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Trump sull’altalena dei sondaggi, sconfitta certa o trionfo? \\ Sette+ in compresse 30/10/2020

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Trump Sull’altalena Dei Sondaggi, Sconfitta Certa O Trionfo? \\ Sette+ In Compresse 30/10/2020
Da mesi ormai tutti i principali sondaggisti americani (gli stessi che nel 2016 erano pronti a giurare sulla vittoria a valanga di Hillary Clinton), danno Trump per spacciato, indietro di 10 o 15 punti sullo sfidante democratico Joe Biden. Ma negli ultimi tempi il vantaggio nei sondaggi ha iniziato ad assottigliarsi ed alcuni analisti sostengono che tra gli americani l’attuale presidente sia ben più popolare dello sfidante.

Da mesi ormai tutti i principali sondaggisti americani (gli stessi che nel 2016 erano pronti a giurare sulla vittoria a valanga di Hillary Clinton), danno Trump per spacciato, indietro di 10 o 15 punti sullo sfidante democratico Joe Biden. Ma negli ultimi tempi il vantaggio nei sondaggi ha iniziato ad assottigliarsi ed alcuni analisti sostengono che tra gli americani l’attuale presidente sia ben più popolare dello sfidante. Usando un modello di analisi che gli ha consentito di indovinare quasi sempre i risultati elettorali il Professor Helmut Norpoth, docente di Scienze Politiche alla Stony Brook University è arrivato alla conclusione che non solo Trump vincerà le elezioni, ma che lo farà con un margine amplissimo. Insomma alcuni prevedono una debacle, anzi un trionfo. Come andrà a finire lo sapremo, forse, tra qualche giorno. Sempre che la vittoria, dell’uno o dell’altro candidato, non sia di misura e non si chieda il riconteggio dei voti per posta.

Più che per perdente, i sondaggi danno Trump per spacciato, o meglio, sarebbe più corretto dire lo davano. Sembra infatti che nell’ultimo periodo il Presidente Usa abbia recuperato parte del consenso perso tra l’elettorato americano. A fine giugno, quando ancora non era certo chi sarebbe stato lo sfidante, Emerson Polling dava l’attuale inquilino della Casa Bianca perdente contro qualsiasi candidato; 10 punti sotto Biden e Sanders,  6 sotto le senatrici Elizabeth Warren e Kamala Harris e 4 punti sotto Pete Buttigieg, il sindaco dell’Indiana, gay dichiarato.

A fine luglio i sondaggi condotti da ABC e Washington Post affermavano che il distacco di Joe Biden sul tycoon fosse salito a  ben il 15%, preannunciando per i repubblicani una sconfitta storica. Con la fine dell’estate però il vantaggio di Biden nei sondaggi ha iniziato ad assottigliarsi e secondo Morning Consult, che ha effettuato il rilevamento tra il 28 e il 30 agosto, all’indomani della conclusione della convention repubblicana, “the Donald” era sotto di 10 punti.

Ma a pochi giorni dal voto si è ridotto da 10 a 7 punti percentuali il vantaggio dello sfidante democratico nella media dei sondaggi nazionali, calcolata da RealClearPolitics che dà l’attuale presidente Usa al 43,2% e il rivale democratico al 50,5%. E molti tra coloro che davano Trump per spacciato iniziano a fare retromarcia sostenendo che la partita sia ancora aperta. Ma se i sondaggisti, che negli ultimi anni non sono riusciti ad azzeccare una previsione neppure per sbaglio, continuano ad assegnare al candidato democratico un vantaggio sostanziale ci sono alcuni analisti, guru ed esperti di previsioni che hanno un’idea diversa. E’ il caso del cineasta Michael Moore che già nel 2016 aveva previsto la vittoria di Trump e che ha recentemente esortato i liberali a prepararsi psicologicamente ad una nuova vittoria di Trump. 

Se Moore si basa sulla sua abilità di documentarista, capace di ascoltare la voce profonda dell’America, per fare le sue previsioni, altri giungono alle stesse conclusioni ma con metodi più scientifici. Helmut Norpoth,  docente di Scienze politiche alla Stony Brook University e creatore del ‘Primary Model’, con il quale ha predetto il risultato delle ultime cinque elezioni su sei, non ha dubbi: “Donald Trump sarà riconfermato alla Casa Bianca con un margine di 186 voti elettorali. Una vittoria schiacciante

Tra pochissimi giorni sapremo se questa volta gli istituti di sondaggi hanno indovinato le previsioni o se le urne sono destinate a dare l’ennesimo colpo alla credibilità dei loro dati; di sicuro però in caso di una vittoria dell’uno o dell’altro candidato sul filo di lana, e con 60 milioni di voti arrivati per posta, e dunque poco controllabili, il rischio di uno scontro frontale tra i due opposti elettorati, con reciproche accuse di brogli, appare quanto mai concreto. Uno scenario che sarebbe rischioso per un Paese diviso e polarizzato come sono oggi gli Stati Uniti d’America.

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