Mediazioni interne e proposte indecenti ma la scissione è nei fatti come anche l’ennesimo riposizionamento del movimento in zone sempre più moderate, sempre nella logica delle sacche di consenso e dissenso che abbiamo imparato a decifrare. Ma le amministrative si avvicinano, Di Battista e altri ex preparano le diverse polpette avvelenate ma con il loro prossimo orientamento, sperando che abbiamo imparato la lezione sulla scarsa qualità dei pasti preconfezionati, la differenza la faranno gli attuali eletti nelle amministrazioni locali, gli attivisti ed ex attivisti che sono rimasti allineati ai valori di quel movimento popolare che ha saputo trascinare le masse.
Apprendo dalle agenzie che “La svolta moderata è nei fatti”, il Movimento 5 stelle punta ad assumere il volto di forza politica green e governista. Le pressioni interne affinché si trovi una mediazione con i dissenzienti sono portate avanti anche da diversi ‘big’ che chiedono di distinguere tra chi si è mosso contro il Movimento rispetto a chi ha detto un no sofferto.
Ma la strada è segnata, saranno i Probi viri a decretare l’espulsione di chi si è messo di traverso all’esecutivo guidato dall’ex numero uno della Bce. Oggi è tornato a farsi sentire Beppe Grillo: “Dobbiamo necessariamente effettuare – ha premesso – un salto quantico, passare da un regime di equilibrio (che realmente non lo è più) a un altro e l’unità, il patto verde, è l’unica strada”.
Un cambio di passo, quindi. Dopo la fiducia si dovrà tutti remare nella stessa direzione di un Movimento 5 stelle che da una parte deve portare avanti i suoi temi ma senza essere una forza anti-sistema.
A fare da apripista nei giorni scorsi alla svolta governista è stato il neo confermato ministro degli Esteri Di Maio, ora Grillo sta cercando di portare tutti ad abbandonare i paletti di un tempo. Ma la scissione è ormai un dato che viene dato per assodato.
Il fondatore, secondo quanto si apprende, sarebbe tornato ad offrire a Conte il ruolo di capo politico M5s, con una funzione di coordinamento del nuovo direttorio a 5 che nascerà nei prossimi giorni. Nel quale potrebbero candidarsi figure di secondo piano e non i ‘big’.
Un esponente di governo ipotizza che l’offerta a Conte potrebbe essere ufficializzata già la prossima settimana. Intanto il Movimento 5 Stelle è alle prese con un travaglio interno dopo lo strappo dei senatori e dei deputati.
In tutto una trentina di pentastellati che da domani cercheranno di coordinarsi per dar vita ad un nuovo gruppo (a palazzo Madama si punta ad utilizzare il simbolo di Italia dei valori, ci sta lavorando Lannutti, la richiesta è sul tavolo del segretario Messina) e magari ad una nuova formazione. Mentre Di Battista di fatto si propone come punto di riferimento dell’opposizione.
I deputati anche discusso del nome “ma – dice una fonte parlamentare M5s – è tutto prematuro”. Intanto la scelta di appoggiare un governo Draghi continua ad essere contestata dalla base e nelle chat parlamentari si critica pure l’atteggiamento di Crimi che ha ribadito la linea dell’espulsione. “Rischiamo di scomparire”, il timore di diversi pentastellati.
Da qui la necessità di rilanciare M5s, di trasformarlo in una forza moderata, governista e ‘green’ con un ruolo per l’ex presidente del Consiglio Conte che – sottolinea però un ‘big’ M5s – deve fare un passo avanti.
Perché alcuni contiani spiegano che l’ex presidente del Consiglio sarebbe frenato anche dai litigi interni al Movimento. Per ora il giurista pugliese è tornato in cattedra, dal 1 marzo vestirà i panni del docente.”
Tutto molto interessante soprattutto se consideriamo che le amministrative si avvicinano sempre di più. Gli scenari che si aprono sono molteplici e lo spazio per l’emersione di nuove forze anti-sistema si sta allargando sempre di più. Con il loro prossimo orientamento, sperando che abbiamo imparato la lezione sulla scarsa qualità dei pasti preconfezionati, la differenza la faranno gli attuali eletti nelle amministrazioni locali, gli attivisti ed ex attivisti che sono rimasti allineati ai valori di quel movimento popolare che ha saputo trascinare le masse. È sempre più probabile una ridefinizione degli spazi politici che rispecchieranno quelli che vediamo a livello nazionale. Un centrosinistra che avrà definitivamente inglobato l’area governata dell’attuale M5s e un’area di centrodestra compatta. Un’apparente polarizzazione che, ricordando gli assetti parlamentari e proiettata sui territori analizzata meglio, ma non difficile capire una cosa molto semplice: la democrazia, se ancora ce n’è una, è in forte pericolo.