fiore), raccogliendo complessivamente lo 0,3%. Nel 2004, Forza Nuova, insieme al Fronte Sociale Nazionale di Adriano Tilgher, entra a far parte del listone “Alternativa Sociale”, promosso da Alessandra Mussolini, a sua volta fuoriuscita da Alleanza Nazionale in contrasto con Gianfranco Fini.
Il cartello elettorale raggiunse l’1,2% dei voti alle Europee del 2004, tanto da consentire ad Alessandra Mussolini di conquistare un seggio al Parlamento europeo. Seggio che nel 2008, in seguito alle dimissioni della nipote del Duce, passò a Roberto Fiore, primo non eletto. Negli anni avvenire, Forza Nuova, tenterà corse alle varie elezioni, non riuscendo ad eleggere però esponenti. Nel 2015, Fiore ed altri leader europei come lo stesso Griffin e Udo Voigt dell’NPD, diedero vita al partito europeo “APF” (Alliance for Peace and Freedom), che nel corso degli anni vedrà l’adesione di molte realtà radicali europee, come l’ex partito greco, “Alba Dorata” e il “Partito Popolare Slovacchia Nostra” di Marian Kotleba e dall 2018 di Jean Marie Le Pen, padre di Marine, la leader del “Rassemblament National”.
L’imprenditore Fiore ha dato vita anche a tre trust, uno è “San Michele Arcangelo”, una delle fondazioni cattoliche della galassia ultra-tradizionalista, con sede in Inghilterra. Soldi entrati come donazioni anonime e finiti in alcuni casi sotto forma di finanziamenti caritatevoli, a società italiane possedute dalla famiglia del segretario di Forza Nuova.
Nel 1999 i trust furono messi sotto inchiesta dagli organismi di controllo amministrativo inglesi. Anni prima il giornale ‘The Guardian’ , aveva raccontato che queste due fondazioni stavano finanziando un presunto villaggio nazista in Spagna, Los Pedriches, promosso da “Terza posizione internazionale”.
Sempre riguardo i suoi affari, attraverso una serie di inchieste giornalistiche, si è scoperto che fino al 2016, Fiore, è stato azionista della “Vis Ecologia”, società che si occupava di “riciclo di materiali”, ma in merito ad essa non si è mai saputo nulla né si è mai trovato alcun sito internet. Si sa soltanto che è stata registrata a Cipro per scopi fiscali, ma è impossibile sapere quanto denaro abbia amministrato. Non ha mai depositato un bilancio. Il restante 50 % delle quote della società era intestato a Beniamino Iannace, lo stesso imprenditore che gestisce il trust inglese dedicato a San Michele. Alle domande de L’Espresso in merito a Vis Ecologia, quest’ultimo precisò che la società “non è mai stata operativa, non ha mai avuto clienti e per questo non ha mai depositato un bilancio”.
A fiancheggiare Fiore dal 2017, Giuliano Castellino, ex marito della figlia di Morsello. Personalità ritornata in Forza Nuova successivamente al suo percorso politico dapprima in “Base Autonoma”, poi nella “Fiamma Tricolore”, in seguito come fedele di Gianni Alemanno per il movimento “il Popolo di Roma”, vicino al PDL, e infine ne “La Destra” dell’ex presidente della regione Lazio, Francesco Storace. Inizia per il movimento un percorso segnato da scissioni interne e nuove sigle parallele come “Roma ai Romani”, di cui hanno fatto parte anche Maurizio Boccacci e Luigi Aronica ex Nar. L’elemento più strano è dato dal fatto che lo stesso Castellino era uno degli argomenti all’interno di un’intercettazione dello stesso Fiore del 26 settembre del 2014. In questa telefonata, registrata dai carabinieri e pubblicata sui giornali nel 2017, il leader di Forza Nuova lamentava ad un suo militante, Alessio Costantini, la situazione creatasi nell’estrema destra: i legami tra “Casapound” e l’ex eurodeputato leghista, Borghezio, vicinanza presumibilmente sancita, a detta di Fiore, da Stefano Delle Chiaie, leader indiscusso di “Avanguardia Nazionale” negli anni 70’. Durante la chiacchierata al cellulare, spunta anche il nome di Maurizio Boccacci, capo di “Militia”, secondo Fiore a busta paga dei servizi. Ancora, a detta di Costantini nella registrazione: ”Si sono rimessi tutti insieme con Delle Chiaie, Giuliano (Castellino), Boccacci, stanno facendo un gruppo de merde“. Fiore ha sempre negato che fosse avvenuta questa telefonata.
Sta di fatto che nel 2017, Fiore e il suo partito occupano un immobile della Fondazione Alleanza Nazionale, in via Paisiello al civico 40, insieme alla sigla parallela “Roma ai Romani” di Castellino. Quest’ultimo già precedentemente aveva occupato lo stesso luogo per il partito di Francesco Storace, il quale aveva messo all’interno dell’immobile la sede dell’allora suo giornale: “Il giornale d’Italia”. Sloggiato Storace, grazie a Castellino, da allora lo spazio è divenuto la sede ufficiale di Forza Nuova e del suo leader.
