Intervista al professor Corrado Malanga, ricercatore, scrittore, già docente universitario alla Facoltà di Chimica a Pisa, già responsabile scientifico del Centro Ufologico Nazionale, a latere della presentazione del libro Cheope – La fabbrica dell’immortalità a Roma.
Miccoli: Buonasera professor Malanga, ben ritrovato. Sono veramente felicissimo di incontrarla nuovamente dopo tanto tempo. Siamo a Roma, oggi ha avuto luogo la seconda tappa della presentazione del libro Cheope. La fabbrica dell’immortalità, ci saranno altri due appuntamenti: uno a Melzo e uno vicino Vicenza, nelle prossime settimane. Intanto, le faccio i complimenti perché è stata una presentazione che ritengo veramente molto completa e che mi ha fatto fare dei collegamenti con altri studiosi e studi che considero molto validi, ad esempio Felice Vinci, che lei ha citato. Pubblicheremo nei prossimi giorni proprio un’intervista, anzi un documentario, di oltre due ore sulle civiltà megalitiche e sui collegamenti tra queste civiltà.
Ora, la domanda che mi viene spontanea, ascoltandola, è: il mondo accademico ci fa o ci è?
Malanga: Ho vissuto quarant’anni nel mondo accademico. Il problema del mondo accademico è sostanzialmente questo: si arriva a poter gestire, essere, abitare nel mondo accademico, al novantanove per cento, solo se si è vinto un concorso truccato. La gente non deve pensare che io esageri, i concorsi sono truccati ma truccati per legge. Ossia, c’è un sistema valido che porta la gente a seguire un percorso di routine che è un percorso truccato per legge. Da questo punto di vista, sono una delle poche persone che non ha vinto il concorso truccato, ma per quale motivo? Perché il giorno che c’era il concorso per ricercatore, dovevamo essere in due e avrebbe vinto il secondo concorrente che era raccomandato. Lui non si è presentato perché ha deciso di andare nel mondo della scuola e insegnare. Così, per non perdere il posto di ricercatore, hanno, obtorto collo, fatto vincere me. Ecco com’è andata.
Per questo dico che, all’interno dell’università, la maggior parte delle persone che ha avuto bisogno di vincere un concorso in modo truccato non ha la consapevolezza di sé: crede che lui, in realtà, valga semplicemente perché qualcuno lo ha spinto. A livello consapevole e cosciente, non lo sa, ma inconsapevolmente lo sa.
Quindi, noi ci troviamo di fronte a persone che non valgono niente, praticamente, oggi come oggi. Io mi sono laureato con una tesi di due anni e mezzo, più cinque mesi e mezzo di bibliografia fatta in precedenza. Oggi, la stessa laurea è di quindici giorni. È legittimo pensare che, chi si laurea oggi. non abbia capito una mazza di chimica? Non solo lo penso, ma ne sono assolutamente sicuro.
Noi eravamo, per esempio, come Dipartimento di Chimica, il quinto istituto più importante del mondo sulla ricerca degli eterocicli, dei composti otticamente attivi e dei polimeri: Centro Studi Macromolecole Stereo Ordinate Otticamente Attive. Quando me ne sono andato in pensione, eravamo al 450esimo posto.
Che cosa è successo nel frattempo? Tante cose: è passato Craxi, la riforma della scuola, cioè l’ordinamento e di tutto di più. Quello che importa alla gente, oggi, che sta, gestisce, vive all’interno dell’università è di avere una cattedra, di avere uno stipendio, di stare lì a fare i propri giochini ma, sicuramente, non ha la più pallida idea del perché sta facendo quello che sta facendo. Questa è la mia idea, ovviamente, che qualcuno potrà non condividere. Ci sono stato quarant’anni dentro l’università ed ho trovato uno squallore incredibile. La scienza è un’altra cosa, quella che abbiamo oggi è la scienza di Burioni. E da dove viene? Viene da un’università che, probabilmente, è di quel tipo lì. Un’università che ha creato mostri scientifici. Perché la scienza è un’altra cosa.
Ricordate una cosa fondamentale: oggi non si capisce più chi è il vero scienziato e chi il finto scienziato. Nature pubblicava, tre o quattro anni fa, una serie di lavori scientifici dove si dimostrava, carte alla mano, che il settanta per cento dei lavori scientifici è falso, irriproducibile. Ciò è dovuto semplicemente al fatto che, con i lavori scientifici, più ne scrivi più fai carriera, più avrai soldi per la ricerca e così via. Questi lavori scientifici come possono essere stati accettati e pubblicati?
Miccoli: Questo perché, spesso, non c’è possibilità di fare sperimentazione?
Malanga: Non solo; è perché tu sei amico del referee e il referee fa passare il tuo lavoro, mentre tu, che sei referee del lavoro del referee, farai passare il suo lavoro. E così abbiamo creato, quasi per sbaglio, inconsapevolmente, una civiltà di professori universitari che non sanno niente.
Miccoli: Potremmo dilungarci veramente tantissimo su questo tema, però le faccio una domanda che può sembrare banale: Come sta? Perché noi ci siamo visti due anni fa, l’ultima volta.
Malanga: Sì.
Miccoli: Come ha vissuto quest’ultimo anno e mezzo? Le chiedo questo perché noi ci siamo incontrati in un altro mondo.
Malanga: Non credevo, ma fa sempre bene poi ricredersi, che in Italia ci fossero così tanti stupidi. C’è una cosa che nessuno vuol dire perché, ovviamente, il politico non te lo dice. Il politico ti vuole portare dalla sua parte, quindi non ti dirà mai: Siete stupidi ma votatemi. Ho fatto un discorso da stupido ma votatemi. Ho fatto un discorso da stupido ed è per questo che sono su Raiuno, perché su Raiuno ci sono solo discorsi da stupidi, quindi votatemi.
Bene, invece ho visto che gli stupidi esistono; stupido non lo dico in senso cattivo, ma nel senso di senza consapevolezza di sé, quindi, coloro che preferiscono, in questo momento storico, invece di ragionare con la propria testa, delegare altri a decidere per loro. Noi ci siamo ritrovati, io mi sono ritrovato, di fronte a una popolazione che aveva delegato il prete a salvarle l’anima, l’avvocato a salvarla dalla galera, il commercialista a salvarla dai contributi che deve pagare allo Stato.
Miccoli: La televisione, a salvarti dall’essere disinformato.
Malanga: Oppure un Mario Draghi o un Conte che deve prendere delle decisioni per te. E tu potrai dire: Eh, ma l’ha detto Mario Draghi. Eh, ma l’ha detto Conte. Io faccio solo quello che mi ha detto Dio.
Miccoli: Però non mi sta rispondendo. Sono severo su questa cosa: lei come sta, com’è stato?
Malanga: Sono rimasto deluso, perché pensavo che la gente fosse più sveglia. Dopodiché, però, ho capito che il problema era mio; come al solito, non era degli altri. Cioè, dovevo comprendere che gli altri sono lo specchio di me e che, quindi, c’è una parte di me che, in buona sostanza, ancora non ha capito che deve accettare che gli altri abbiano il tempo necessario per comprendere. Cose che ora ho capito io e che gli altri ancora non hanno capito. Ma, con calma, capiranno tutti. Certo, speravo che l’Italia, da questo punto di vista, fosse messa un pochino meglio.
Miccoli: Le porto solo un messaggio dagli iscritti e da quelle duecentomila persone che hanno visto quell’intervista: Grazie, le vogliamo bene.
Malanga: Evviva, anch’io.
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