Torna a far parlare il caso dell’immobiliare Evergrande. Spuntano maxi dividendi agli azionisti del durante la crisi del debito del colosso e l’ipotesi che la Cina stia gestendo la bolla per infliggere un forte attacco ai mercati finanziari occidentali.
«Prepararsi ad una possibile tempesta», questa la richiesta di Pechino ai funzionari in tutto il Paese in riferimento ad Evergrande. Parole che avevano allarmato anche l’opinione pubblica occidentale e fatto scattare immediatamente le teorie giornalistiche su un possibile urto del fenomeno sull’economia fuori dai confini cinesi. Insomma si è parlato di una bomba ad orologeria per la stabilità finanziaria e sociale di tutto il globo.
Le domande sono sempre le stesse: cosa succederà ad Evergrande, il colosso immobiliare indebitato per 300 miliardi di dollari che ormai da settimane ha portato la Cina al centro del dibattito economico mondiale? Soprattutto, i suoi risvolti porteranno problemi oltre i suoi confini? Vivremo una seconda Lehman Brothers?
Secondo alcuni analisti il confronto con la crisi dei subprime del 2008 targata USA è azzardato. Quel che oggi sembra certo è che Pechino non andrà in soccorso del gigante economico ma, per evitare il peggio, utilizzerà la strategia della demolizione controllata. Insomma, un lento spegnimento. Intanto la Banca centrale di Pechino è intervenuta immettendo liquidità nel sistema bancario cinese per 120 miliardi di yuan (corrispondenti a circa 18 miliardi di dollari) allo scopo di contenere un effetto domino.
“Il non intervento del governo cinese ed il conseguente declino del colosso immobiliare, potrebbe essere inquadrato in una prospettiva di attacco economico della Cina al sistema finanziario statunitense, a cui il “Drago” potrebbe voler infliggere perdite ultra miliardarie.” Questa l’ipotesi dell’economista Arnaldo Vitangeli il quale, osservando la composizione del CDA di Evergrande, sottolinea la forte presenza di fondi d’investimento statunitensi, ed in particolare di Blackrock.
Ma intanto, a complicare ulteriormente lo scenario è il caso dei maxi dividendi ai grandi azionisti del gruppo, quello più eclatante riguarda Hui Ka Yan il fondatore e presidente del gruppo che, secondo la rivista Forbes, detiene un patrimonio personale pari a circa 11 mld di dollari. La notizia che indigna e preoccupa è che mentre la società tra il 2009 e il 2020 accumulava circa 300 miliardi di dollari di debiti, Hui, possessore del 77% delle quote di Evergrande, incassava dividendi per 8 miliardi.
Nel mondo della finanza gli investitori vengono suddivisi in due grandi gruppi: dumb money, ovvero “investitori stupidi” e smart money, anche detti “mani forti”. Anche in questo caso, come solitamente avviene, stiamo vedendo come le perdite vengono fatte ricadere sulle teste dei piccoli investitori, spesso poco informati sulle reali dinamiche che muovono i flussi di capitali delle aziende nelle quali investono, mentre ad accumulare ricavi e profitti sono sempre e comunque quelle entità, che determinano gli andamenti dei mercati finanziari con capitali da capogiro. Di questo tratteremo in un prossimo video. Francesco Mastrobattista ed Eugenio Miccoli per mepiu.it