Nel 2020 da un’inchiesta dell’Espresso uscì fuori una novità sul periodo nel quale Roberto Fiore, al tempo europarlamentare, fece incontrare il mafioso detenuto Antonio Varriale, con il fratello, violando il regime del 41 bis a cui era sottoposto. In merito a questa notizia ci sono ancora molti interrogativi, che non hanno scoraggiato i giornalisti dall’immaginare un legame tra il mondo neofascista e quello della malavita. Con il passare del tempo il movimento di Fiore ha cominciato ad indebolirsi, molte sconfitte e risultati pessimi come lo 0,15 % alle Europee del 2019, hanno fatto cambiare rotta al movimento.
Dal 2020, Fiore prova a cavalcare le piazze contrarie alle misure del Lockdown e al Green Pass con le sue delegazioni, ma a comparire sui palchi è principalmente il suo braccio destro, Castellino. Non sono mancati contatti con l’ex generale dell’arma dei Carabinieri e leader dei “Gilet arancioni”, Antonio Pappalardo, con cui Fiore e Castellino hanno stipulato una breve alleanza. Sempre nel 2020 hanno dato vita ad “Italia Libera”, sigla durata pochi mesi, destinata inizialmente a tentare un confronto con il malcontento trasversale del momento anche attraverso uno strumento denominato Governo Ombra, presentato nell’ottobre dello stesso anno. Tra i firmatari Nino Galloni, l’Avvocato Carlo Taormina Augusto Sinagra, avvocato difensore di Licio Gelli e Vincenzo Nardulli, leader della “Comunità di Avanguardia Nazionale”.
Un’escalation, quella del segretario di uno dei movimenti più dibattuti in Italia, che lo ha portato, ad assaltare, insieme ai suoi, la sede romana del noto sindacato. Parentesi che ha comportato il suo arresto. Il leader della forza di estrema destra, 63 anni e padre di ben 11 figli, adesso si trova in galera e a difenderlo c’è appunto, un suo storico amico, l’Avv. Taormina.
In seguito all’assalto alla CGIL, sono quattro gli appartenenti al movimento indagati per istigazione a delinquere aggravata dall’utilizzo di strumenti informatici: Giuseppe Provenzale, Luca Castellini, Davide Cirillo e Stefano Sajia, tutti firmatari di un comunicato del 10 ottobre 2021. Tutti dirigenti ‘forzanovisti’.
Viste le percentuali dell’estrema destra italiana, di cui Forza Nuova è il volto più noto, si direbbe che l’emergenza nera, montata dal giornalismo tradizionale, è una grossa bolla, utile per ricoprire le pagine di giornale. D’altra parte sorgono dei dubbi: visti alcuni buchi neri sul passato di Fiore, molti hanno dato per scontato che l’attacco alla CGIL potesse essere stato già organizzato, e quindi i due capibastone di Forza Nuova sarebbero stati d’accordo in una grossa messa in scena utile solo alla propaganda. Altri, invece, hanno creduto alla loro buona fede ed al fatto che siano stati manovrati inconsciamente a fini ben superiori.
In ogni caso, Castellino, pluricondannato con tanto di braccialetto elettronico, era a dirigere la manifestazione e aveva anticipato circa 40 minuti prima, dal palco, di un attacco alla sede del sindacato. A destare ulteriori sospetti, nella stessa giornata, i movimenti di aizzamento della folla di un agente della Digos in borghese e infiltrato.
Tra chi parla di strategia della tensione e chi di strategia elettorale, secondo il presidente della fondazione Vittoriale, Giordano Bruno Guerri, il ministro Lamorgese ha chiare responsabilità: “Il fascismo delle camicie nere, con tutti i suoi rituali, non ha nessuna possibilità di tornare, questi sono incolti. Lamorgese che sapeva doveva impedire l’assalto alla CGIL“. Ma ciò non è stato fatto e l’evento, oltre che essere stato utile a determinata sinistra in ambito propagandistico, potrebbe aver avuto la funzione di distogliere lo sguardo da altre mete maggiori, come di fatto il Parlamento. In secondo luogo, l’attacco di stampo “squadrista” ha coperto, complice il giornalismo, l’intera manifestazione e i cittadini inermi manganellati selvaggiamente dalle forze dell’ordine.
Di fatto i Media Mainstream hanno potuto sbandierare il ritorno strumentale al “pericolo fascista”, si è potuto bollare tutti gli oltre centomila manifestanti in piazza come pericolosi “estremisti” e a giovare della visibilità sono stati Landini e compagnia, ormai più vicini ai potenti che ai lavoratori.